‘Sentinel’ anti Iran nel Golfo persico a cercare rogna

Ancora Guerra del Golfo?

‘Sentinel’ anti Iran nel Golfo persico a cercare rogna
Siamo sull’orlo di una terza Guerra del Golfo. Questa volta con una complicazione straordinaria: l’avversario è di quelli tosti. L’Iran sciita di Alì Khamenei, che ha le chiavi dello Stretto di Hormuz, da dove passa almeno il 30-35% dell’energia del pianeta. Un collo di bottiglia che può essere tappato con una “semina” di mine magnetiche, che costano quattro soldi e renderebbero un inferno la navigazione per qualsiasi “tanker”. Come si vede, non c’è bisogno di supertecnologie militari o di armi di distruzione di massa per paralizzare il commercio internazionale e gettare mezzo mondo in recessione. Una brusca frenata produttiva che si sommerebbe ai guai che Trump sta già provocando con la sua scellerata politica protezionistica, il cui fulcro è rappresentato dai dazi doganali. Ergo, la guerra “delle petroliere” e dei “droni” è un risiko che non si può permettere nessuno. Perché, questa volta, il prezzo lo pagano tutti.A colpi di petroliera

L’ultimo episodio di cotanto stillicidio, il sequestro del tanker britannico ‘Stena Impero’, da parte degli iraniani, ha fatto salire la tensione ai massimi livelli. Coinvolgendo, mani e piedi, anche la Gran Bretagna in una partita che finora era sembrata limitata a Usa e Iran. Con Israele ed Arabia Saudita pronti a tirare le pietre e a nascondere la mano. Il Foreign Office ha fatto capire che gli iraniani hanno passato il segno e che la situazione può scappare di mano in qualsiasi momento. Hunt, ieri, ha parlato telefonicamente con la sua controparte iraniana, Javad Zarif, dicendo di non volere guerre, ma chiedendo che Teheran blocchi la sua politica di ‘sequestri’. Prima che sia troppo tardi. L’Irna (agenzia di stampa degli ayatollah) ha replicato sostenendo che la ‘Stena’ ha speronato un peschereccio iraniano. Trump, dal canto suo, promette sfracelli. Anche se la Casa Bianca continua nella sua diplomazia a zig zag, facendo intuire che non c’è una linea strategica consolidata.

‘Newshour’ BBC

Male. Perché a volte un “cattivo piano” è meglio di “nessun piano”. Intanto, gli americani hanno fatto una mossa che non promette niente di buono, spedendo in Arabia Saudita un contingente di 500 specialisti con batterie di missili “Patriot”, in funzione anti-iraniana. Anche uno squadrone di F-22 verrà dislocato nella base “Prince Salman”. L’US Central Command parla di “deterrence”, anche se la cosa, invece, puzza molto di attacco. Il tutto potrebbe rientrare nell’ambito di un intervento di sorveglianza multinazionale”, definito in codice “Operazione Sentinella”. Le scaramucce che hanno visto protagonisti i “droni” completano lo scenario. La nave d’assalto anfibia “Boxer” ha abbattuto avant’ieri un velivolo senza pilota iraniano, che sorvolava lo Stretto di Hormuz. Nella sua ascoltatissima “Newshour”, la britannica BBC, comunque sia, analizza l’abbattimento del “drone”, rivelando alcuni aspetti di estremo interesse.

Droni, Sigint, Elint

Il velivolo di Teheran sarebbe stato una sorta di piccolo elicottero radiocomandato, governato da uno dei barchini dei “pasdaran”, che incrociava a circa 500 metri dalla “Boxer”. Com’è stato abbattuto il “drone faidate”? Qui sta il bello. Secondo la BBC, il “giocattolo” di Teheran sarebbe stato “accecato” da contromisure elettroniche, che lo avrebbero indotto… a tuffarsi in acqua. Notizia tutta da verificare. In termine tecnico si chiama “jamming” (fare marmellata delle frequenze radio, insomma) ed è un espediente utilizzato per confondere i radar nemici. Bene, pare proprio che la USS Boxer sia anche una nave ‘Sigint’ ed ‘Elint’, cioè specializzata nella raccolta di informazioni e nella guerra elettronica. La seconda puntata della “Guerra dei droni” è avvenuta in Irak, dove un altro velivolo senza pilota (israeliano?) ha bombardato il quartier generale della 52. Brigata della milizia pro-Teheran ‘Hash Shaabi’. L’attacco si è verificato nella provincia centrale di Salahudin.

Spia tu che spio anch’io

Intanto l’annuncio iraniano di una rete di cyber-spionaggio statunitense della Central Intelligence Agency scoperta e bloccata in casa. Secondo l’Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss, l’operazione iraniana, ha causato la distruzione di una parte rilevante di tale rete che interessava ‘Paesi nel mirino degli Stati Uniti’. Secondo il segretario segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale iraniano, Ali Shamkhani, è stato possibile arrivare a tale risultato grazie al lavoro congiunto con altri Paesi alleati. Identificate e arrestate le presunte spie dell’intelligence statunitense. In cauda venenum, tanto per dare conto e ragione della piega che hanno preso gli avvenimenti (crisi regionali che si saldano e diventano macroaree di crisi), British Airways ha sospeso i voli verso l’Egitto per una settimana. ‘Precauzioni nel settore della sicurezza’ è stato detto. Tradotto più semplicemente: allarme terrorismo. In allerta tutte le località turistiche, a partire da Sharm-el-Sheik.

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