Governo Conte due letto dal mondo e il Salvini sopravvalutato

The Economist

«Giuseppe Conte è pronto ad arrivare con decisione fin dove nessun tecnocrate italiano è mai arrivato prima. In Italia i presidenti del consiglio indipendenti alla fine dei loro governi o si ritirano o vengono messi da parte dagli elettori se provano a rimanere in sella. Ma il 29 agosto il presidente Sergio Mattarella ha chiesto a Conte di formare un nuovo governo, questa volta mettendo insieme l’anti establishment Movimento 5 stelle e il Partito democratico».

«Un secondo governo Conte soddisferà i funzionari di Bruxelles. Ma ci sono alcuni ostacoli. L’M5s vuole chiedere l’approvazione degli iscritti alla piattaforma Rousseau alla nuova alleanza. Se il voto online sarà contrario, probabilmente ci saranno elezioni generali. L’Italia non se lo può permettere. Il parlamento deve approvare una legge di bilancio per il 2020 entro la fine dell’anno. Inoltre, nonostante più di una settimana di tortuosi negoziati, i cinquestelle e il Pd non sembrano aver concordato molto, oltre al nome del presidente del consiglio».

The New York Times, Horowitz

«Il nuovo governo estromette l’estrema destra. L’improvvisa inversione di tendenza nella politica italiana è stata un sollievo per l’establishment europeo dopo 14 mesi di provocazioni euroscettiche, azioni contro i migranti e violazioni delle regole finanziarie dell’Unione europea. I leader dell’M5s e del Pd hanno superato le aspre differenze e hanno convenuto che il presidente del consiglio uscente, Giuseppe Conte, deve guidare il nuovo governo. Dopo la crisi finanziaria di dieci anni fa, l’Italia, come altri importanti paesi europei, si è trovata di fronte al crollo dei partiti politici tradizionali, che avevano dominato la scena dopo la seconda guerra mondiale».

«L’M5s è stato un catalizzatore di quell’implosione, il Pd una vittima. Quella storia rende la nuova coalizione un matrimonio di convenienza tra acerrimi nemici […] nata da un notevole errore da parte del ministro dell’interno italiano, Matteo Salvini. Il leader della Lega aveva cercato di consolidare il suo crescente consenso staccando la spina al governo con i cinquestelle. Ha chiesto elezioni anticipate e pieni poteri. È stato un enorme passo falso, poiché apparentemente non ha tenuto conto della possibilità che l’M5s e il Pd avrebbero superato il loro reciproco odio e si sarebbero uniti in parlamento per fermarlo. Lo hanno fatto, e lui si è ritrovato esautorato».

El País, algoritmo democristiano

«“Moriremo democristiani”, si diceva un tempo in Italia. Sono passati anni e repubbliche, ma la genetica democristiana, spogliata della sua diabolica raffinatezza, continua a imporsi in un modo o nell’altro nella politica del paese. Il Movimento 5 stelle, il partito che voleva rompere con la vecchia logica di potere – con la stessa leggendaria capacità del partito fondato da Alcide De Gasperi di guardare indifferentemente da una parte e un’altra dell’arco parlamentare per cercare alleati e mantenere intatto il potere – ha tradito la sua essenza per conservare il 33 per cento ottenuto nelle ultime elezioni politiche».

«Nel frattempo Luigi di Maio, forse il più democristiano dei grillini, ha continuato a fare la politica “dei due forni “. Il partito, a causa di questo crescente disagio della base, sottoporrà la decisione finale a un voto sulla piattaforma tecnologica Rousseau. Il problema, come sempre, è che il livello di opacità del dispositivo – creato e gestito privatamente da uno dei fondatori – è totale e il numero di persone autorizzate a partecipare al voto è estremamente limitato rispetto ai suoi elettori: l’ultima consultazione ha coinvolto circa 50mila persone registrate. Al di là dei dubbi che solleva, il voto è considerato un’enorme scortesia istituzionale nei confronti del capo dello stato. Nelle forme i cinquestelle sono ancora lontani dalla leggendaria finezza dei democristiani».

Le Monde, Olivier Bonnel

«Salvini, l’uomo dell’autogol. Punteggiava i suoi commenti su Tweet o Facebook sempre con: “Non mi arrendo mai”. Una formula che manca da diversi giorni e che testimonia la battuta d’arresto vissuta da Matteo Salvini. Sebbene sia ancora fragile, l’accordo tra il Movimento 5 stelle e il Partito democratico è sicuramente una sconfitta politica per il leader della Lega. “Matteo Salvini è il grande perdente perché pensava di poter forzare la costituzione”, afferma Mario Giro, viceministro degli esteri del governo di Paolo Gentiloni. “L’essenziale è che il sovranismo non ha vinto”, continua, in un paese in cui i discorsi xenofobi e di chiusura dell’ex ministro dell’interno hanno dominato gli ultimi quattordici mesi».

«Ma il leader della Lega è stato riportato alla realtà dal sistema politico italiano, una repubblica parlamentare dove il gioco istituzionale rimane fondamentale nell’esercizio del potere […] I calcoli azzardati dell’ex ministro hanno però eroso la sua popolarità. Secondo un sondaggio dell’istituto Ipsos pubblicato dal Corriere della Sera, il suo indice di gradimento è sceso di 15 punti rispetto a luglio, mentre quello del presidente Mattarella è aumentato e quello di Giuseppe Conte è rimasto relativamente stabile. Ma se Salvini ha perso una battaglia, la guerra è tutt’altro che finita per questo animale politico, abituato alla battaglia. Essendo una bestia ferita, probabilmente non è mai stato così pericoloso come lo è oggi da avversario della nuova coalizione».

Non sopravvalutate Salvini

Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale, riprende quello che «Il collettivo di scrittori Wu Ming va ripetendo pazientemente da mesi». Un collettivo nato nel 2000, e la Wu Ming Foundation, libera federazione di collettivi, gruppi d’inchiesta, laboratori, progetti artistici, culturali e politici. «Attenzione a non sopravvalutare Matteo Salvini. Alle elezioni europee del 26 maggio l’astensionismo era stato del 44 per cento, e commentando il 34 per cento ottenuto dalla Lega i Wu Ming avevano scritto: “Se proprio si vuole ragionare in termini di percentuali, ragionando sul 100 per cento reale vediamo che la Lega ha il 19 per cento, il Pd il 12, il M5s il 9,5. Sono tutti largamente minoritari nel paese”».

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Collettivo di scrittori Wu Ming

«In quelle elezioni la Lega aveva preso 9.175.208 voti: “In Italia siamo sessanta milioni. Il corpo elettorale attuale conta circa 51 milioni di persone. Salvini non ha con sé ‘gli italiani’. Anche se guadagna voti e ha il consenso di un elettore su cinque, rimane largamente minoritario. Ma se guardiamo a quel 34 per cento – ancora: è la percentuale di una percentuale – rischiamo di non capirlo”. Inoltre, continuavano i Wu Ming, “rimuovere l’astensione rende ciechi e sordi a quel che si muove davvero nel corpo sociale. In Italia più di venti milioni di aventi diritto al voto ritengono l’attuale offerta politica inaccettabile, quando non disperante e/o nauseabonda».

«Dentro l’astensione ci sono riserve di energia politica che, quando tornerà in circolazione, scompaginerà il quadro fittizio che alimenta la chiacchiera politica quotidiana, mostrando che questi rapporti di forza tra partiti sono interni a un mondo del tutto autoreferenziale. Varrebbe la pena che tutti ne tenessero conto, soprattutto a sinistra, perché “non-voto non equivale per forza a passività, milioni di persone non votano più ma fanno lotte sociali, vertenze sindacali, volontariato, stanno nell’associazionismo, sono cittadine e cittadini attivi”. Per questo, concludevano i Wu Ming, “cercare alternative nelle urne senza costruire alternative sociali è insensato, è il classico voler costruire la casa dal tetto. Anzi, dal tettuccio del comignolo».

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