
Muos: le guerre Usa teleguidate dalla Sicilia? . «Un sistema composto da gigantesche antenne paraboliche, quattro delle quali sono piazzate in luoghi isolati, a causa delle forti emissioni elettromagnetiche, che potrebbero avere ripercussioni sull’ambiente e sulla salute delle persone», scrive Clara Statello, sull’agenzia di stampa russa Sputnik, che non è esattamente ‘fonte terza’, chiamiamola ‘parte interessata. Qualche interesse di parte, due le parti in campo, ma certamente giustificati i timori delle popolazione che la fedele reporter racconta. Scopriamo comunque, testimoni i nostri occhi, che nel 2014 la quarta è ‘parabolona’ stata piazzata nel cuore del Mediterraneo, a Niscemi, un paese al centro della Sicilia, «all’interno di una riserva naturale di alberi di sughero, la Sughereta», specifica la reporter ambientalista. E poco dopo il sistema sarebbe diventato operativo.
« La Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi garantisce le comunicazioni delle forze di superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri C4I (Command, Control, Computer, Communications and Intelligence) della Marina militare Usa» , spiegano gli esperti di cose militari. Come previsto dall’Accordo tra il Ministero e il Dipartimento della difesa degli USA siglato, a Roma il 6 aprile del 2006 dall’ammiraglio N. G. Preston, comandante US Navy per la regione europea e dal generale Mario Marioli dell’esercito italiano, precisa l’attenta collega. «Si tratta di un’infrastruttura ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi, che va a gravare su una precedente installazione di una quarantina di antenne ad alta frequenza ad uso esclusivo della marina militare statunitense».
Ovviamente, sulla presenza Usa in Sicilia, finisci a litigare sul comando dei droni killer Cia e altro che colpiscono in un bel pezzo di guerre attorno. Polemica politico ideologica da sempre. Nato si, Nato no, eccetera eccetera. Proviamo a rimanere ai fatti. A 60 km dalla base di Niscemi, direzione nord verso la superstrada che unisce Catania a Gela, l’altra base statunitense di Sigonella, aeroporto militare e capitale mondiale dei droni. «Aerei spia teleguidati, attualmente usati per missioni di sorvolo e monitoraggio, non solo delle coste libiche, ma che ricoprono tutta l’area mediterraneo allargato, sino ai confini sud-est dell’Europa. Attraverso il Muos i droni ricevono comunicazioni e ordini». Versione molto educata, con forti dubbi sull’esclusiva di ‘droni disarmati di spionaggio’.
Gli USA usciti dal trattato INF Gorbaciov-Reagan che aveva messo fine alla guerra fredda. Ed ecco che il Mediterraneo, e Sicilia e Sardegna, tornano centrali con le loro numerose basi e installazioni militari Usa di importanza strategica. Non solo Niscemi e Sigonella, ma anche il porto di Augusta, attracco base dei sommergibili nucleari della marina USA, o l’aeroporto di Trapani-Birgi e numerose installazione radar, ad esempio quelle di Lampedusa. Mica solo migranti da quelle parti. Proteste ‘no Muos’ anche recenti, da cui cerchiamo di trarre gli elementi concreti di perplessità-accusa. Il Muos, l’impianto satellitare della marina militare statunitense che resta di fatto ‘top secret’ anche per la politica italiana, parlamentari compresi, notoriamente di lingua troppo lunga. Ufficialmente il Muos è in prova, ma pare che sia già stato utilizzato per muovere dei droni spia nell’area della Libia e del Magreb. E per altro ancora, che mai verremo a sapere.