
Assassino condannato ed eroe ucraino, a Kiev le proteste dei neofascisti
Condanna dura, oltre le richieste dell’accusa: 24 anni di reclusione per Vitaly Markyv, il nazionalista di estrema destra italo-ucraino accusato dalla magistratura italiana di essere l’autore materiale dell’uccisione del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e dell’ attivista russo dei diritti umani Andrey Mironov che gli faceva da traduttore, in quel tragico maggio 2014, nelle fasi culminanti della guerra nel Donbass. Una condanna esemplare visto che il pubblico ministero aveva chiesto 17 anni di prigione e il riconoscimento delle attenuanti generiche.
Secondo Oksana Chelisheva, attivista dei diritti umani e amica di Mironov, che ha seguito tutto il dibattimento, la sentenza sarebbe stata particolarmente severa a causa del comportamento ‘militante’ e di costante minaccia tenuto dall’imputato durante le udienze, e le intimidazioni dei suoi amici nazionalisti contro la giuria e le pressioni indebite del governo ucraino. Persino il ministro dell’interno ucraino, da Kiev a Pavia, ad esibirsi con piglio arrogante in aula a sostegno sul suo ‘eroe’, ora ufficialmente assassino in carcere.
Il ministro Arsen Avakov con attendente in aula a Pavia
Scomposte le reazioni che segnale Yurii Colombo dall’Ucraina. Lo stesso neo presidente Zelensky, in piena campagna elettorale per il rinnovo del parlambnto, cavalca il caso anche se per pura forma, e ha incaricato ministero e Procura generale di affrontare con urgenza la questione del «ritorno a casa» del membro della Guardia nazionale ucraina Vitaly Markyv. Il futuro del forse, sperando in una assoluzione in appello e non certo attraverso certe forzature che valgono solo per soddisfare la piazza. L’inciampo politico di Zelensky è nel successivo messaggio interno, quasi che processo e relativa condanna italiana fossero parte delle faide di potere interne in corso senza esclusione di colpi. Terza ‘disattenzione’, il continuo riferirsi all’ex combattente ucraino, ‘dimenticando’ che Markyv ha in tasca non solo il passaporto ucraino ma anche quello italiano.
Venerdì sera le organizzazioni neofasciste di Kiev, molto vicine all’attuale governo in attesa di sperato rinnovo post elezioni, hanno organizzato un presidio minaccioso sotto l’ambasciata italiana a Kiev al grido di «Markyv libero subito!» e hanno promesso altre iniziative nei prossimi giorni sia in Ucraina sia in Italia. Il leader dell’organizzazione neonazista Pravy Sektor e candidato alla Rada (il parlamento), Dmytro Jaroshov si è spinto a minacciare il sequestro di qualche italiano attualmente in Ucraina e la sua condanna sbrigativa con una qualunque motivazione, per poi giungere a uno scambio con Vitaly Markyv. Una logica mafiosa che potrebbe/dovrebbe attirare l’attenzione delle nostre procure e dell’Interpol per incitamento al terrorismo.
In un articolo pubblicato ieri da Ozrevatel, giornale vicino ai gruppi estremisti, «il caso Markyv entrerà nei libri di storia come un nuovo caso Dreyfus». Nazi fascisti esagerati e dietrologi. I giudici di Pavia avrebbero avuto bisogno di tre mesi per l’«assurda sentenza, perché sotto la pressione del governo italiano, filo-russo», come dimostrerebbe il caso Salvini-Lega. La comunità ucraina in Italia e i partiti “anti-russi” -sempre Yurii Colombo- sarebbero pronti a presentare alle prossime elezioni proprio Markyv. Neo carcerato italiano.
Dalle farneticazioni delle squadracce nazi ucraine, al ricordo delle vittima, del giovane fotoreporter ucciso volontariamente perché cercava di documentare le sofferenze della ‘parte sbagliata’. «Andrea Rocchelli aveva quel fuoco dentro che lo spingeva a raccontare la storia in diretta attraverso la propria sensibilità e il proprio teleobiettivo. Per questo si era avventurato in Ucraina per testimoniare la tragedia della guerra in piena Europa, pagandone il prezzo più grande», scrive il Manifesto. L’inchiesta della procura ucraina era stata sbrigativa e si era conclusa ben presto con un nulla di fatto. La stessa inchiesta italiana si arenò. Ma grazie alla straordinaria tenacia dei genitori di Rocchelli l’inchiesta fu riaperta e si giunse a identificare e arrestare Markyv a Bologna. Alle farneticazioni minacciose dell’organizzazione neonazista Pravy Sektor, la composta reazione dei genitori di ‘Andy’: «Per noi è un momento comunque difficile». Ora attenderanno pazienti l’appello che la difesa ha già preannunciato. Accanto a loro le associazioni giornalistiche parte civile al processo: «Un contributo alla verità per garantire il diritto-dovere di informare ed essere informati».