Israele post Kippur, ri-Netanyahu tra governo e incriminazione

Yom Kippur ebraico e pudore israeliano

20 giorni dall’incarico formare un nuovo governo e primo interrogatori per l’inchiesta in cui è accasato di corruzione, ma Netanyahu era scomparso, silenzio stampa planetario a favorire qualsiasi possibile sospetto. Governo si governo no, inquisito si inquisito no, verso il ‘dopo Natanyahu’ o terze elezioni anticipate in un anno?

O me o nessuno, ma è paura

(ANSAmed) – Mentre prosegue lo stallo sulla formazione del nuovo governo, il premier incaricato Benyamin Netanyahu ha chiesto ai parlamentari del blocco che lo sostiene (55 deputati) di firmare un impegno a non unirsi ad una eventuale coalizione guidata dal leader Benny Gantz di Blu-Bianco che possa contare sul voto dei partiti arabi. L’impegno scritto stabilisce che i partiti attualmente alleati di Netanyahu (dalla destra a quelli religiosi) in nessuna circostanza possano aggregarsi ad una coalizione di minoranza guidata da Gantz.

La mossa – secondo analisti – mira ad evitare che se Netanyahu fallisce nell’incarico e che se questo viene dato a Gantz, il leader centrista non possa formare a sua volta una maggioranza. All’attuale premier resta ancora una settimana delle quattro assegnategli dal presidente Rivlin per formare il governo a meno che questi non gli dia altre due settimane, come previsto dalla norma. Due deputati di ‘Nuova destra’ Ayelet Shaked e Naftali Bennett hanno rifiutato di sottoscrivere l’impegno ma hanno ribadito fedeltà a Netanyahu.

A una settimana nessun governo in vista

Una sola settimana dalla fine dei 28 giorni previsti, è nessun governo in vista. I partiti avversi che continuano a ribadire le rispettive posizioni, mentre da giorni non risultano neppure riunioni, negoziazioni e trattative. Blu&Bianco -lettura conservatrice dello Jerusamlem Post- spera di smontare il Likud e una parte del blocco di destra, mentre il Likud spera che i Laburisti di Amir Peretz accettino all’ultimo minuto di entrare nella coalizione, contrattanto intanto anche con  Lieberman.

Se poi tocca a Gants

Secondo gli analisti politici, il presidente Rivlin non concederà a Netanyahu la proroga di 14 giorni consentita dalla legge, preferendo passare la mano a Gantz. Quesito irrisolto, perché, nonostante l’evidente impasse, Netanyahu non accenna a restituire il mandato al presidente e continua a prendere tempo? Sorprese politiche o scadenze giudiziarie? Secondo gli osservatori, è chiaro che nessun governo potrà essere formato alle condizioni poste da Netanyahu e dal Likud. Anzi, detta più brutalmente, nessuno ormai accetta di far parte di un governo con Natanyahu.

Con tutti ma non con Bibi

La destra attribuisce il comportamento di Netanyahu al timore che Gantz possa formare un governo di minoranza se Israel Beytenu di Liberman dovesse astenersi o non presenziare al voto sulla fiducia al nuovo. Nel frattempo, la strategia di Blu&Bianco – una volta che il suo leader ricevesse l’incarico – è quella di esercitare una forte pressione sui parlamentari che figurano in coda nella lista del Likud, dicendo loro che potrebbero non entrare affatto nella prossima Knesset nel caso si andasse a una terza tornata elettorale, con un partito screditato a scendere (da 35 a 32, e futuro peggio).

Il fronte giudiziario

Altro decisivo fattore prossimo futuro, la decisione del procuratore generale Avichai Mandelblit sulle sue eventuali incriminazioni. La decisione di Mandelblit dovrebbe arrivare a metà novembre. Verosimilmente Gantz preferisce aspettare la notizia dell’incriminazione formale di Netanyahu – ammesso che venga incriminato – perché ritiene che a quel punto fra i parlamentari del Likud si smuoverebbero le acque, permettendo a Blu&Bianco di formare una coalizione con loro senza venir meno alla promessa di non entrare in un governo con Netanyahu sotto incriminazione. Decisione giudiziaria di rilevante portata politica istituzionale. L’eventuale archiviazione dell’accusa vista come una possibilità per la formazione di un governo di unità nazionale. Forse, se, ma.

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