Musulmani bosniaci la Nato e l’Ue, oltre Dayton contro serbi e croati?

Stranka Demokratske Akcije

Partito di Azione Democratica, la creatura politica di Alija Izetbegovic nel 1990, allora voce della popolazione bosniaco-musulmana, maggioranza non strabordante nell’ultimo censimento jugoslavo. Serbi e croati molto presenti in ruoli decisivi nella Sarajevo capitale multiculturale, oggi minoranze infime rimaste nel dopo guerra a favore della componente musulmana che ha deciso di identificarsi col nome di ‘Bosniacchi’, antichi popoli di quelle terre. Pulizia etnica a mano armato a stragi nella Bosnia in guerra, pulizia etnica politica nel dopoguerra a disattenzione e complicità internazionale.

La bascarsija di Sarajevo

Musulmani a congresso

L’evento raccontato da Luca Susic su Analisi Mondo, è stato ovviamente seguito con grande interesse anche dalle altre formazioni politiche analogamente etniche della Bosnia Erzegovina. Passaggio chiave, la Dichiarazione Programmatica e la Risoluzione dell’SDA. Due documenti che vorrebbero un nuovo corso politico, quello voluto dal loro partito, ma che dovrebbe modificare radicalmente le attuali basi amministrative e organizzative dello Stato, oggettivamente folli, per accelerarne l’ingresso nella Nato e nella Ue. Ma le altre ‘entità’ statali e i popoli fondanti serbi e croati della BiH?

Applausi di parte

Liturgia scontata attorno ai buoni propositi europeistici, meno scontata sulla Nato, di fatto occasione di ulteriore scontro con una delle altre componenti del ‘puzle Bosnia’. La questione della Srbska Republika di Banja Luka, ad esempio, e la lettura stessa della storia. La proposta i adottare una legge che proibisca la negazione del “genocidio” (implicito riferimento ai fatti di Srebrenica che i serbi invece definiscono “massacro”) e che salvaguardi “la verità sull’aggressione contro la Bosnia Erzegovina del 1992-1995”. Argomenti estremamente divisivi tra le diverse entità, in quanto, osserva Susic, «cristallizzando per legge la storia recente del paese, i serbi e i croati si troverebbero quasi certamente dal lato ‘sbagliato’».

Bosgnacchi oltre Dayton

C’è anche la proposta di difendere gli “interessi dei bosgnacchi nei paesi confinanti”, di supportare istituzioni e ONG che si occupano di custodire tradizione, cultura e identità della popolazione bosniaco-musulmana, salvo poi affermare «un’unica identità bosniaca», fermo restando le singole etnie. Ma la vera rivoluzione/provocazione è nella Dichiarazione Programmatica. ‘Reintegracija Bosne i Hercegovine’, auspica, senza giri di parole, l’abolizione degli Accordi di Dayton, ritenuti il modo con cui gli ‘aggressori’ sono riusciti ad ottenere numerosi strumenti per bloccare e ostacolare il funzionamento dello Stato.

Nuova mappa di Bosnia e Sarajevo

L’SDA si scaglia contro le forze politiche che cercano di ottenere “ulteriori divisioni”, chiaro riferimento alla componente croata che chiede la creazione di una propria entità separata dalla ‘Federazione’ croato musulmana’ attuale. La nuova BiH di lettura ‘bosgnacca’ è immaginata con Sarajevo come centro politico amministrativo, culturale ed economico di tutto il paese, ipotesi non facile da far accettare a croati e serbi che attualmente sono ridotti ad un’esigua minoranza della popolazione cittadina (nel 1991 rappresentavano circa il 35% degli abitanti), oltre all’impegno a ‘riannettere’ le zone della città che in seguito alla guerra sono passate sotto l’amministrazione della Srpska Republika.

Ingine, tutti in Ue e Nato

Infine, sbloccare l’ingresso in Ue e Nato, «scelte fondamentali a garantire il supporto necessario a contrastare qualsiasi spinta centrifuga proveniente dalle comunità croata e, soprattutto, serba». Col Kosovo, la Nato a Belgrado ha già dato molto. Reazione immediata di Milorad Dodik, rappresentante serbo nella presidenza tripartita, “dichiarazione anticostituzionale” ‘, contro gli altri popoli costitutivi [della BiH] come i Serbi e i Croati. Accusa politica a Bakir Izetbegovic di voler continuare il piano teorizzato da suo padre Alija, ossia la creazione di uno stato per soli musulmani. Opposizione da parte del Consiglio Nazionale Croato della Bosnia Erzegovina. Zagabria per ora tace, Belgrado prudente.

Oltre Dayton con chi o contro chi?

Gli accordi di Dayton, la folle costituzione decisa per uscire dalla guerra, miglioramenti su cui cercare un accordo, ma non un attacco frontale a proprio esclusivo vantaggio. L’SDA, il partito più forte della comunità etnicamente più numerosa del paese, quella islamica, si considera il movimento più danneggiato dall’attuale equilibrio in cui la ripartizione delle cariche avviene equamente e indipendentemente dal reale peso delle etnie. Ovvio il No di serbi e croati alla rinuncia allo ‘status quo’. «In aggiunta -considera Luca Susic- la vicinanza tra l’SDA e la Comunità Islamica confermata anche dallo stesso documento, difficilmente può trovare l’appoggio dei cristiani o dei non praticanti».

Bosnia musulmana dell’SDA

Il Partito degli Izetbegovic, musulmano e per i musulmani, si propone di essere il garante di tutti i bosgnacchi residenti nei paesi confinanti e intende promuovere a tutti i livelli una lingua ‘bosniaca’ separata dal croato e dal serbo. Caccia ad antiche parole turche desuete da decenni. Lotta alle tesi secondo cui i bosniaci-musulmani sarebbero radicali (il fenomeno foreign fighters e militante Isis ben note), anche se poi finisce per ammettere un problema di estremismo interno quando si richiama alla promozione di un Islam ‘moderato e autoctono’, diverso dall’influenza wahabita e salafita che viene indirettamente ammessa.

Nato tra bamosie e saggezza

La Nato già da tempo coinvolta direttamente in Bosnia, ed errori del passato sotto silenzio. Esempio la ‘legione araba’ di soccorso militare con la quasi certa presenza di Bin Laden, accompagnata nel cuore dell’Europa. O i quattro anni di impotenza ‘aiutata’ dei Caschi Blu Onu a favorire la trasformazione della Nato da Alleanza atlantica a Sceriffo occidentale. A quasi 25 anni dalla fine del conflitto, ogni equilibrio in BiH resta fragile e precario, col rischio di andare a coinvolgere nuovamente Croazia e Serbia. Nonostante l’SDA sia ‘membro osservatore del Partito Popolare Europeo’ (anche Fidesz di Orban lo è), ma con forti legami con paesi islamici che dichiarano interessi ben diversi da quelli europei.

Tags: Bosnia
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