
L’arringa di Greta ai Grandi, «Avete rubato i nostri sogni». Onu sul clima poche e generiche promesse. Arriva a sorpresa il negazionista Trump, ma non parla. La «svolta» della Russia: adesione in ritardo a Cop21
«Se non cambiamo con urgenza il nostro stile di vita, mettiamo a rischio la nostra vita stessa. Io non ci sarò, ma i miei nipoti si», la denuncia drammatica del segretario generale dell’Onu, aprendo la 74esima Assemblea Generale dell’Onu, ma i Capi di stato e di governo del Pianeta chiamati a discutere il modo con cui affrontare i cambiamenti climatici non erano moltissimi. Senza nipoti o forse senza percezione dell’ormai prossimo minaccioso futuro climatico che ci attende.
A sorpresa rispetto a quanto annunciato, Donald Trump si è presentato al summit, arrivato dopo il discorso del segretario generale Guterres, è rimasto 15 minuti e non è intervenuto. Ha ascoltato le osservazioni del primo ministro indiano Modi e della cancelliera tedesca Merkel ed è andato via. «Alla fine appena 66 governi, 10 regioni, 102 città, 93 aziende e 12 investitori si sono impegnati per raggiungere le zero emissioni nette di Co2 entro il 2050, obiettivo minimo e vitale per contrastare il cambiamento climatico», annota Marina Catucci.
Nota positiva a sorpresa, l’adesione della Russia all’accordo di Parigi. Se Trump non si è espresso, il primo ministro russo Medvedev ha annunciato la ratifica dell’accordo. «La minaccia del cambiamenti climatici – ha detto Medvedev – può compromettere mettere a rischio lo sviluppo di molti settori chiave, come l’agricoltura, e, soprattutto, la sicurezza della nostra gente che vive sul permafrost». Altro segnale di speranza, l’impegno di 68 Paesi (tra i 195 firmatari dell’accordo) a rivedere i piani climatici entro il 2020. 30 Paesi promettono di fermare la costruzione di centrali a carbone dal 2020.
La cancelliera tedesca ha annunciato 60 miliardi di dollari in 10 anni per il passaggio all’energia pulita. Gran Bretagna, Norvegia, Costa Rica e altri 12 paesi promettono di raggiungere emissioni zero entro il 2050. «Per la maggior parte i leader mondiali non hanno preso gli impegni che era necessario prendere oggi a New York» ha commentato il direttore esecutivo di Greenpeace International, Jennifer Morgan. Un segnale di quanto alcuni Paesi sono disposti a fare di fronte all’inazione degli Stati Uniti, responsabili per la maggior parte delle emissioni di gas serra dall’età industriale.
Greta Thunberg, la sedicenne con le treccine diventata simbolo (e bersaglio) della protesta giovanile sul clima. Ai Grandi della terra: «Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote». Thunberg ha citato oltre 30 anni di studi scientifici: «Dite di capire l’urgenza, ma non voglio crederci, perché se davvero state capendo e nonostante ciò continuate a non agire». «Ci state deludendo, ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro tradimento. Gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi. E se scegliete di fallire, io vi dico che non vi perdoneremo mai».
Negazionisti da loro potere breve, contro dati scientifici senza sconti. «Le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici stanno aumentando anziché diminuire». La denuncia dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), nel rapporto Wmo sul clima globale 2015-2019. Il lustro più caldo dall’inizio delle misurazioni. La temperatura media globale è cresciuta dell’1,1% dal periodo preindustriale. Da notare che per aumentare di 0,9 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale ci sono voluti circa 2 secoli. Eppure i segnali ci sono tutti, e da tempo, difficili da negare.