
Carabiniere buono, omicidi bianchi, razzisti delusi, vergogna per molti
Si è scritto tanto e ricostruito tanto sulla triste vicenda dell’uccisione del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, a Roma. Una vicenda raccontata in prima battuta dai media in maniera assai distorta, rilanciata dalla politica col piglio e la spericolatezza ignobile che contraddistinguono i suoi protagonisti.
Come sia stato possibile questo corto circuito informativo è evidente. Un’agenzia ha battuto la notizia, per meglio condirla e per meglio inserirla in un filone mediatico che dura da anni è stata aggiunto un elemento razzista e falso. I media all’unisono si sono lanciati sulla preda. I politici peggio che peggio…
Ma quello che mi chiedo è: chi ha dato la notizia farlocca? Chi ha dato la “dritta” che i media hanno cavalcato? Un investigatore? E nel caso specifico è prevista un’indagine per capirlo? Lo spero, ma non credo. Verifiche ne sono state fatte? No, chiaro. La verifica, come concetto, è sparito dall’armamentario del giornalista da tanto tempo ormai.
E che cosa verifichi a fare, dice allargando le braccia il barbiere alchimista rurale, se le fonti sono tutte o istituzionali o gli uffici di pubbliche relazioni delle grandi aziende?
C’è del cinismo in questa affermazione, ma anche della verità. Ma non solo, l’ultima leva informativa tende a portare ai capi il bocconcino che vogliono avere, conclude il barbiere muovendo nell’aria il suo rasoio filosofico. Altrimenti…
Questo è un problema. E va oltre il caso specifico dei nordafricani indicati falsamente come feroci esecutori dell’omicidio. I media ci raccontano una realtà senza più filtri, in tempo reale, senza garanzie, senza sapienza. Con un’approssimazione che – leggendo gli articoli – salta fuori con prepotenza. Qualche volta per mancanza di conoscenze di base, altre per un atteggiamento paraculistico che mai è mancato alla categoria.
Noi che siamo all’antica e abbiamo per anni protetto le fonti, cercando di raccontare una verità fuori dagli schemi e dai segreti del potere, oggi dobbiamo tornare in campo per dire: che le fonti siano tutte in chiaro. Le regole del gioco sono cambiate, il non capire da dove vengono le informazioni rappresenta un vulnus evidente per la democrazia. Io vorrei leggere in ogni pezzo, sui giornali, la fonte delle informazioni. Che sia un ufficio di Pr industriale o una velina della questura. Così, per capire meglio dove nascono le deviazioni e le invenzioni che ci fanno del male.