Corea del Nord, il Kim ‘sbagliato’ lavorava per la Cia?

Corea del nord del mistero
(e delle bufale clamorose)

Corea del Nord, il Kim ‘sbagliato’ lavorava per la Cia?
Beh, adesso ne sappiamo di più. Kim Jong-Nam, fratellastro del più famoso (e pericoloso) Kim Jong-Un, dittatore nordcoreano per virtù dinastiche, nel 2017 sarebbe stato fatto uccidere in Malesia proprio da quest’ultimo. E, a quanto pare, non certo perché gli facesse “ombra”, come capitava a certi imperatori romani che non si fidavano manco delle loro budella. No. Nam era sui libri paga della Cia. Almeno così sostiene l’edizione di ieri del Wall Street Journal, quotidiano autorevole non solo in campo economico e finanziario, ma anche in settori altrettanto “delicati”, perché può vantare eccellenti “entrature” in tutti gli ambienti americani. Compresi quelli dei servizi di sicurezza.

‘The Great Successor’

In effetti, non ci voleva l’orbo per indovinare la ventura. Il presunto ruolo di Nam nella Cia viene anche citato in un libro di prossima uscita, scritto dalla corrispondente del Washington Post, Anna Fifield, intitolato “The Great Successor”. Tutta la vita di Nam, secondo i suoi detrattori, è stata spesa tra alcol, femmine, giochi d’azzardo e sbafatorie a ufo. Tanto pagava il “Caro Leader”, al secolo Kim Jong-Il. Suo padre. Il quale non aveva solo un debole per il proletariato (si fa per dire), ma anche per alcuni vizi del “capitalismo” più bieco: ostriche, champagne aragoste, scarpe di tutte le fogge (col tacco) e feste faraoniche. Anzi, “romaniche”, visto che assomigliavano a quelle di Caligola. Ma tant’è. il buono o il cattivo?

Kim il buono e Kim il cattivo

Comunque, siccome il re non fa corna, il ‘Caro Leader’ al momento della successione scelse il fratellastro più piccolo. Appunto Kim Jong-Un. Forse meno versato di Nam per i piaceri della vita, ma sicuramente più affidabile (pensava lui) per gli affari di Stato. Dato il suo carattere che potremmo definire, ehm… “atomico”. E Nam? Gli misero quattro soldi in tasca e lo spedirono a fare il vecchio puttaniere in disarmo e il biscazziere di lungo corso (ma forse è lurida propaganda di regime) tra Macao e Hong Kong. Ovunque, insomma, ci fossero roulette che giravano, donnine che mostravano le gambe e bottiglioni di whisky da svuotare. Però, calma e gesso. Perché un e-book del 2017 di un misterioso “Tony the Great” suona un’altra musica. E dice che Nam era “il lato buono dei Kim”.

Polpettone dinastico

Descrivendolo come intelligente, amante della cultura (studi in Svizzera e Russia) e sinceramente votato per la convivenza pacifica e una Corea del Nord “più aperta”. Era odiatissimo dal fratellastro, Kim Jong-Un, definito “un animale che aveva un chiaro complesso di inferiorità” e non vedeva l’ora di toglierselo davanti. Sì, perché il vero protettore di Nam era stato proprio suo padre, Jong-Il. Il quale per “ragioni di Stato” lo aveva dovuto “diseredare” dal potere, in quanto figlio di una relazione con un’attrice. Insomma, un vero e proprio polpettone dinastico e familiare. Poteva durare? Certamente no. Così, probabilmente, la Cia ne approfittò per imbarcarlo tra i suoi informatori. Nam, infatti, aveva mantenuto contatti e relazioni con l’establishment nordcoreano. Dove in moltissimi odiano Jong-Un e, se potessero, gli farebbero un festino di tre giorni. Ma il giovane Kim vigilava.

Il Kim sbagliato

E siccome su 24 milioni di abitanti della Corea del Nord, almeno 5 o 6 milioni, a gettarsi bassi, sono “informatori” e spioni del regime, non ci è voluto molto a scoprire che il fratellastro si era venduto ai “gringos”. Figuratevi se Kim Jong-Un, ormai diventato una star delle “purghe” (reali e presunte) di familiari, amici, parenti e vicini di casa, si sarebbe tirato indietro. Dopo avere fatto ammazzare lo zio a colpi di cannone e la zia col veleno, tutori di Nam, fece eliminare anche quest’ultimo. Col gas nervino. Una “siringata” in faccia lanciata a tradimento a Kuala Lumpur da due donne (poi scarcerate senza un perché) bastò a spedire il Kim sbagliato dove non poteva più disturbare. Fantapolitica? Beh il Wall Street Journal non è prodigo di dettagli, ma fa chiaramente capire che forse Nam lavorava per la Cia da lunga pezza.

CCC, Cia + Corea = Cantonate

Qualche analista, però, è perplesso. Le “conoscenze” di Nam non sembravano proprio di primo piano e Jong-Un non si sarebbe mai fidato di lui. Gli americani volevano utilizzarlo come “dittatore-fantoccio”, in caso di eliminazione di Jong-Un? Idea possibile, ma un po’ forzata, visto che Nam, a Pyongyang, a nostro giudizio, se lo filavano in pochi. Joel Wit, già alto funzionario del Dipartimento di Stato e attuale “senior fellow” dello Stimson Center, a questo proposito, ha dichiarato che le supposte attività “informative” della Cia in Corea del Nord lasciano il tempo che trovano. Finora non ne hanno mai azzeccata una che sia una. E forse con Kim-Jong-Nam hanno pure perso i soldi delle bottiglie che si sarebbe scolato. O forse Nam era veramente l’unico Kim sano di testa.

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