
Cina-Russia alleate hi-tech, Trump dove fallirono Stalin e Mao?
Guerra hi-tech. «Aurora» potrebbe essere una scelta per il colosso di Pechino dopo l’attacco Usa leggiamo da Mosca. Rostelecom, la ‘telco’, la società statale russa di tele comunicazioni. Le voci di un matrimonio tra Huawei e Rostelecom circolavano da giorni ma da ieri si sono fatte più insistenti. Per il portale russo The Bell, specializzato in hi-tech, la Huawei potrebbe adottare il sistema operativo russo Aurora già in commercio in versione per pc. Non è l’americano Amazzon, ma concorre bene, e comunque tutto può crescere in tempi brevissimi, è il segnale.
Poi c’è Yurii Colombo, che sul Manifesto aggiunge dettagli molto interessanti. Forum economico di San Pietroburgo: il ministro per lo sviluppo e le comunicazioni digitali russo Konstantin Noskov e il vice direttore esecutivo di Huawei Guo Ping si sono incontrati qualche giorno fa in una villa ‘fuori porta’. Il via libera alla trattativa sarebbe venuto dopo l’incontro tra Putin e Xi Jinping. I rumors sulla possibile partnership russo-cinese sono stati confermati dalla agenzia russa ufficiale Tass. Non solo Aurora ma anche l’interesse cinese per i social, i motori di ricerca e antivirus russi.
Per i social la Cina potrebbe essere interessata non tanto a ‘Vkontakte’, la più diffusa ma che, leggiamo sul Manifesto, «continua a rifiutarsi di condividere le informazioni di terze parti con il governo». Non è una gara tra democrazie, è chiaro, e i cinesi pare preferirebbero il più malleabile Odnokassniki, meno popolare ma disponibile ad operazioni di controllo e censura sugli utenti. Secondo Vedomosti per gli antivirus la Cina guarderebbe con interesse al gruppo Kaspersky, il cui fondatore fu a suo tempo collaboratore del Kgb, e da sempre ben visto al Cremlino.
Resta il fatto che Huawei si sta muovendo per cercare una soluzione alla minaccia di Google di non fornire più assistenza e aggiornamenti sui suoi nuovi smartphone. Per questo l’azienda cinese sta lavorando da tempo su un sistema operativo tutto suo per l’autunno prossimo. Tuttavia la joint-venture russo cinese avrebbe un significato politico di vasta portata nella partita antiprotezionista che Xi e Putin intendono giocare e va ben oltre, i pur importanti aspetti tecnici. Messaggio politico inequivocabile anche da Mosca sulla controversia tra l’azienda cinese e il governo americano.
Cambio di argomento, ma non troppo. Sindacati contro robot e gig economy, l’alternativa all’America «trumpista» è la sintesi di Luca Celada da Los Angeles. Iporti gemelli di Los Angeles e Long Beach, da cui passa oltre un terzo di tutto quello che arriva via mare in America. transitano oltre un terzo delle merci totali importate in America. E i 12mila portuali contro l’adozione di camion automatici per trasportare i carichi in arrivo. E i portuali Usa non sono più teneri dei nostri. La Maersk, colosso danese titolare di uno dei maggiori terminal, vuole veicoli autonomi semoventi.
Portuali ma non soltanto, e in America prima che altrove. Una nuova ondata di automazione che assieme all’introduzione sempre maggiore dell’intelligenza artificiale promette cambiamenti epocali. Fra le mutazioni del lavoro che stanno producendo gli attuali vertiginosi livelli di diseguaglianza, la diffusione della precarietà come condizione normale. Torniamo ai porti di Los Angeles e Long Beach, la ‘Left Coast’ la chiama Celada, che si conferma universo politico parallelo ed alternativo nell’America trumpista anche per la regolamentazione dell’industria tech locale.