Conte, spie di casa e «Russiagate», mentre Salvini su Moscopoli…

Conte capo delle spie, dal Russiagate a Moscopoli

Un Conte leader versione voce grossa ancora abbastanza inedito. Sul Russiagate quanto scritto e detto, «Falso, falso, falso». Conte al Copasir, la commissione interparlamentare di controllo sui servizi segreti, riunione secretata e poi la conferenza stampa che svela la parte ‘politica’.

  • Falso dire che la richiesta americana di uno scambio di informazioni sia stata fatta in agosto durante la crisi di governo, perché “la richiesta risale a giugno” spiega il presidente del Consiglio.
  • Falso dire che il tweet del presidente Trump sia collegato al caso Barr. “Trump non mi ha mai parlato di quest’inchiesta” ed è riferimento al celebre elogio del presidente Usa a ‘Giuseppi’.
  • Falso anche l’incontro con Barr. “Io non ho mai interloquito con Barr, né per telefono, né per iscritto, ho accolto la richiesta per chiarire che non avevamo elementi di coinvolgimento nel caso”.

Flop Copasir e mondo dei segreti

Dopo l’audizione al Copasir, Conte contesta  dunque le ricostruzioni sugli incontri fra il ministro Usa e gli 007 italiani. Ricostruzioni giornalistiche ma soprattutto politiche. E i sassolini che decide di togliersi dalla scarpe sono più di uno. Conte vuole chiudere il «caso Barr», e fare chiarezza sugli incontri fra il ministro della giustizia americano «venuto in Italia per conto dell’Fbi, sottolinea il premier italiano, a caccia di prove su presunte collaborazioni fra 007 Usa e altri servizi segreti al Russiagate, che Trump considera una cospirazione». Per questo chiede informazioni, rivela Conte, sull’attività degli 007 italiani nel 2016 (altra presidenza del consiglio, e voler cercare malizia).

Salvini e Savoini in Russia

Paranoie presidenziali Usa

Al centro della vicenda e dei mille sospetti Usa (democratici contro Trump e viceversa), il professore maltese Joseph Mifsud, collaboratore di George Papadopoulos, consigliere della campagna presidenziale di Trump. Per Trump Mifsud, professore a Roma, era in realtà un agente provocatore che voleva incastrarlo dimostrando lo zampino di Mosca nella sua elezione. Un «complotto» in cui settori dell’intelligence Usa avrebbero coinvolto colleghi in Inghilterra, Australia e magari anche in Italia? Perché Mifsud è transitato a Roma, alla Link Campus University dell’ormai attempato ex ministro dc Vincenzo Scotti, presidente dell’università.

Nulla sacciu, nulla vidi

Il premier ha autorizzato gli incontri irrituali fra il ministro Usa e i nostri agenti segreti, il burocratico Dis, finendo per apparire troppo accondiscendente con l’amico americano («Ma con un rifiuto agli Usa avremmo arrecato un danno alla nostra intelligence). Il premier vuole allontanare il sospetto di compiacenza verso il presidente Usa che lo ha chiamato affettuosamente «Giuseppi», sottolinea Maria Teresa Accardo sul Manifesto. «Trump non mi ha mai parlato di questa inchiesta». Dunque Barr viene in Italia per verificare le mosse di «agenti americani di stanza a Roma che hanno operato su territorio italiano». «Ci poteva essere l’eventualità che avessero operato con i nostri servizi. Ma abbiamo verificato ed effettuato riscontri documentali nei nostri archivi».

Conte, chiarito il Russiagate ora Moscopoli?

Sassolini e sassoloni nelle scarpe. Il presidente del Consiglio ribadisce più volte di aver voluto incontrare di sua volontà il Copasir, al quale semestralmente deve riferire in quanto responsabile dell’intelligence. Poi però vuole rendere pubblica, entro i limiti consentiti (l’audizione è coperta dal segreto di stato) la sua scelta di trasparenza, sulla quale insiste a più riprese, a differenza della vicenda Metropol. «La verità che Salvini mi ha chiesto l’ho riferita. Io ho chiarito, mi sorprende come Salvini non avverta la responsabilità di chiarire che cosa ci faceva con Savoini in incontri riservati da ministro dell’Interno a Mosca con le massime autorità russe».

AVEVAMO DETTO

POI, LA LEGA FU

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro