
L’indagine del ministro Usa William Barr sulle origini del Russiagate che lo ha portato a Roma a incontrare i Servizi segreti italiani, è diventata un’inchiesta penale. Dura reazione dei dem Usa che conducono l’indagine di impeachment. «Profonde preoccupazioni che il Dipartimento di Giustizia sotto l’attorney general Barr sia diventato un veicolo per la vendetta politica del presidente Trump».
’Russigate’ quale? La Casa Bianca al contrattacco contro i due «gate» che minacciano la sopravvivenza politica di Trump: il Russiagate e il Kievgate. ‘Russiagate 1’: l’indagine dell’Fbi sulle interferenze di Mosca per favorire la vittoria di Trump nel 2016, conclusa senza richiesta formale di impeachment, ma senza assoluzione per il presidente. Il procuratore speciale Robert Mueller non ha raccolto «prove sufficienti» per dimostrare la collusione tra Trump e i russi, ma non ha nemmeno escluso che il presidente abbia ostacolato il corso della giustizia, anzi. Ora il ‘Kievgate’. La telefonata di Trump al presidente ucraino Zelensky per danneggiare il candidato democratico Biden. Una richiesta avanzata sotto ricatto: l’amministrazione Trump potrebbe aver bloccato non solo gli aiuti militari all’Ucraina ma anche i privilegi commerciali, si apprende oggi dai media Usa. ‘Stile Trump’ per danneggiare i principali avversari politici e ottenere tornaconti personali. Dalla nebbie russe ai più pericolosi geli baltici, con qualche rischio di polmonite in più.
La procedura di messa in stato d’accusa del presidente è stata avviata un mese fa dai democratici alla Camera. ‘Stile Trump’ anche nella difesa, che è sempre contrattacco. La ‘Contro Russiagate’.. Contro inchiesta guidata dal ministro di Giustizia statunitense William Barr in plateali interessi di parte in atti d’ufficio. Inchiesta penale ora, a indagare che indagava. Da dove era partita l’indagine dell’Fbi sulle presunte collusioni tra Trump e il Cremlino durante le presidenziali del 2016. Tu accusi me io indago te, giustizia manganello che non onora gli Stati Uniti. Con l’Italia che ora risulta coinvolta. A Roma, secondo la Casa Bianca e quanto scrive il Corriere della Sera, sarebbero custodite le prove del presunto complotto anti-Trump. Ministri e procuratori a «Cercare prove a sostegno della tesi di Trump, vittima di una cospirazione per impedirgli di vincere la presidenza», scrive il New York Times. Un complotto orchestrato dall’incubo Obama.
Il Corriere della Sera pubblica il testo della lettera, datata 17 giugno, inoltrata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte dall’ambasciatore a Washington Armando Varricchio. Nella lettera si legge: «Verificare il ruolo svolto da personale Usa in servizio in Italia senza voler mettere in discussione l’operato delle autorità italiane e l’eccellente collaborazione». Ieri Fox News, la Tv fiancheggiatrice dell’amministrazione Trump ha rilanciato la notizia secondo cui l’indagine «si è allargata sulla base di nuove prove scoperte durante il recente viaggio di Durham a Roma con il ministro William Barr». In quel viaggio, ricorda l’emittente, i due hanno incontrato i vertici del coordinamento tra i servizi segreti, il Dis, a Ferragosto e il 27 settembre. Dichiarazione del premier Giuseppe Conte al Copasir, la commissione parlamentare sui servizi, l’indagine di Barr riguardava il comportamento dell’intelligence americana – e non di quella italiana – «e i Servizi italiani sono estranei al Russiagate».
La missione romana, secondo fonti Fox di discussa affidabilità, avrebbe fornito “new evidences” sulla trame denunciate da Trump. Prove che fonti d’intelligence italiane smentiscono: «Mai data alcuna prova». Resta di chiarire la strana storia dei due cellulari Blackberry di Joseph Mifsud, il professore maltese presunta spia al centro della vicenda, che sarebbero stati consegnati dagli 007 agli americani. Al di là delle novità che dagli Usa rilanciano, «resta la domanda sul perché Conte ha autorizzato i colloqui tra un’autorità politica e i vertici dei servizi d’intelligence», solleva l’HuffPost. E resta lo scontro politico, con protagonisti gli ex alleati di governo. L’attacco che lo stesso Conte ha rivolto in conferenza stampa all’ex alleato Matteo Salvini dopo l’audizione al Copasir, sui presunti fondi russi per la Lega e gli incontri di Savoini a Mosca, ne è la riprova. Ma questo è il ‘Russiagate’ Made in Italy, tutto ancora da investigare seriamente, Report a parte.