Turchia-Russia quasi scontro aereo, azzardo Erdogan tra Putin e Trump

Turchia litiga anche con la Russia

Qualche giorno fa si è sfiorata una battaglia aerea tra gli F-16 di Ankara e i Sukhoi 35 di Mosca, intervenuti nei pressi di Idlib (Siria) per contrastare la pressione militare delle forze di Erdogan in un’area resa sempre più incandescente da combattimenti continui. In effetti, ci troviamo di fronte alla solita storia: i turchi attaccano per sostenere le milizie turkmene che combattono contro i governativi di Bashar al Assad. Ma in effetti la partita in gioco è molto diversa. L’area curda della Siria è sempre stata oggetto di attenzione da parte del governo di Ankara, che ha sfruttato ogni occasione per combattere i suoi secolari nemici. Invece, in questa ultima fase, Putin sembra sempre più convinto di sostenere proprio l’etnia curda. Il risultato è che i violenti combattimenti nei pressi di Idlib vedono coinvolte milizie filo-turche contro il governativi di Damasco.

Alleati di convenienza

La conseguenza più evidente è che turchi e russi più volte hanno rischiato di entrare in rotta di collisione e gli scontri sono sempre stati evitati per un pelo. Nel caso specifico, gli F-16 di Ankara hanno sconfinato più volte e in un’occasione si sono pericolosamente avvicinati alla base di Khmeimim, che rappresenta una delle installazioni più munite dell’aviazione di Mosca in Siria. Come si sa, le forze armate di Putin non scherzano e hanno immediatamente reagito. Un’intera squadriglia di Sukhoi-35 si è immediatamente alzata in volo e ha puntato i caccia turchi, avvertendoli che se non avessero fatto marcia indietro verso i loro confini sarebbero immediatamente stati abbattuti. Contemporaneamente, sono state messe in stato di allerta tutte le batterie di missili antiaerei S-300 e S-400, che il comando russo ha puntato contro i jet di Ankara. Solo l’immediata ritirata dei caccia turchi ha evitato il patatrac.

Russia Usa accordo sui curdi?

L’incidente sfiorato ha ricordato a tutti che la ferita siriana è ancora aperta e che, nel silenzio della stampa internazionale, si continua a combattere tutti i giorni una guerra dimenticata. Gli Stati Uniti e la Russia hanno raggiunto alcuni accordi di base sulla spartizione in aree di influenza durante il processo di pacificazione che seguirà alla chiusura delle ostilità in Siria. In questo quadro, il problema curdo resta uno degli elementi di maggiore discussione. Russi e americani avrebbero raggiunto un’intesa per qualche forma di sopravvivenza delle enclave curde. Ma da questo orecchio Ankara non ci sente: teme che la creazione di regioni autonome curde in Siria possa trasformarsi nella concreta realizzazione di teste di ponte, capaci di diventare basi arretrate del terrorismo curdo contro la Turchia. In questi ultimi mesi l’atteggiamento di Erdogan si è fatto sempre più aggressivo.

Neo ‘ottomanesimo’

Il presidente turco è arrivato a mettere in crisi la stessa Nato, aprendo le porte dei suoi arsenali ai secolari nemici russi e cercando anche di rifornirsi di armi di ultima generazione proprio a Mosca. Un atteggiamento che al comando dell’Alleanza atlantica di Bruxelles hanno definito quantomeno ambiguo e capace di apportare notevoli danni alla sicurezza delle forze militari occidentali. Dal canto suo, Erdogan ha continuato a giocare le sue carte su più tavoli, infischiandosene di ogni avvertimento, perché il suo disegno è quello di fare della Turchia l’asse portante di tutti i crocevia strategici della regione. Pur appartenendo alla Nato, la Turchia sta giocando con più mazzi di carte: dialoga e minaccia a destra e a manca, sapendo di avere una rendita strategia di posizione rilevantissima.

Erdogan tra Putin e Trump

Nessuno si può permettere di fare i conti senza l’oste turco e in particolare il presidente Donald Trump, nelle ultime settimane, è stato più volte a un passo dal fare esplodere la sua irritazione contro il programma di Erdogan. Adesso l’ennesimo attrito con Mosca prova che la Turchia è decisa a tutto, pur di tenersi le mani libere.

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