BoJo isolato resta solo con Trump, addio del fratello e forse elezioni

Il Johnson saggio rompe con Boris

Frattura nella dinastia dei Johnson. Jo, parlamentare conservatore, il fratello del premier Boris e fino ad oggi sottosegretario allo Sviluppo economico, si è clamorosamente dimesso dal suo incarico di governo. La ragione nel tweet in cui ha annunciato la decisione. «È stato un onore rappresentare la circoscrizione di Orpington per 9 anni e servire come ministro sotto tre premier. Ma nelle ultime settimane sono stato diviso tra la lealtà alla famiglia e l’interesse nazionale: è una tensione irrisolvibile e il tempo per gli altri di assumere i miei ruoli di deputato e vice ministro». In una recente intervista aveva detto: «L’Ue non ci è mai stata ostile, anzi, eravamo nelle condizioni perfette per rimanere in Europa».

Boris e Jo Johnson

L’interessato ‘amico Donald’

A compensare la rottura in famiglia (e non soltanto) il sostegno interessato d’oltre Atlantico con qualche imbarazzo politico in coda, ma la finezza non passa dalla Casa Bianca. Il vicepresidente americano Mike Pence consegna a Johnson un messaggio di Trump con il quale assicura il premier britannico che gli Stati Uniti sostengono la decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea. Detta tra di loro, ‘se esci rompendo ci fai un favore per alcuni conti di Dazi che abbiamo aperti’. Messaggio ufficiale invece: «Gli Usa – aggiunge Pence per conto di Trump – sono pronti a negoziare immediatamente un accordo di libero scambio». Ma in Gran Bretagna non sono in molti a credere nella sincerità di The Donald.

Montagne russe al luna park britannico

Montagne russe da brivido in cui si è avventurata la politica britannica ‘territorio inesplorato che rende difficile prevedere cosa succederà nei prossimi giorni anche per la stampa britannica’, annota Giulia Belardelli sull’Huffington Post. Dalla Bbc al Guardian, i principali siti di notizie cercano di definire i possibili scenari dopo le due batoste subite nei giorni scorsi dal premier Boris Johnson –

Le due batoste. 1) l’approvazione alla Camera dei Comuni della legge per fermare una Brexit senza accordo e 2) la bocciatura della sua richiesta di tornare alle urne già il 15 ottobre.

Abbandonato anche dal fratello Jo, Boris assicura di non volersi dimettere (atto che innescherebbe il ritorno alle urne) e di volerci riprovare lunedì prossimo (sempre per elezioni al 15 ottobre). Ma bisognerà vedere in che modo: se con una mozione simile a quella bocciata ieri (come sembrerebbe) oppure se con una breve proposta di legge che, in base alle (confuse) norme britanniche, richiederebbe solo la maggioranza semplice. Furberie ben descritte da Belardelli.

Il nuovo D-Day è il 9 settembre

Dal Guardian due scenari possibili per il ritorno alle urne. 1) Elezioni anticipate in base al Fixed-term Parliaments Act, ottenendo il sostegno di due terzi del Parlamento, ma qui servono i voti laburisti. Prima data possibile il 15 ottobre, due soli giorni prima dell’ultimo Consiglio europeo prima del giorno X (31 ottobre). 2) Il governo chiede un voto di fiducia e ne esce sconfitto. In questo caso, l’opposizione avrebbe 14 giorni per formare un nuovo governo, a cui andrebbero aggiunti 25 giorni lavorativi prima di poter tornare alle urne. Prima data utile: 29 ottobre, antivigilia della Brexit. Un pasticcio e peggio.

Legge contro l’uscita senza accordo

La legge contro il no deal che fissa un rinvio della Brexit di tre mesi passa oggi all’esame della Camera dei Lord, in una guerra di emendamenti pro BoJo, ma la promessa è del voto per il pomeriggio di domani, per poi essere rinviata ai Comuni per la lettura definitiva lunedì, prima della sospensione del Parlamento voluta dall’improvvido Johnson. In attesa della legge ‘no deal’ il vero tema è quello del voto anticipato. Johnson è già stato sconfittom una volta, ma ci riproverà lunedì, Gli servono i voti favorevole di due terzi dei parlamentari per il via libera alle elezioni anticipate.

Trucco ipotizzato dalla Bbc, una legge di un’unica riga con la data di elezioni generali. Serva solo maggioranza semplice e sarebbe un’altra forzatura procedurale di BoJo.

Intanto in casa Labour

Il Labour sostiene di volere le elezioni ma di voler essere sicuro che il truffaldino Johnson non possa forzare per una Brexit senza accordo il 31 ottobre. Elezioni anticipate che piacciono anche al Partito Nazionale Scozzese. Con BoJo che spera di rubare mazzo e voti ai duri Brexiters di Farage e di salvare se stesso e il partito conservatore in attuale stato pre agonico. Partita difficile e probabile ultimo inciampo per lo Scapigliato BoJo che troppo combinò in così poco tempo.

Tags: elezioni
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