
Libia, guerra vera, la diplomazia naufraga, l’Italia oltre i migranti?
«Le bombe sull’ospedale, quelle sull’aeroporto. L’unica “diplomazia” che trova spazio in Libia è quella delle armi. Voli nuovamente sospesi all’aeroporto di Mitiga, l’unico di Tripoli, in Libia, a causa di due attacchi a colpi di razzo». Lo riferisce Libya Observer, e ce ne informa Umberto De Giovannangeli sull’Uffington Post. Il generale Khalifa Haftar da quattro mesi ormai alle porte della capitale Tripoli che doveva prendere in quattro e quattr’otto. Ma se non avanzi ammazzi di più e peggio. L’attacco aereo contro un ospedale da campo a sud di Tripoli, con cinque medici uccisi e altro otto feriti. La catena dei morti per prossime cure mancate.
‘Ospedale copertura di terroristi’, prova a giustificare il capo dell’aviazione, Ahmad al Mesmari, prima o poi al tribunale per crimini di guerra, speriamo in molti, se non mure prima. Il generale libico americano Haftar tra incapacità e difficoltà reali, vedi i droni inviati dalla Turchia e i caccia di Misurata. Ma gira male, con i convogli diretti alla prima linea subito individuati e poi bersaglio. Il problema è che il generale sempre meno credibile, crede ancora di poter vincere la guerra e blocca di fatto ogni possibile accordo politico per la soluzione della crisi.
L’ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Buccino Grimaldi, al Corriere della Sera. «La guerra continua e anche il recente colloquio a Bengasi tra il maresciallo Khalifa Haftar e l’inviato dell’Onu Ghassan Salamé lascia poche prospettive di accordo». Valutazione più ‘tecnico-militare’: stallo sul terreno”, che esclude una soluzione militare della crisi. Intanto, crescono i problemi italiani di riflesso, che non sono la presunta invasione, questa volta di libici in fuga. «L’Eni continua a controllare oltre il 45 per cento della produzione di gas e petrolio e resta la compagnia straniera di gran lunga più importante», rimarca l’ambasciatore Buccino e rilancia l’UffPost.
I problemi sono i lavori fatti e non pagati e i lavori aperti ora impossibili. Dunque, resta il “macigno-Haftar”. «Il Generale ha incontrato in varie occasioni il premier Conte a Roma, ma le cose non hanno fatto che peggiorare», annota Umberto De Giovannangeli . «Sabato un razzo è caduto vicino all’hotel dov’è alloggiato il personale dell’ambasciata italiana. E sempre sabato mattina, è stato preso di mira l’aeroporto di Misurata, dove dal settembre 2016 si trova l’ospedale militare italiano da campo con un contingente di circa 250 persone tra sanitari e addetti alla sicurezza».
L’Onu chiede una tregua nel conflitto, ma in Libia la guerra prende quindi e quotidianamente sempre più di mira le infrastrutture civili, rilancia l’agenzia Agi. Aeroporto della capitale, come già detto, chiuso. L’inviato dell’Onu, Ghassan Salamè, incontra il generale Khalifa Haftar, e da Tripoli Fayez al Serraj chiede la ‘sconfitta dell’aggressore’. Il una intervista all’agenzia russa Ria Novosti sbeffeggia pure: «avendo accumulato per molti anni un’enorme quantità di armi, ha pensato che la guerra sarebbe stata una passeggiata, che i soldati sarebbero entrati a Tripoli nel giro di 24 ore».
Nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, avvenuta ieri, Salamè ha invitato le parti a concordare un cessate il fuoco in occasione della festa islamica di Aid al Adha, il 10 agosto. «La tregua, ha spiegato, deve essere accompagnata da misure che contribuiscano a creare la fiducia: tra le altre, lo scambio di prigionieri, il rilascio di persone che sono state arbitrariamente detenute e rapite, lo scambio delle salme».