Chi nega il riscaldamento globale e chi deforesta l’Amazzonia, mentre la Siberia brucia

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Chi nega il riscaldamento globale e chi deforesta l’Amazzonia, mentre la Siberia brucia
«Sulla foresta amazzonica e sui popoli che la abitano l’effetto Bolsonaro non potrebbe essere più tragico», è la cronaca di Claudia Fanti dal Brasile di Bolsonaro. Gli ultimi ad essere colpiti, ma soltanto in ordine di tempo, gli indigeni Waiãpi, la cui riserva – 6.000 chilometri quadrati all’interno dello Stato di Amapá – è stata invasa sabato scorso da circa 50 garimpeiros, i cercatori illegali d’oro e diamanti, banditi armati perfino di mitragliatici lasciati liberi di imperversare e sempre impuniti dopo. Ed è accaduto appena pochi giorni dopo l’assassinio di un leader comunitario di 68 anni, Emyra Waiãpi.

Frecce contro mitra

«Sparano in strada con fucili da caccia e armi pesanti, occupando di notte piccoli villaggi e aggredendo donne e bambini. Abbiamo molta paura», denunciano gli aggrediti rispetto ad un governo assente e sordo. «Il rischio di un conflitto è altissimo», per il senatore Randolfe Rodrigues. Il noto cantante brasiliano Caetano Veloso, in un video registrato durante la sua tournée messicana, ha chiesto «alle autorità brasiliane, in nome della dignità del Brasile nel mondo, di ascoltare questo grido». La massima autorità del Paese, resta completamente sorda perché complice.

‘Popoli originari’

Per i ‘popoli originari’, sarebbe lo stesso presidente ad avere le mani sporche di sangue, favorendo invasioni e violenze non solo con commenti razzisti nei confronti degli indigeni -«preistorici» li ha chiamati- e con le insistenti critiche alle demarcazione dei territori che sarebbero d’intralcio allo sviluppo economico, e con l’aperta difesa dello sfruttamento minerario in aree indigene, benché espressamente proibito dalla Costituzione. Sfruttamento della ‘biodiversità brasiliana’ «partnership con gli Stati Uniti». Come? «Una persona di fiducia all’ambasciata brasiliana» a Washington, ossia suo figlio Eduardo, sulla cui vergogna deve pronunciarsi il Congresso.

Custer nano

Bolsonaro, il «peggior nemico» dei popoli indigeni secondo il Coiab, il coordinamento delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia , è accusato, insomma, di dare carta bianca agli invasori (ancora Claudia Fanti sul Manifesto). Garimpeiros, madeireiros (industrie del legname) e ruralisti «leggono il suo discorso come un via libera a intervenire in ogni modo possibile per sfruttare il territorio, anche a uccidere, se necessario». Cimi, il Consiglio ‘indigenista’ missionario della Conferenza dei vescovi: «I discorsi aggressivi e pieni di odio di Bolsonaro e di altri rappresentanti del suo governo servono da combustibile per le invasioni, per il saccheggio. Nel Frattempo l’Amazzonia scompare».

Bolsonaro promesso

E naturalmente, il Bolsonaro a favore della deforestazione, «cresciuta nella prima metà di luglio, come denunciato dall’Inpe, l’Istituto nazionale di ricerca spaziale, addirittura del 68% rispetto all’intero mese di luglio 2018, con oltre mille chilometri quadrati di foresta andati perduti». E come il collega a cui si ispira su a nord, quelli che nega esista un ‘climate change’ che minaccia il mondo, anche il piccolo Bolsonaro nega l’evidenza. «Sono convinto che siano falsi», ha detto, accusando il direttore del prestigioso organismo, Ricardo Magnus Osório Galvão, di lavorare «al servizio di qualche Ong». Le cattive Ong dal Mediterraneo all’Amazzonia.

Il continente americano si
suicida e la Siberia brucia

 

Incendi di proporzioni apocalittiche e alluvioni in Russia, nella regione di Irkutsk, in Siberia. I meteorologi nei prossimi giorni prevedono ancora forti temporali e piogge e l’innalzamento del livello delle acque nei fiumi. Ma la situazione più grave riguarda proprio la zona di Irkusk a causa di violenti incendi. Dal 29 luglio è stato introdotto lo stato di emergenza, precisa Yurii Colombo. Attualmente gli incendi boschivi in Siberia hanno cvolpito circa 3 milioni di ettari di territorio. 147 gli incendi domati ma più di 300 incendi boschivi ancora in corso nelle aree più difficili da raggiungere.

Allarme militare

La Siberia brucia, le fiamme favorite dalle temperature sopra i 30 gradi hanno divorato tre milioni di ettari di foreste. Emissioni tossiche alle stelle. Un disastro ecologico immane. Allarme per i ghiacciai dell’Artico. Petizione di 800 mila russi chiede a Mosca lo stato d’emergenza. Il primo ministro Dmitry Medvedev, ha chiesto l’intervento aggiuntivo del ministero della Difesa e dell’esercito per domare gli incendi. Il ministero della Difesa invierà dei velivoli nel territorio di Krasnoyarsk per domare le fiamme. Allo stesso tempo il premier non ha negato che la situazione resta molto critica: «La situazione è difficile, molte foreste stanno bruciando, coltri di fumo vengono osservati da numerosi insediamenti urbani», ha dichiarato Medvedev. «Le previsioni al momento purtroppo ci sono sfavorevoli», ha aggiunto.

 

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