Saudi Arabia superarmata e imbelle, colpita al suo cuore petrolifero

Il Gigante e la formica

Attacco yemenita al petrolio dell’Arabia Saudita: bombardato da 10 droni l’impianto più grande al mondo. I ribelli houthi dello Yemen hanno rivendicato l’attacco contro due importanti installazioni petrolifere dell’Arabia Saudita. Il maggiore impianto per il trattamento del petrolio al mondo dove viene gestita la maggior parte del greggio esportato, e un importante campo di estrazione della Saudi Aramco. Dopo l’attacco, gli impianti sono stati fermati e il Paese ha praticamente dimezzato la produzione petrolifera che perderà 5,7 milioni di barili al giorno.

10 droni e il petrolio non c’è più

La Aramco definisce la ‘oil processing facility’ di Buqyaq come «il più grande impianto di stabilizzazione del petrolio al mondo, capace di lavorare 7 milioni di barili al giorno». L’impianto trasforma il greggio appena estratto in materiale rinominato “sweet” (dolce), che può essere trasportato verso le destinazioni finali di raffinazione. Il campo di estrazione colpito, a 300 chilometri a nord della capitale Riad, è capace di produrre 1 milione di barili al giorno e avrebbe riserve per 20 miliardi di barili, sempre secondo la Aramco.

Pronto soccorso petrolifero

Trump ha autorizzato l’uso delle risorse petrolifere strategiche, «se necessario, in una quantità da determinare, sufficiente a mantenere forniti i mercati». L’annuncio del presidente americano sull’uso delle riserve petrolifere strategiche americane arriva dopo una prima impennata del greggio già sabato sera. I ‘futures’ Usa del greggio sono saliti del 15%, mentre i future della benzina sono aumentati dell’11%, secondo la Cnn, che cita come fonte Refinitiv, fornitore globale di dati di mercato. Il Brent, usato nel mercato petrolifero europeo, è cresciuto del 18%.

Le accuse Usa all’Iran

Il gruppo Houthi allineato all’Iran dello Yemen ha rivendicato da subito kl’attacco di sabato nel cuore dell’industria petrolifera dell’Arabia Saudita, mettendo fuori combattimento più della metà della produzione del Regno. Ma da Washington, prima ancora che i sauditi parlassero, il segretario di StatoMike Pompeo ha accusato l’Iran di essere dietro gli attacchi, escludendo il coinvolgimento yemenita e denunciando Teheran di falsa diplomazia. «Teheran è dietro a quasi 100 attacchi all’Arabia Saudita mentre Rouhani e Zarif fingono di impegnarsi nella diplomazia».

La dura replica di Teheran

«Accuse che non hanno senso, un pretesto per giustificare una rappresaglia contro la repubblica islamica». Amir Ali Hajizadeh, generale minaccioso, che comunque avverte ad evitare tentazioni altrui, «Raggio d’azione dei missili iraniani 2000 chilometri». In serata anche il presidente iraniano Hassan Rohani: «Invece di accusare gli altri Paesi, gli Stati Uniti prendano atto che i problemi di questa regione derivano dalla loro presenza nell’area, ad esempio in Siria, ma anche “supportando l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi e fornendo loro armi e informazioni»

Sauditi superarmati imbelli

La superarmata Arabia Saudita, rimpinzata a miliardi di armamenti dagli Stati Uniti che subisce un colpo durissimo in casa per mano di una manciata di guerriglieri dallo Yemen. Una importante precisazione del generale Giuseppe Santomartino. «L’Arabia Saudita è effettivamente terzo Paese al mondo per spesa militare assoluta, seconda per import armamenti, e una stratosferica percentuale spesa per la difesa sul Pil (9 % cioè più che doppio rispetto agli USA e Cina !). Ma il Military Strenght Ranking (che valuta 55 fattori capacitivi) le assegna solo il 25^ posto in capacità operative (Turchia 9^, Iran 14^ con spese difesa molto inferiori). Nessun paese ha mai avuto un così ampio disallineamento fra spesa difesa e military capacity»

Condividi:
Altri Articoli
Remocontro