
L’Obolo di San Pietro per affari immobiliari loschi a Londra? Grolux limited, il nome del nuovo scandalo che coinvolge le finanze vaticane. A rovesciare la storia, questa volta è stato proprio IOR, la banca vaticana mille volte sospettate e coinvolta in affari ‘non chiari’ se non addirittura loschi, a fare la denuncia. Sotto accusa l’Aif, l’autorità che doveva vigilare. E dall’ Espresso veniamo a sapere che tra gli indagati (con divieto di ingresso in Vaticano) il direttore Tommaso Di Ruzza (genero dell’ex governatore di Banca d’Italia Antonio Fazio) mentre risultano sospettati importanti prelati. La storiaccia di un investimento immobiliare da 100 milioni per comprare una prestigiosa proprietà a Londra.
Nel mirino, operazioni finanziarie milionarie apparentemente irregolari effettuate da alcuni uffici della Segreteria di Stato. «Coinvolti -ci dice subito Gaetano Fittipalsi- non solo laici e contabili, ma anche monsignori e –qualcuno dice– potenti cardinali». Papa Francesco avvertito all’inizio d’estate dai vertici Ior di possibili, giganteschi crimini finanziari avvenuti negli ultimi anni. Bergoglio ha ordinato un’indagine severissima, e adesso i primi clamorosi risultati.
Sequestri di documenti riservati, di pc e computer anche negli uffici più ‘alti’. Poi il ‘Corpo della Gendarmeria’ ha emesso una disposizione di servizio alle Guardie Svizzere che controllano la sicurezza e gli accessi, che cinque persone da stamattina sono state ‘sospese cautelativamente dal servizio’. «Si tratta di due dirigenti apicali degli uffici della Segreteria, Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, di una addetta all’amministrazione, Caterina Sansone, e soprattutto di due pezzi da novanta del Vaticano. Cioè monsignor Mauro Carlino, da poche settimane capo dell’Ufficio informazione e Documentazione dell’organismo che ha sede nel Palazzo Apostolico, e il direttore dell’Aif Tommaso Di Ruzza».
Maria Antonietta Calabrò sull’HuffPost segnala le inquietudini interne che scuotono il Vaticano. Investimento sospetti, la cifre enormi e i tempi del malaffare, partiti nel 2011, quando era sostituto della Segreteria di Stato l’attuale cardinale Angelo Becciu, sino al 2019. i reati ipotizzati sarebbero avvenuti nel corso del 2019, quando di fatto il Vaticano diventa proprietario degli immobili di pregio. Inchiesta giudiziaria aperta, ma l’Osservatore Romano si schiera contro la gogna mediatica cui ieri sarebbero stati sottoposti gli indagati dopo la pubblicazione del divieto di ingresso in Vaticano con le loro foto segnaletiche.
Gli investimenti finanziari nella Segreteria di Stato, settore strategico per le finanze vaticane, e assieme delicatissimo sul fronte religioso morale ed etico. L’Obolo di San Pietro, le offerte di beneficenza che ogni anno arrivano dai fedeli di tutto il mondo al pontefice per opere di carità verso i più deboli e bisognosi. Le speculazioni immobiliari (per giusta sbagliate) non sono comprese. Gli uffici nel mirino della magistratura erano guidati da monsignor Angelo Becciu, «uno degli uomini più influenti della curia e da sempre stimato da papa Francesco. Che teme che i vecchi vizi di pezzi della curia e di laici infedeli possano terremotare ancora una volta il suo difficile pontificato».
Gli investigatori vaticani stanno indagando sulle operazioni finanziarie avvenute tra Roma, Londra e il Lussemburgo negli ultimi otto anni. Proprio nel Granducato, tra il 2011 e il 2012 la Segreteria di Stato (erano i tempi di Benedetto XVI, e a Palazzo Apostolico comandavano Tarcisio Bertone e l’allora sostituto agli Affari generali Becciu) aveva infatti deciso di fare affari con Raffaele Mincione. Non un imprenditore qualsiasi, ma un finanziere italo-londinese assai noto alle cronache. E’ lui che, attraverso fondi d’investimento controllati in Italia, Russia, Malta e Jersey, da qualche mese sta provando a scalare Banca Carige (la cassa di risparmio di Genova), di cui è arrivato a possedere il 7 per cento delle azioni.
Papa Francesco, alle prese con una successione di scandali che coinvolgono il chiuso mondo Vaticano, cerca aiuto fuori dalle mura Leonine e nomina nomina Giuseppe Pignatone, ex procuratore capo di Roma ora in pensione, a capo del Tribunale vaticano. Pignatone prende il posto di Giuseppe Dalla Torre. Un riconoscimento al rigore del magistrato siciliano, assieme alla sua lunga esperienza nel contrasto al malaffare e alla mafia. Segnale forte da parte di Papa Francesco. La notizia della nomina di Pignatone, non a caso arriva all’indomani delle perquisizioni eseguite martedì negli uffici della Segreteria di Stato e dell’Autorità di informazione finanziaria che avrebbe dovuto vigilare.