I paesaggi umani che rendono magnifica questa terra

Questa terra rimbomba di una sua energia potente, ci vengono da tutto il mondo per percorrerla lentamente, per coglierne l’essenza. Magnifica, delicata e fragile la Val d’Orcia si offre col suo paesaggio stupendo. Un paesaggio come fatto culturale, umano, straordinario proprio perché tessuto dalle braccia, dalle idee, dalle pensate degli uomini nella storia, di uomini, conosciuti o anonimi, artisti o contadini, vignaioli e poeti che hanno fatto e fanno la storia.
Ognuno nel suo agire. Semplice e nello stesso tempo grande, unico e geniale. La storia l’hanno fatta e la fanno i vignaioli, gli artigiani, i contadini, gli sperimentatori di nuove idee, i creativi, chi non si è arreso alla povertà, alla ferocia dell’epoca, alla crudeltà che aiuta a tirare su muri. Tante teste, piccoli progetti, esistenziali e semplici, con quello spirito rurale che ha fatto sì che si salvasse l’anima. Mentre tutto intorno la svendita di tutto, di bellezza e cuore, procedeva a ritmi forzati.
Per questo va studiata. Si tratta di un limes culturale e storico, di un luogo nel quale è possibile sperimentare ancora la differenza, la meraviglia del miracolo, di quel miracolo di uomini e donne nel loro abitare naturalmente poetico.
Un argine contro la stupidità. Fatto di mani forti, sapienti. Di visione straordinariamente fertile di quello che può essere il futuro di tutti, di tutta la comunità. Che non è certo nel mordi e fuggi metropolitano, nell’andirivieni ottuso di chi depreda il territorio, della massa orientata mediaticamente che ignora e consuma. Qui la necessità è diversa. Ed è interessante ascoltare le voci che lo sanno, assistere alla costruzione di qualcosa che tiene conto che Pienza o San Quirico d’Orcia non sono Siena o Firenze. Che i piccoli bellissimi comuni della Val d’Orcia hanno in comune uno spirito, uno spirito del luoco che soffia leggero e anima questa meraviglia.
I paesaggi non sono cartoline, sono paesaggi umani. Chi non se ne rende conto fa un errore gigantesco. Per l’umanità occorre cura. Per la sapienza il tempo e la lentezza. La dolcezza e la misura.
La sfida del tempo è questa: non farsi portare via l’anima da chi vive esprimendo solo valori legati al mercato, al turismo di massa, alla ricchezza volgare. La magnifica terra vive nelle mani di Emo Formichi, nel cuore dei vignaioli, di chi si ostina a pensare che la cultura è terreno fertile e comunitario, aperta al mondo, ma non clone locale di cavolate mediatiche ultracelebrate e aride. La cultura è la memoria, è il ricordo di Dino che da solo ha tenuto in piedi un paese abbandonato e trasformato nel tempo in un albergo per ricchi americani. Vuol dire non prendere sempre per buone le verità della televisione, non chinare la testa di fronte all’arroganza del grande e del potente, ma agire con gentilezza rivoluzionaria nello spirito che anima questa terra.
Buoni segnali si colgono all’orizzonte, anche per il futuro. Per le scelte sagge che gli amministratori hanno fatto, fanno e faranno per non relegare questo spazio unico al ruolo di disneyland oscena e farlocca.

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