
Siamo sicuri ci sia da festeggiare per Von der Leyen, Lagarde?
Dunque, hanno vinto sempre loro: il gatto e la volpe. Monsieur (si fa per dire) Macron e Frau Merkel. O Francia e Germania, che poi è la stessa cosa. Rintanatosi dietro le bianche scogliere di Dover il Regno Unito, liquefattasi come il burro l’Italia del melodramma scaduto a sceneggiata napoletana, intenti ad auscultare i registratori di cassa i Paesi del Benelux, Parigi e Berlino hanno fatto solo finta di accontentarsi. In realtà hanno imposto ai vertici dell’Unione due “falchi” (anche se sarebbe più corretto parlare di due rapacissime civette) che perpetueranno la filosofia monetarista dell’Europa.
“Sturmtruppen” Von der Leyen, promossa a Presidente della Commissione, è una dura e pura, con vedute economiche che fanno sembrare Juncker un keynesiano. Ai tempi della loro crisi di liquidità, trattò i greci come carne da cannone.“En garde, Je suis Lagarde”, invece, nuovo governatore della Banca Centrale Europea, ve la raccomando. Viene dritta dal Fondo Monetario Internazionale, dove per uno zero virgola di sforamento ti sbattono dietro la lavagna. Noi sappiamo che i tacchini non festeggiano il Natale. Perciò per cosa caspita stia esultando il nostro premier Conte non lo sappiamo.on procedura di infrazione
O, forse, possiamo maliziosamente immaginarlo. Ha barattato, come in un suk levantino o nella kasbah di Marrakesh, la nostra acquiescenza con una (molto) transitoria “pace finanziaria” con Bruxelles. Niente procedura d’infrazione e noi attacchiamo l’asino dove vuole il padrone. Anzi, sorry. Il padrone dove vuole l’asino. In pratica, siamo passati col rosso e il vigile ci consente di rimandare qualsiasi possibile contravvenzione al 2020. Come? Boh. Visto che per non “conciliare” adesso, il nostro governo ha dovuto raschiare il fondo di tutte le casseruole a disposizione.
Giuseppe Conte, insomma, detto “spiderman” per la sua capacità di arrampicarsi sugli specchi, festeggia. Vediamo se tra cinque mesi, corti e netti, i “botti” saranno solo quelli dello champagne o anche quelli, ben più fragorosi, dei nostri titoli di stato. Rimpiangeremo “Supermario” (Draghi) e capiremo, quando non sarà più al vertice della BCE, quante volte ha coperto le terga a un Paese imbelle e vigliacco come il nostro. Che per salvare la pellaccia dei padroni del vapore ormai sfiatatissimo, scarica sulle spalle dei più deboli (giovani, pensionati, disoccupati) tutti i macigni della malapolitica. Tanto, paga sempre Pantalone.