Nuova Europa, Kosovo, storia fatta dai vincitori e sconti premio

Pristina Capitale

Nuova Europa, Kosovo, storia fatta dai vincitori e sconti premio
Pristina, capitale del Kosovo indipendente per circa la metà degli Stati Onu che lo riconoscono. Cronaca AnsaMed del 12 giugno, mercoledì scorso. «Si sono tenute oggi a Pristina le celebrazioni ufficiali e i festeggiamenti per il 20/o anniversario dell’ingresso in Kosovo dei militari della Kfor, la Forza Nato inviata nel Paese al termine della campagna di bombardamenti alleati contro la Serbia di Slobodan Milosevic». Veramente il bersaglio Nato allora si chiamava ancora Jugoslavia, piccola e scontenta, certamente, ma c’era la Serbia con le sue province storiche, compreso il Kosovo a forte presenza albanese e la Voivodina con  la sua popolazione ungherese che lì rimane. E c’era il Montenegro, una delle sei repubbliche storicamente fondanti della Jugoslavia socialista di Tito del dopo guerra mondiale. Dettagli?

Eroi a convenienza di parte

«Ospiti d’onore in una città imbandierata a festa sono stati l’ex presidente americano Bill Clinton, l’ex segretario di Stato Usa Madeleine Albright e il generale Wesley Clark, principali fautori e protagonisti dell’intervento armato dell’Alleanza Atlantica, che nella primavera del 1999 dopo 78 giorni di raid aerei costrinse il regime di Milosevic a ritirare le truppe dal Kosovo ponendo fine alle repressioni e alla pulizia etnica ai danni della popolazione di etnia albanese». Dettagli che sfuggono e dimenticanze. I circa 6 mila morti sopratutto civili di quella guerra umanitaria. E la contropulizia etnica a danno dei kosovari serbi, ormai pochi e asserragliati in enclavi . Destino di chi perde, ma almeno senza applausi. Madelain Albrigt, che tentò di negare (non si capì mai il perché), le sue origini ebraiche, e il generale Clark, sfuggito al giudizio del Tribunale dell’Aja perché non era jugoslavo. Un conticino per quegli 11 tecnici della Tv di Belgrado ammazzati volutamente senza un perché tecnicamente militare?

Belgrado ma non soltanto

Una ricorrenza tuttavia che a Belgrado viene ricordata in termini assolutamente differenti. «Se Pristina parla infatti di Festa della liberazione, ringraziando gli Usa e l’Occidente per aver spianato la strada alla democrazia e all’indipendenza, la dirigenza serba denuncia la ‘brutale aggressione’ della Nato contro uno Stato sovrano e senza mandato Onu, all’origine dell’espulsione e dell’esodo forzato di oltre 200 mila serbi dal Kosovo». Ansa molto corretta nonostante la circostanza tutta di parte.
«Accolti come autentici eroi, Clinton, Albright e Clark hanno esaltato i progressi compiuti dal giovane Stato del Kosovo. Per Bill Clinton, il Kosovo è un esempio di democrazia e impegno a vivere in pace con i suoi vicini». Qualche problema di strabismo post presidenziale per Bill, rispetto al nord serbo. Anche Madeleine Albright ha problemi di memoria, ricordando gli anni della guerra «con la gente che scandiva ‘Grazie, Stati Uniti’». Nessun dubbio di eventuale tifoseria di parte di chi la applaudiva, e le ha fatto pure una statua. Un busto con Madeleine ringiovanita inaugurato in giornata nel centro di Pristina, dove da una decina d’anni vi è già una grande statua in onore di Bill Clinton. La sola che ci risulti al mondo.

 

UNA STATUA TIRA L’ALTRA

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