‘Patacón’ in Argentina, nome verità, ma mini-Bot è patacca più elegante

Argentina 2001, paese fortemente indebitato, moneta forte ma casse vuote e l’economia in stallo. Vi ricorda qualcosa di più vicino a noi? Il ‘Patacón’ -nome simbolo ma reale- fu prima usato per pagare le fatture dei fornitori. Poi vennero gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni. E poi fu il patatrac.

Patacca italiana secondo Treccani

Patacca s. f. – Nome attribuito anticamente a varie monete, per lo più non italiane, e rimasto poi nell’uso popolare per indicare genericamente monete di scarso valore (soprattutto se grosse e pesanti); di qui la locuzione: non vale una patacca, vale pochissimo; costa appena una patacca, quasi nulla; è un uomo che, a vederlo, non gli daresti una patacca, lo giudicheresti di nessun valore, e simili. (cfr. l’uso analogo di un soldo, due soldi).

Il Patacón latino americano

Dunque il Patacón argentino 2001 è servito per pagare le fatture dei fornitori e poi anche gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni, ci ricorda Anna Maria Merlo, sul Manifesto. «Mancavano i dollari, mentre il cambio “ufficiale” restava uno a uno con il peso. Il governo aveva cominciato a dire che la moneta parallela non sarebbe servita per spendere, ma solo per risparmiare, dei mini-Bot insomma». Poi i commercianti hanno cominciato ad accettare i Patacones, perché erano meglio di niente e il ministro dell’Economia aveva messo sotto controllo i conti correnti.
I Patacones hanno cominciato a circolare a Buenos Aires. Poi nel Chaco hanno adottato il Quebracho, il Lecar a Cordoba ecc… lo Stato ha poi battezzato Lecop i bond stampati per pagare i debiti con le Province. I Patacones erano «papelitos pintados» (pezzi di carta colorati) che non avevano riserve nel Tesoro né erano basati su entrate fiscali. Con i Patacones era stato aumentato artificialmente il cash flow.
L’illusione di più soldi a coprire la perdita di valore reale di quello che avevano in tasca i cittadini, con il governo che aveva promesso di riscattarli. Ma i Patacones hanno perso valore, chi li deteneva ha dovuto accettare i nuovi pesos, che valevano molto ma molto meno. «Frode ufficiale di Stato -scrive severa Anna Maria Merlo- Ci ha riprovato con i Cedin, abilitati per operazioni commerciali di beni e servizi. L’Argentina ha fatto default nel 2001 e nel 2014. I poveri sono il 40% della popolazione, in un Paese che prima della guerra era la settima potenza mondiale».

Se il Patacón lo chiami mini-Bot

Scappiamo dall’Argentina e torniamo in Italia. Uno vuol capire su cosa si litiga nel governo per una economia che per ottimismo chiamiamo asfittica? Cosa c’è di meglio del giornale economico edito da Confindustria. Dal Manifesto al Sole24ore, a bilanciare letture politiche demodè, dicono. E Tommaso Monacelli, peggio di Anna Maria Merlo: «Nella migliore delle ipotesi i mini-Bot sarebbero del tutto inutili perché incapaci di risolvere il problema reale dei debiti della pubblica amministrazione verso imprese private. Nella peggiore, nascondono possibili scenari di uscita dell’Italia dall’euro».
Noi, impreparati culturali di economia da stipendio, proviamo a capire nella confusione delle proposte para governative che sembrano rincorrere i nostri dubbi. Prima ipotesi, i mini-Bot dati a te famiglia o a te impresa, li puoi usare per pagare le tasse. Non soldi per pagare non tasse? Esempio di cui siamo grati al collega Monacelli. «Se alla fine dell’anno il signor Rossi deve 100 euro di tasse, ma lo Stato gli comunica che può usare 100 minibot per pagarle, il signor Rossi risparmia 100 euro da spendere al ristorante, mentre lo Stato non incassa quei 100 euro dovuti di tasse, e deve quindi finanziare il deficit di entrate in qualche modo: o riducendo la spesa pubblica, oppure con maggior debito».

Altra ipotesi, altro inganno

I mini-Bot possono essere utilizzati solo dalle imprese per riscuotere i crediti che ancora vantano con la pubblica amministrazione. Ma allora a che servono? Qualcuno ha problemi non solo di ragioneria, ma di semplice logica. Se lo Stato deve 100 euro di pagamenti all’impresa del signor Rossi, ed emette un Bot da 100 euro, lo Stato paga un debito con un altro debito? Potrebbe finanziarsi sul mercato emettendo buoni del tesoro per 100 euro e girare poi quei 100 euro al signor Rossi per estinguere il proprio debito. Di fatto, lo Stato starebbe scambiando una passività (i pagamenti dovuti all’impresa del signor Rossi), con un’altra passività (i buoni del tesoro emessi per finanziarsi). Perché dunque usare i minibot? Non basterebbe semplicemente ridurre le tasse alle imprese dello stesso ammontare dei crediti esistenti con lo Stato? Dov’è il trucco? Il tempo che passa tra il mini-Bot di oggi e il momento di pagare le tasse dovute. Un po’ di mancati interessi e furberie da venditori in fiera, tre pentole al costo di una.

Una moneta parallela?

Salvini ci dice che i mini-Bot piacciono agli italiani. Siamo già al punto in cui deve dirci lui cosa ci piace? Giorgetti, ala pensante: ‘è una soluzione per i pagamenti’. Certo, a danno delle imprese creditrici. Gioco di prestigio per guadagnare tempo. Ma, dubbio generalizzato, i minibot come nuova moneta? “Potrebbero” diventare moneta, spiega il Sole, ma…
«Per essere moneta, i minibot devono essere accettati nelle transazioni. Se il signor Rossi riceve 100 minibot dallo Stato e vuole utilizzarli per fare la spesa dal signor Bianchi, il signor Bianchi li accetterà solo se ha fiducia nel fatto che li potrà poi utilizzare per pagare il signor Verdi, e così via. Niente garantisce che questo collante di fiducia si verrebbe a realizzare. Anzi, c’è da dubitarne». Facile immaginare negozi e supermercati col cartello ‘non si accettano mini-Bot’.
Salvo che lo Stato non imponga la loro accettazione per legge. Ma allora l’Italia avrebbe stampato una sua carta moneta con corso legale, e quindi, l’uscita dall’Euro. Lo scenario successivo è davvero da ‘Patacón’: mini-Bot carta straccia rispetto all’Euro. Salvo che -pensiero malvagio, ma la stupidità della proposta minibot non lascia molte alternative- qualcuno non valuti davvero la possibile uscita dell’Italia dall’Euro.

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