Trump-sauditi e la guerra all’Iran: bersagli, petrolio e rischi per tutti

Trump-Bolton-Bin Salman-Netanyahu

Trump-sauditi e la guerra all’Iran: bersagli, petrolio e rischi per tutti
L’attacco americano all’Iran è vicino e molto probabilmente, segnatevelo, l’obiettivo potrebbe essere il terminale petrolifero dell’isola di Kharg. E il nucleare non c’entra il resto di niente. Nelle segrete stanze della Casa Bianca si tresca e si prepara la botta contro gli ayatollah, con una filosofia del tipo “o la va o la spacca”. Dei due “partiti” che tirano Trump per la giacchetta, quello di Bolton e l’altro di Pompeo, sembra che a vincere sia il primo. Quello dei “falchi”, abbondantemente inselvatichiti dall’azione ai fianchi condotta da Israele e dall’Arabia Saudita. Netanyahu e bin Salman vogliono risolvere una volta per tutte la pratica sciita, neutralizzando il loro nemico pubblico numero uno. L’Iran.

Azione Usa-saudita

Ieri è stato creato uno squadrone misto di caccia-bombardieri tra Usa e sauditi. Mentre gli ayatollah (errore mortale) hanno annunciato che fra 10 giorni oltrepasseranno la soglia fissata per l’arricchimento dell’uranio. E Trump? Siccome il diavolo fa le pentole, ma poi gli sballano i coperchi, siamo in grado di “girarvi” lo schema Ponzi diplomatico (in pratica, una truffa) per come ce l’hanno raccontato. Dunque, tenetevi forte, gli Stati Uniti vogliono una crisi petrolifera generalizzata che, sommata alla perfida guerra dei dazi doganali, faccia aumentare il costo dell’energia e metta in ginocchio prima il loro “nightmare” (incubo) notturno. Cioè la Cina. E poi a cascata gli alleati, l’Europa in primis e, a ruota, il Giappone.

Petrolio ‘fracking’

Loro si sono già attrezzati per l’autosufficienza petrolifera. Con la strategia tecnologica del “fracking” sono riusciti a rendere sfruttabili giacimenti che prima si ritenevano troppo frazionati, per essere economicamente produttivi. Quindi se lo Stretto di Hormuz si chiude e se gli oleodotti della regione saltano per aria, gli Stati Uniti potranno far piombare il pianeta in una crisi economica e produttiva devastante, senza pagare pegno. E avranno il coltello dalla parte del manico. Fantapolitica partorita da menti schizofreniche? Ma quando mai. Negli Usa, le stesse forze sociali e finanziarie che hanno portato alla Casa Bianca il peggior Presidente della loro storia, devono finire il lavoro sporco. Prima che un decerebrato di cotanto spessore non venga più rieletto.

Rielezione a rischio

E siccome i sondaggi dicono che perfino un “quilibet” come Joe Biden lo sconfiggerebbe l’anno prossimo, allora bisogna fare in fretta. E mettere il pianeta Terra di fronte al fatto compiuto. Succeda quel che succeda. I suprematisti “Wasp” (White, anglo-saxons and Protestant) vogliono un Paese che detti ancora legge nel mondo. Un “poliziotto globale” che respinga le foie da imperialismo economico dei cinesi e che ricacci nell’angolo da cui è uscita la Russia di Putin. Trump non ha né amici e manco “nemici”. Ha solo interessi. E ragiona come un salumaio disonesto, penna bic all’orecchio, bilancia starata e carta alimentare che pesa il doppio della mortadella che avvolge. Insomma, ci siamo capiti.

Come contro Saddam

Gli Stati Uniti barano e fabbricano prove fasulle, come ai tempi delle famose armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Una carnevalata. Hanno bisogno di qualche centinaio di morti, come disse cinicamente qualcuno quando assestammo la coltellata nella schiena alla Francia nel ’40, per sedersi al tavolo della pace. E spartirsi i pani e i pesci. Non ci piace. I duri e puri dell’Amerika che conta, hanno messo in testa all’Energumeno della Casa Bianca che così metterà in ginocchio la Cina, “finlandizzerà” (come si diceva ai tempi di Brezhnev) l’Europa, imporrà i suoi punti di vista in tutto il Medio Oriente e comanderà a bacchetta nei sette mari. Riducendo anche Putin in un pugno.

BB, Bastard Bolton

Gli hanno fatto un disegno, perché lo capisse meglio e il Consigliere per la “insicurezza” nazionale, il guerrafondaio John Bolton, gli ha spiegato che con un attacco mirato l’Iran crollerà alla prima pedata. Dove colpire? Un uccellino che si trovava a svolazzare per caso dalle parti dello Studio Ovale (e che forse faceva parte della “nidiata” di Mike Pompeo) ha cantato. Detto oggi, a futura memoria, possiamo indicarvi un obiettivo “a caso”. Ma quasi sicuro. Dunque, come premesso corto e netto nel nostro incipit, Trump potrebbe attaccare il terminale petrolifero dell’isola di Kharg. Così l’economia di Teheran collasserà in un pomeriggio. Userà missili da crociera e B-52, già schierati nella regione e non certo per “deterrenza”.

Obiettivo l’isola di Kharg?

Farà quello che fece Saddam Hussein al tempo della guerra con gli ayatollah, finendo quasi per strangolarli. Già adesso Teheran riesce a esportare (contrabbando compreso) meno di un milione di barili di greggio al giorno, cioè il 40% di quanto esportava ai tempi belli, quando ancora gli Stati Uniti non si erano inventati sanzioni a capocchia. La mossa di Saddam, di attaccare Kharg, ancora oggi, è insegnata in tutte le accademie militari del mondo. Solo che poi la guerra finì in un altro modo. Testone-Trump è avvisato.

 

AVEVAMO DETTO

Mine fantasy, uomini rana fantasma, a ognuno il suo colpevole utile

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