
Come per i terremoti e gli uragani, anche per gli incidenti legati all’energia nucleare esiste una scala di valutazione dell’evento basata sulla pericolosità e sulle eventuali conseguenze. Al settimo livello della scala Ines (il massimo) si collocano Chernobyl (1986) e Fukushima (2011), ma – scendendo progressivamente – si fanno anche altre scoperte, a cominciare dal fatto che il primo incidente censito e valutato al 4° livello dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica avvenne il 21 agosto 1945 a Los Alamos e provocò una vittima. La data è comunque importante, perché Hiroshima fu colpita il 6 agosto. Nel corso dell’evento di Los Alamos invece, per motivi del tutto accidentali, dopo la caduta di un blocchetto di carburo di tungsteno accanto a una sfera di plutonio, si creò una massa critica, ovvero la condizione necessaria per lo sviluppo della reazione a catena: nonostante l’immediato intervento dei tecnici, Harry K. Daghlian fu esposto comunque ad una dose di radiazioni che ne provocò la morte qualche giorno dopo.
L’incidente non aveva tuttavia provocato conseguenze esterne e – benché mortale – rimase ad un livello ritenuto ‘medio’.Diverse furono le conseguenze di altri incidenti appena al livello superiore, il quinto, definito invece ‘incidente con rischio esterno’, quello che riguardarebbe trutti noi se nei dintorni. Uno dei più noti si verificò in Inghilterra nell’ottobre 1957, quando si sviluppò un incendio nell’impianto di Sellafield, sulla riva del mare d’Irlanda nella contea della Cambria. L’alta temperatura in uno dei canali del reattore provocò la combustione della grafite e poiché l’incendio fu spento con acqua si liberò un’imponente nube radioattiva, accompagnata anche dai vapori fuoriusciti dalla centrale, che attraversarono l’Europa settentrionale. A Londra, distante cinquecento chilometri, i valori della radioattività superano di venti volte quelli normali. Poiché tra il 2004 e il 2005 nello stesso impianto si verificò una perdita di materiale radioattivo (incidente classificato al terzo livello) e risultò impossibile la riparazione, l’impianto poi fu chiuso, ma si dovrà attendere il 2115 per il completo smantellamento (ovvero un secolo e mezzo dalla data dell’inaugurazione).
Un altro famoso incidente classificato al quinto livello si verificò negli Stati Uniti nell’impianto di Three Mile Island il 28 marzo 1979. L’origine fu imputata al malfunzionamento dell’impianto di raffreddamento che provocò la fuoriuscita da una valvola di sicurezza di liquido refrigerante surriscaldato sotto forma di vapore: la mancanza del refrigerante – che non fu notata dal personale di controllo in quanto la valvola di sicurezza non era segnalata sui quadri – in breve tempo favorì il surriscaldamento del nocciolo del reattore provocando una pericolosissima fusione parziale. La situazione si risolse dopo ore di tensione quando fu possibile immettere altro refrigerante nei circuiti, ma si dovettero attendere altri giorni fino al cosiddetto ‘arresto freddo’ dell’impianto. Per bonificare l’unita danneggiata dell’impianto furono necessari tredici anni e una spesa di quasi mille miliardi di dollari per smaltire in sicurezza cento tonnellate di materiale radioattivo. Le operazioni si sono concluse, ma monitoraggio e sorveglianza del luogo prima dello smantellamento si protrarranno fino al 2034.
Prima dell’incidente di Chernobyl l’Unione Sovietica era stata teatro di un incidente molto grave a Kyštym nel 1957, evento classificato al sesto livello (il penultimo della scala) verificatosi nel sito nucleare di Majak, dove era riconvertito a scopi militari combustibile proveniente da reattori civili. Fino al 1990, e dunque quattro anni dopo Chernobyl, la maggior parte dei particolari rimase sconosciuta e d’altra parte – poiché nello stabilimento era lavorato plutonio a scopi di militari – la segretezza era quasi assoluta. Ciò nonostante si seppe in seguito che l’area interessata era ampia più di ventimila chilometri quadrati sui quali vivevano quasi trecentomila persone. Il numero delle vittime non fu mai precisato. Altri incidenti al quarto livello si verificarono tuttavia in vari paesi. Nel 1969 in Svizzera si verificò una contaminazione che non provocò vittime; una nel 1977 in Cecoslovacchia e due incidenti avvennero in Francia, rispettivamente nel 1980 e nel 2006.