
Amandine è sorridente. Ciao, ti incontra per strada e il saluto è cristallino. Anche l’abbraccio ci sta. Con semplicità porta con sé il suo violino, camminando. Poi, a un certo punto della serata, il violino esce dalla custodia marrone e comincia un’altra storia. La ragazza gentile, sorridente entra nello spazio magico della scena. In un attimo tutto si trasforma. Lei, lo spazio che attraversa, il tempo, la vita di chi ha scelto di ascoltare il suo violino barocco.
Se dovessi definire una dea, beh, penso che lei potrebbe andarci proprio vicino. Crea una bellezza che si percepisce nell’aria. Un brivido elettrico che mette insieme chi ama Boccherini, chi Corelli, chi forse neanche li conosce, chi la ascolta perché non c’è di meglio da fare.
Ieri è successo questo. Mancavano una manciata di minuti al concerto per Paesaggi Musicali a San Quirico e i due violinisti solisti, Amandine Beyer e Vadym Makarenko sono entrati come due furie dolcissime nella libreria Vald’O. Ciao. Sorriso, abbraccio. Bella questa lampada, me la presti? Sì, certo. Ho staccato la spina e le ho consegnato la lampada.
Un quarto d’ora più tardi la lampada disegnava la scena e Amandine e Vadym disegnavano bellezza con i loro cuori, con la sapienza della musica, la capacità di rendere il silenzio un punto potente della vita.
Mentre ascoltavo pensavo alla gentilezza. Alle frasi fatte, alle cose che si dicono tanto per dire sulla bellezza che salverà il mondo. E mi sono sentito tirato in ballo fortemente da questa dea che con le sue note spalancava una dopo l’altra, finestre e abbatteva muri e creava porti e ancora ponti e silenzi. Come forme di rispetto, come aria di montagna, come quando sui sentieri camminando incontri lo sconosciuto e lo saluti.
Ecco, la bellezza è in tutto questo. Nella meraviglia che genera il miracolo e nella semplicità. Mai ho conosciuto un vero sapiente che non fosse gentile e attento agli altri. Tanti bagnati dal successo mediatico, che blaterano di arte e bellezza, sono segmenti di un sistema di potere che genera mostri, sono distanti e freddi. Hanno il successo, niente altro. Autoreferenziali hanno bisogno dell’autista che li va a prendere e che li riaccompagna.
Per questo amiamo Amandine. E questi concerti che spalancano il mondo di chi li attraversa. E questo piccolo borgo così dolce e caparbio, che celebra una resistenza strenua contro la codardia della bruttezza.
Qui la bellezza passa su tutte le strade, come l’anima, come l’amicizia, come il rispetto per lo sconosciuto. Senza finzioni.
PS
L’immagine di copertina è un
dettaglio di una foto di Paolo Naldi scattata sabato 24 agosto nel
Palazzo Chigi di San Quirico