
Regno Unito davvero e contro. Lo scapigliato e scapestrato Boris che offende tutto il parlamento e mette nei guai la Regina, per qualche settimana di vantaggio nella Brexit che lui vuole a suo maggior incasso elettorale. Nessuna visione di Stato ma furberia elettorale, proprio come nacque la stessa Brexit, pensata dall’ex premier Cameron per incassare un po’ di voti arrabbiati a conservatori annaspanti, Referendum a perdere -era il programma- per rimanersene poi nella comoda cuccia Ue, magari con qualche privilegio in più. Mercanti a perdere, ieri a probabilmente anche domani.
Golpe contro la democrazia, la sintesi di quanto accusano la piazza, i parlamentari, ma sopratutto gli Stati Federati nel ‘Regno Unito’, che ci sono su base volontaria della loro popolazione. Decine di migliaia di manifestanti in strada nelle principali città del Regno: Londra, Belfast, Manchester, Glasgow, Birmingham, Brighton, Swansea, Bristol e Liverpool. Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda, urlante contro il troppo furbo BoJo, ma in dissenso anche con la sua regina. «Boris Johnson vergognati!», «Colpo di stato», ma anche altri ripensamenti.
Johnson fa il furbo ma la situazione in tutta l’Isola è tesa, con forti rischi di disordini. Episodi di violenza in crescita, annota molta stampa. La polizia è in allarme e chiede più risorse per pattugliare la frontiera. «Segnali inquietanti arrivano anche dalla Scozia, venerdì disordini a Glasgow», segnala Enrico Terrinoni sul Manifesto. Ma è l’Irlanda che brucia. «La sospensione del parlamento inglese interpretata in Irlanda come la chiara volontà dell’esecutivo britannico di uscire dall’Unione Europea senza accordo. E il ritorno a una frontiera tra le due Irlande».
La fragile economia del Nord, che ha vissuto un risveglio grazie agli scambi commerciali con la repubblica. «Il partito di maggioranza unionista, il Dup, su cui si regge il governo Johnson, sembra non temere tali conseguenze», -sempre Terrinoni-, ma non così la base tra allevatori, agricoltori, commercianti e industriali. «Un influente consigliere eletto nel distretto di Erne East, McCLuskey, ripete da settimane l’invito alla disobbedienza civile nei confronti dei checkpoint in arrivo. E ricorda che il problema sorgerà, come fu agli inizi del conflitto, tra le generazioni più giovani, abituate alla libertà di movimento e a cui verranno imposte restrizioni inaccettabili».
Il capo della Psni, Police Service of Northern Ireland, Simon Byrne chiede insistentemente a Londra più risorse, soldi e uomini, per poter fronteggiare eventuali reazioni alle postazioni di confine e doganali. Mentre i segnali sono pessimi. L’operazione in stile paramilitare con l’esplosione di un ordigno potenzialmente letale lunedì 19 agosto. Bomba detonata a due passi da un assembramento della polizia nordirlandese tra Wattle Bridge, contea di Fermanagh (Irlanda del Nord) e il confine con la contea di Cavan (Repubblica d’Irlanda). Un’imboscata vecchio stile, dall’amaro sapore di Ira (letta anche in italiano).
‘L’azione, senza morti solo per caso, mostra una capacità militare e logistica assai sofisticata’. Il vicecapo della polizia nordirlandese denuncia l’intensificazione delle attività della Continuity Ira, e ricorda che con i più di 300 attraversamenti tra nord e sud e le forze di polizia ridotte, sarà di fatto impossibile un controllo del confine. Con le infrastrutture di frontiera e dogana che diventano immediatamente un bersaglio. Esca allo scoperto anche Saoradh, il movimento rivoluzionario socialista repubblicano. Un sua influente esponente, Paddy Gallagher, ha dichiarato che «la lotta armata continua a esistere, non è destinata a finire. Resistenza armata contro lo Stato Britannico».
Rilancia il Republican Sin Féin che denuncia un clima di «demonizzazione dei repubblicani», e rivendica «La resistenza figlia dell’oppressione». La deputata europea Martina Anderson ha dichiarato che «qualunque tentativo di imporre un confine sarà visto come una cocente offesa. Non permetteremo che i nostri figli e nipoti vengano offesi in questo modo. Credo che, con la disobbedienza civile o altri metodi, le persone reagiranno». Nel Regno Unito, intanto, si parla di dislocare forze di polizia scozzesi (almeno 300 uomini) e inglesi in Irlanda del Nord, nelle città e al confine, provocazione con guai assicurati.
La Scottish Police Federation ha subito sollevato dubbi. Mentre da Glasgow arrivano segnali inquietanti. Venerdì una marcia autorizzata in favore di un’Irlanda unita e centinaia di manifestanti contro, scontri e violenze e polizia con elicotteri, cani e fumogeni. «E la mossa di Johnson, per la leader dello Scottish National Party Nicola Sturgeon, rende l’indipendenza scozzese inevitabile». Il ministro del governo irlandese, Michael d’Arcy, definisce la mossa di BoJo «più antidemocratica presa da un governo inglese dai tempi della ‘dittatura militare’ di Oliver Cromwell». Cromwell, in Inghilterra eroe repubblicano, in Irlanda autore di efferati massacri contro la popolazione inerme.