
Golfo Persico: altra nave da guerra inglese a guardia di petroliere
Il cacciatorpediniere HMS Duncan è stato inviato nella regione per scortare le navi attraverso lo stretto di Hormuz dopo che l’Iran ha sequestrato una petroliera battente bandiera britannica all’inizio di questo mese, in quello che Londra ha definito un atto di “pirateria statale”, leggiamo su diverse agenzie.
Il cacciatorpediniere si unisce alla fregata HMS Montrose, che dovrebbe essere sottoposta a manutenzione nel vicino Bahrain a fine agosto. Sarà sostituita da un’altra fregata, la HMS Kent, entro la fine dell’anno.
Il Regno Unito ha affermato di voler istituire una forza di protezione marittima a guida europea nel Golfo per proteggere le navi vulnerabili, sottolineando che non sta cercando uno scontro con l’Iran. È stato chiesto alle navi battenti bandiera del Regno Unito di notificare quando intendono attraversare lo Stretto di Hormuz, con l’HMS Montrose che ha già scortato 35 navi mercantili durante 20 transiti separati, secondo la Royal Navy.
«Mentre continuiamo a cercare una risoluzione diplomatica affinché questo (l’attraversamento dello stretto di Hormuz, ndr) sia possibile senza la scorta militare, la Royal Navy continuerà a fornire una protezione alle navi del Regno Unito fino a quando questa non sarà realtà». Dichiara il segretario alla Difesa Ben Wallace, neo arrivato col governo decisionista di Bors Johnson.
Il sequestro della ‘Stena Impero’ è avvenuto due settimane dopo che le autorità britanniche hanno sequestrato la petroliera iraniana, Grace 1, al largo del suo territorio oltremare di Gibilterra con l’accusa di aver violato le sanzioni dell’UE contro la Siria.
Forzatura britannica su indicazione Usa, l’accusa iraniana, il cui portavoce del governo ha riaffermato che Taeran ritiene che la sicurezza del Golfo ricco di petrolio debba essere mantenuta dai paesi della regione. Messaggio ad Arabia saudita e Paesi del Golfo.
«Siamo il più grande agente di sicurezza marittima nel Golfo Persico», ma la ancora più stretta alleanza Trump-Johnson non sembra affatto disposta a riconoscerlo.
Nello Stretto di Hormuz transitano ogni giorno carichi da milioni di barili, pari a circa il 35% di tutto il greggio commerciato via mare e al 20% del totale. Le tensioni nell’area, rotta dei traffici commerciali e delle esportazioni petrolifere mondiali, si accavallano a quelle tra Iran e Usa per l’accordo sul nucleare. Accordi stracciato dell presidente Usa, Donald Trump con l’Iran ha deciso di superare i limiti delle riserve di uranio arricchito imposti da quell’intesa come replica dimostrativa, a contesta atteggiamenti da ‘padroni del mondo’.
Dal 2015 l’agenzia internazionale per l’energia atomica ha sempre confermato il rispetto da parte di Teheran degli accordi siglati a Vienna ma contestati da sauditi e israeliani per storica contrapposizione strategica di area. E Trump si allinea.
«Calcoliamo i costi/benefici a lungo termine per le nostre due nazioni», ha dichiarato persino l’ex premier integralista iraniano Ahmadinehad al New York Times, «e cerchiamo di avere uno sguardo non miope».