
Umberto De Giovannangeli è un valoroso collega solitamente molto composto anche nell’esprimere i giudizi di politica estera più severi, ma sulla questione curda come sta andandosi a definire nel Rojava, terra che fu di popolazione curda nel nord della Siria, un po’ si lascia trascinare dai sentimenti, tra rabbia e indignazione. Visto che Remocontro condivide, riproponiamo sottolineando.
Progetto turco con qualche avallo attorno ed un mare di guai in prospettiva. Stanziare 3,5 milioni di persone in un’area di 32 km per 450. Un mondo di disperati fuggiti dai mille pezzi della guerra siriana, innestato a forza nel Rojava, fu terra curda nel nord tra Siria e Turchia. «Cancellata la demografia, la società, la cultura di quei luoghi. Sintesi della capitolazione della comunità internazionale e delle sue istanze rappresentative sul fronte siriano. Dove a dettar legge sono i contraenti del “patto di Sochi”: il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, e il suo omologo turco Recep Tayyp Erdogan».
Putin che sarà garante della spartizione dei pozzi petroliferi del Rojava con Bashar al-Assad e l’alleato iraniano. Ora veniamo a sapere che il presidente siriano “sostiene pienamente” i risultati dell’incontro tra Putin ed Erdogan a Sochi. Così sostiene il portavoce del presidente russo, Dmitry Peskov. Sempre da Peskov, veniamo a sapere che da subito vedremo guardie di frontiera siriane di pattuglia insieme alla polizia militare russa sul confine tra Siria e Turchia. Partita di sovranità intrecciate (chi controlla chi, e chi garantisce cosa), decisamente complessa e confusa.
Putin che indica come ‘principale priorità’ «restaurare l’integrità territoriale della Siria». E Damasco che accetta di riprendere il controllo del nord del Paese a mazzadria con Mosca, che funge da garante per Ankara rispetto alle mosse del presidente Bashar al -Assad. Ripasso storico De Giovannangeli: «La prosecuzione dell’accordo di Adana, con cui il padre di Bashar, Hafez, nel 1998 si impegnò a impedire attacchi dei curdi del Pkk alla Turchia dal proprio territorio (Ypg è considerata l’ala siriana del Pkk)».
A partire dalle 12 di oggi militari russi e siriani controlleranno l’effettivo abbandono della safe zone da parte dei miliziani Ypg, entro 150 ore al di fuori dalla suddetta area, destinata a rimanere sotto il controllo di Ankara. Mosca si è impegnata a garantire l’abbandono totale dei miliziani Ypg della città di Tal Rifat, ma soprattutto di Manbij. Pattugliamenti congiunti Russia-Turchia sono previsti per una profondità di 10 km, lungo tutto il confine turco, con esclusione della città di Qamishli. Il già descritto sradicamento dei curdi e la loro sostituzione forzata coi profughi siriani.
27 miliardi di dollari per costruire villaggi, moschee, ospedali e scuole in una mastodontica manipolazione demografica, con milioni di profughi costretti a tornare nella terra da cui sono fuggiti perché perseguitati dal regime di Assad, e centinaia di migliaia di curdi sparsi non si sa dove. «L’arabizzazione del Rojava. E’ la disintegrazione di un modello, oltre che di un territorio, Le conseguenze dell’accordo si sono già viste a Ginevra: un uomo di etnia curda si è dato fuoco di fronte alla sede dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati(Unhcr)».
Sempre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha gioco facile a nascondere i peccati russi con le vergogne Usa. «Gli Stati Uniti sono stati gli alleati più stretti dei curdi. Ma li hanno abbandonati, li hanno traditi e ora preferiscono mantenere i curdi al confine. Li costringono a combattere i turchi». Ed è “ovvio” che, se i curdi non si ritireranno dalla cosiddetta zona sicura al confine, le guardie di frontiera siriane e la polizia militare russa dovrebbero lasciare l’area e, «In questo caso, i restanti gruppi curdi, ha affermato, verrebbero ‘annientati’ dall’esercito turco».
Festeggia e si attribuisce meriti anche Donald Trump in campagna elettorale da rielezione. Trump ha definito un “grande successo” la creazione di una zona di sicurezza in Siria”. Un po’ più grossolana l’affermazione secondi cui «I curdi sono al sicuro e hanno lavorato molto bene con noi». E ‘al sicuro’ sarebbero anche i prigionieri dell’Isis catturati. «Ci aspettiamo che la Turchia rispetti i suoi impegni riguardo all’Isis». Ennesima rivisitazione della schieramento militare Usa (non graditi in Iraq), «Un piccolo numero di soldati Usa resterà in Siria nell’area dove c’è il petrolio e si deciderà in futuro cosa fare col petrolio», ha poi aggiunto.
FINITA LA GUERRA DI ERDOGAN IN SIRIA ORA LA «PAX DI PUTIN»https://www.remocontro.it/2019/10/23/putin-erdogan-ridotta-a-%c2%bc-la-fascia-di-siria-smilitarizzata-dai-curdi/”Non c’è necessita di nuove operazioni contro i combattenti curdi”, dichiara il ministro della Difesa di Ankara. “Assad riprenderà il controllo del nord e il Cremlino sarà il garante”.