
La saggezza della semplicità e il silenzio dei giornalisti. Non siamo tutti giornalisti allo stesso modo. Che un ministro, alla continua definizione del proprio campo elettorale, sbeffeggi e attacchi l’informazione e il suo esercizio libero non mi sorprende. E neanche – come ha sottolineato Pietro Spataro in un pezzo intitolato Il silenzio assordante dei giornalisti – che la categoria abbia reazioni timide, quando non assenti. Quando in un Paese dilaga un’informazione conformista e cloroformizzata, che alterna banalità a revisionismi storici fatti passare per illuminate analisi editoriali, il risultato non può essere che l’indifferenza di fronte a qualunque minaccia democratica.
La categoria non esiste perché non può esistere. Siamo tutti giornalisti, ma nel contempo non siamo tutti giornalisti. E non è una cosa di adesso. Il processo è di lunga durata. Abbiamo un’idea del giornalismo troppo romantica e che sostanzialmente è staccata dalla realtà dei fatti. E la realtà dei fatti è che la categoria è sempre più popolata da annacquati e salottieri, da piccoli fenomeni spregiudicati, sostanzialmente mediocri nonostante gli studi, conformisti addestrati a non usare spirito critico. Altro che cani da guardia… da compagnia se non da riporto. Mettere in discussione i privilegi, una volta faticosamente conquistati, non è previsto.
Generalizzazioni? Ovvio. Ma anche considerare l’informazione come un blocco unico è una generalizzazione inaccettabile. Intanto i giornalisti non sono solo quelli che sono sotto i riflettori, i frequentat ori delle arene mediatiche e dei salotti, i professionisti delle grandi testate. C’è una moltitudine di bravissimi colleghi che nell’ombra si battono ogni giorno sul confine della libertà. Sconosciuti e normali. Senza alcun eroismo, nella normalità semplice e importante della propria dignità umana. E suppongo che – visti i tempi – accada in tutti gli aspetti della società.
Quindi, dopo aver vissuto sulla pelle anche episodi spiacevoli e significativi ed aver riflettuto sull’inesistenza della categoria, penso che spetti a ognuno di noi la resistenza e quindi la costruzione di una società diversa. Nella normalità della propria coerenza. Senza mostrare come eroismi gesti semplici e coerenti. Assomiglia all’ingenuità la saggezza, dice un testo bello di Giovanni Lindo Ferretti. La libertà come forma di disciplina… e non un vantaggio per pochi sulla bilancia dello svantaggio per gli altri.
Se l’obbedienza è dignità fortezza
La libertà una forma di disciplina
Assomiglia all’ingenuità la saggezza
Ma non ora non qui no non ora non qui
Ma non ora non qui no non ora non qui