
«Al Sisi incontra Conte ma continua a insabbiare il caso Regeni e aiutare il generale Haftar. Al G-7 di Biarritz forse ci ripropongono l’ennesima “cabina di regia” sulla Libia: una balla di Obama che si è bevuto già Renzi e che Trump ha replicato con Conte l’anno scorso. I furbetti italiani fuori dal quartierino di casa non contano nulla».
«Menzogne sulla Libia, isolato in Europa, muto sull’affaire Metropole. Vuole i pieni poteri, ma si è già arrogato il ruolo di capo della Farnesina».
«Voleva essere il ‘migliore amico’ di Putin, di Trump e di Netanyahu, mettendo in difficoltà gli alleati di governo e l’Unione europea dove, per altro, anche i suoi presunti amici, polacchi e ungheresi, l’hanno isolato quando è stato il momento di nominare come presidente della Commissione Ursula von der Leyen».
«Nel vasto mare della politica estera Salvini, ministro degli interni, ha navigato tra la Libia e il Papeete Beach come un marinaio della domenica».
«Tripoli è un porto sicuro, gridava ai quattro venti proprio mentre il generale Khalifa Haftar scatenava la sua offensiva contro il governo Sarraj, salvo poi fare parziale retromarcia per non apparire del tutto ridicolo.In realtà lui e i suoi consiglieri sono degli orecchianti, come ha dimostrato il caso dell’hotel Metropole a Mosca. Non vai casa del Capo (Putin) a fare affari rompendo le scatole al migliore amico del capo (Berlusconi), prima o poi ti spezzano le corna, come è puntualmente accaduto. E infatti l’amico del Capo, in piena crisi di governo, non l’ha neppure ricevuto».
«Salvini vorrebbe i pieni poteri ma in diversi momenti della vita politica di questo Paese si è già arrogato il ruolo di ministro degli Esteri e di presidente del Consiglio, cosa che per altro non meraviglia visto che il primo è un ectoplasma e il secondo ha aspettato per sfogarsi solo l’ultimo giorno di governo. Non è stato difficile per Salvini prevaricarli. Ma la parabola impone una domanda: come si influenza dall’estero la politica in Italia? Più o meno con lo stesso metodo che si usa con le fazioni libiche: mettendo le une contro le altre».
«Quello che più importava agli Stati Uniti era che l’Italia prendesse un atteggiamento di distacco nei confronti dell’Iran (la commesse del valore di 30 miliardi di euro). […] Gli Usa e Israele hanno fatto di tutto in questi tre anni per influenzare i governi italiani, da Renzi a Gentiloni, ed evitare affari con la repubblica islamica. […] Israele che nel dicembre del 2018 ha accolto benissimo il ministro dell’interno. Salvini in quell’occasione si è lasciato andare a dichiarazioni che nessun ministro della Repubblica aveva mai fatto: per esempio dichiarando terroristi gli Hezbollah e sollevando le rimostranze dei vertici militari italiani visto che in Libano c’è un contingente italiano di 1.500 uomini schierato sotto la bandiera dell’Onu che opera proprio nella zona delle milizie libanesi».
«… durante i sei mesi di sospensione delle sanzioni concesse dagli Stati uniti a otto Paesi tra cui l’Italia, il nostro Paese è stato l’unico, senza alcuna valida ragione, a non avere comprato da Teheran neppure una goccia di petrolio. Le importazioni di oro nero avrebbero finanziato anche l’export delle nostre imprese senza dovere aggirare le sanzioni, attuando semplicemente degli scambi merce». «Dal punto di vista degli interessi nazionali strategici più sensibili è apparso evidente anche all’estero che Matteo Salvini, come il resto del governo, è poco efficace, come dimostra anche il caso libico dove gli americani ci hanno puntualmente preso i giro con la favoletta raccontata prima a Renzi (da Obama) e poi a Conte (da Trump) della ‘cabina di regia’».
«Come si influenzano dall’estero la politica e la crisi di governo in Italia? Più o meno con lo stesso metodo che si usa con le fazioni libiche: mettendo le une contro le altre. Ma soprattutto cosa importa a Stati Uniti e Russia della crisi italiana?
«Quello che più importa agli Stati Uniti è che l’Italia prenda un atteggiamento di distacco nei confronti dell’Iran perché Teheran, […] Si sono quindi adoperati per far congelare prima una linea di credito da 5 miliardi di euro, ai tempi del governo Gentiloni, e poi per bloccare anche i tentativi di parte dei Cinque Stelle di aprire una piccola banca denominata solo in euro per aggirare le sanzioni all’Iran e favorire le esportazioni delle piccole e medie imprese italiane». «La Lega di Salvini si è opposta alla manovra dei Cinque Stelle e ha ricevuto un forte appoggio per questo da Israele che nel dicembre del 2018 ha accolto benissimo il ministro dell’interno»
«Salvini poi ha cercato anche di accreditarsi con la Russia dicendo molte volte che l’Europa doveva togliere le sanzioni a Mosca ma in realtà senza fare nulla al riguardo. Ha però acquisito dei crediti che hanno permesso al suo inviato Savoini di presentarsi a Mosca come il suo rappresentante in varie sedi, senza però avere nessun incarico istituzionale. Questo atteggiamento ha in primo luogo irritato l’ambasciata italiana, i servizi ma anche lo stesso Cremlino che a casa sua decide chi debba essere accreditato e chi no. Ecco così che sono uscite le intercettazioni del Metropole sugli affari del gas per dare una tirata d’orecchie proprio a Salvini che attaccando Hezbollah e facendo la fronda anti-Iran ha minacciato due alleati chiave della Russia in Siria».
«I politici italiani di questa generazione sono dei veri dilettanti in politica estera: come poteva pensare Salvini di attaccare due entità che hanno aiutato Putin a tenere in piedi Assad in una guerra civile e per procura con centinaia di migliaia di morti? I politici italiani vanno bene per le diatribe di casa dove il sangue scorre solo per finta e la lotta è incentrata soprattutto sulle poltrone ma quando si muovono all’estero sono privi della dimensione reale dei problemi. Sulle questioni strategiche come la guerra e le zone di influenza non contano nulla anche perché non sanno neppure valutare il peso di quello che dicono, parole in libertà».
CALENDA CHE VIENE CALENDA CHE VA
L’ISCRITTO PD PIÙ VELOCE DELLA STORIA
Ansa 28 agosto 2019 ore 11, 51- Carlo Calenda, «dal primo giorno in cui mi sono iscritto al Pd ho detto che non sarei rimasto se ci fosse stato un accordo con i 5 stelle». Ansa 06 marzo 2018 ore 13,59- Carlo Calenda a due giorni dalla batosta elettorale, ‘Mi iscrivo al Pd’. -BIO SEGRETA-
http://www.remocontro.it/2016/01/27/lambasciatore-renzi-fu-bocciato-in-diplomazia/
https://www.remocontro.it/2016/05/09/calenda-lambasciatore-piu-veloce-della-storia-diventa-ministro/