
Resta di fatto drammatica la situazione dei profughi scappati dalla forte crisi in Venezuela, con crisi che dilagano attorno, in tutta l’area. «Il passaggio di queste persone, destabilizza Paesi che già hanno problemi, si evidenziano problemi di xenofobia e sfruttamento», denuncia il giornalista Bruno Desidera. Disperazione in fuga e sfruttamento in casa. «In questo momento inoltre, il Venezuela è divenuto terra da depredare, con uno “sfruttamento intensivo e illegale dell’area del cosiddetto ‘Arco Minero dell’Orinoco’, ricco di immensi giacimenti d’oro, soprattutto, ma anche di diamanti, coltan, bauxite e altri metalli».
Dopo la decisione del governo di Quito di chiudere le frontiere tra Colombia e Ecuador, la pressione migratoria in uscita sta creando una vera e propria polveriera che rischia di esplodere, specialmente in Colombia, dove già ci sono più di un milione di venezuelani che vorrebbero passare in Ecuador e proseguire verso Sud, per altri paese latino-americani. Sulla fuga di così tante persone si vanno intanto intrecciando interpretazioni sempre più articolate, oltre lo scontato colpevole del governo Maduro, e che assegnano gravi responsabilità anche alla politica della Casa Bianca e al cinismo di Trump. A proposito, qualcuno ha più avuto notizie dell’autoproclamato presidente venezuelano a targa Usa, Juan Guaidó?
Alla settantaquattresima Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, la vicepresidente del Venezuela, Delcy Rodríguez. «Tra il 2015 ed il 2019 gli Usa hanno “imposto più di 350 misure coercitive. “Terrorismo economico” made in USA, che ha provocato perdite per “130.000 milioni di dollari». «Terrorismo di Stato non più utilizzando bombe ma misure applicate utilizzando il dollaro”. Azioni che contemplano l’appropriazione illecita e indebita di tutti gli attivi e le ricchezze possedute dal Paese all’estero, ed un embargo finanziario e commerciale totale». Nel frattempo, una decina di giorni fa, si sono interrotti i negoziati Usa con il governo Maduro, che avevano avuto inizio nel luglio scorso nelle isole Barbados.
Amnesty International sulla risoluzione dal Consiglio Onu dei diritti umani per indagare sulle gravi violazioni dei diritti umani e sui crimini di diritto internazionale in Venezuela. «La Missione dovrà esaminare il più ampio contesto in cui i diritti essenziali come quelli al cibo, all’acqua e alla salute sono diventati un lusso fuori dalla portata della maggior parte della popolazione. La risoluzione risponde alle richieste di accertamento delle responsabilità anche di altri Stati della regione» (e più a nord). «Le colpe di Maduro e le minacce degli USA». Un funzionario delle Nazioni Unite che lavora con i rifugiati venezuelani, bolla il governo Maduro, di “populismo, demagogia, inettitudine e corruzione”.
«Va però anche detto – ha aggiunto il funzionario ONU – che una parte consistente, se non prevalente, delle colpe per tutto questo vadano assegnate alle strozzature economiche e ai veri e propri atti di sabotaggio messi in atto da Washington. Non solo ora che c’è Trump – sottolinea – la tradizione della politica estera USA in America Latina (“Il giardino di casa degli Stati Uniti”) grava ancora oggi sulle vicende venezuelane». Chi fugge non sa nulla della ‘giostra’ geopolitica in atto. «Esasperare la popolazione per ridurla letteralmente alla fame per renderla pronta a cambi di rotta politica con “uomini nuovi”. Rendendo la gente incapace di distinguere tra le reali e pesantissime colpe dei gruppo dirigente venezuelano, guidato da Maduro, dai tentativi di destabilizzazione eterodiretti».