Turchia con gli Usa ‘blinda’ la Siria e ricatta l’Europa con i migranti

Erdogan-Trump, pace pericolosa

(ANSA) – ANKARA, 8 SET – Sei carri armati turchi hanno oltrepassato il confine nel nordest della Siria dove si sono uniti ai mezzi militari statunitensi per il primo pattugliamento terrestre nella regione a est dell’Eufrate. L’operazione rientra negli accordi tra Washington e Ankara per una safe zone nell’area. Nei giorni scorsi erano iniziati i pattugliamenti aerei congiunti.

Zona cuscinetto turca Usa in Siria

L’esercito turco ufficialmente in territorio siriano con la benedizione Usa. Il ministro della Difesa turco, generale Hulusi Akar, fino al 2018 capo dell’esercito di Ankara. «Abbiamo un accordo in base al quale a partire dall’ 8 settembre partiranno pattugliamenti da effettuare sul campo», ha detto Akar, che ha poi rivelato che le attività di ricognizione degli Usa, tramite elicotteri e droni, sono già iniziate. Intesa tra ‘ritrovati amici’ e un centro operativo congiunto al confine tra Turchia e Siria. Una sottrazione di sovranità siriana in chiave anti curda lungo un’area di 32 chilometri di profondità ed estesa per 450 chilometri lungo tutto il confine turco-siriano a est del Fiume Eufrate fino alla frontiera con l’Iraq. Un’ area da cui il presidente turco Erdogan promette di eliminare le postazioni delle forze curdo-siriane, en qui è lan contraddizione aperta per prossimi guai militari assicurati.

I curdi che hanno vinto l’Isis traditi?

Le Unità di Difesa Popolare (YPG) del Partito Democratico Curdo (PDY) sono da tempo motivo di tensioni e polemiche tra Turchia e Stati Uniti. Alleati decisivi contro lo Stato Islamico per la Coalizione a guida Usa, ma terroristi per Ankara che a suo tempo con Isais aveva trescato (anche con zampino Usa) in chiave anti Assad. Per la Turchia, le eroiche formazioni YPG in Siria, diventa terroristi complici del Partito Curdo dei Lavoratori (PKK) con cui la Turchia è in guerra dal 1984. Nella strategia turca, la ‘safe zone’ diventa indispensabile per separare le milizie curde dal confine nazionale e per avere a disposizione una porzione di territorio siriano in cui trasferire almeno una parte dei profughi siriani rifugiati in territorio turco. Zona cuscinetto turca in casa siriana con avallo Usa, tutti a farsi i vantaggi loro in casa altrui, ed è prossima guerra assicurata. Oltre al ricatto dei migranti.

Rabbia Damasco e porcata migranti

Tre giorni fa la proposta della Turchia di trasferire circa un milione di profughi siriani nella Siria nord-orientale. Proposta-minaccia, ad inverno incombente, disperati a rischio di sopravvivenza, con l’obiettivo di annacquare la presenza curda tra la popolazione. Proposta-minaccia respinta dalle autorità curde e siriane. Altri 350.000 siriani sono già tornati in parti del paese che sono state poste sotto il controllo turco (nel nord, a ovest dell’Eufrate) durante le offensive del 2016 e del 2018. A conferma dei timori politico etnici della mossa turca, un’intervista sui media siriani ripresa da Analisi Difesa, il presidente della regione semi-autonoma curdo-siriana, affermato che le autorità curde sono pronte ad accogliere i siriani fuggiti all’ estero, ma quelli provenienti dalle regioni nord-orientali (cioè coloro che già prima della guerra erano residenti nel Rojava, i territori a maggioranza curda) ma non i siriani originari di altre regioni della Siria.

Invasione turco americana e ricatto

Ovviamente anche Damasco si oppone all’iniziativa di Ankara, colpevole tra l’altro di sostenere i ribelli qaedisti e milizie filo-turche asserragliati nel nord della provincia nord-occidentale di Idlib. E torna la contestazione della presenza illegittima di militari anglo-franco-americani in territorio siriano, la cui presenza, esattamente come quella turca, non è legittimata da alcuna risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ad anticipare interventi europei al Consiglio di Sicurezza Onu, Erdogan parte all’attacco minacciando di riaprire la ‘rotta balcanica’ lasciando che un milione di siriani si dirigano dalla Turchia in Europa se non dovesse venire autorizzata la ‘safe zone’ in Siria che intanto hanno iniziato a farsi. Ricatto in contanti. L’UE che aveva promesso 6 miliardi di euro in cambio di maggiori controlli sui migranti illegali. ‘Finora sono solo tre miliardi’, batte cassa Erdogan. Bugiardo, replica Bruxelles: 5,6 miliardi di euro già pagati e il resto in arrivo. Politica bottega.

Umanitarismi di pura convenienza

La rabbia di Ankara riguarda soprattutto la distribuzione dei soldi. Il governo turco che li voleva gestire direttamente, e l’Unione europea, per motivi di trasparenza e controllo, ha preferito distribuirli tra le organizzazioni non governative e gruppi della società civile. Ankara avrebbe voluto gestire i fondi direttamente”. Ma Erdogan ha aperto il fronte migranti già da questa estate. Torna a crescere la rotta migratoria tra Turchia e Grecia . Al 1 settembre, gli arrivi registrati dalle Nazioni Unite sono 34mila, già oltre i 32mila circa dell’intero 2018 e i 29mila del 2017. Un aumento repentino se si pensa che nel solo mese di agosto sono stati 9.600 circa le persone ad attraversare il confine sia via terra che via mare. «Se a questi si aggiungono quelli entrati seguendo la stessa rotta a luglio (5.800 secondo Unhcr), – spiega Matteo Villa, analista di Ispi e riferisce il Fatto-, registriamo il periodo col più alto numero di arrivi dalla firma dell’accordo tra Unione europea e Turchia». Agli ingenui credere nel caso.

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