
4 giugno 1944, la liberazione di Roma e Peter Tompkins
A Roma sono arrivato da adulto e a Roma, sul percorso del giornalismo d’assalto ho conosciuto un eccezionale resistente. L’ho incontrato e ne sono diventato amico. Un onore. Si chiamava Peter Tompkins. Peter era stato uno dei liberatori di Roma ed era stato un protagonista delle battaglie democratiche successive. Difficile scrivere qualche cosa su Peter che non lo faccia arrabbiare anche da morto. Difficile immaginarlo finalmente quieto. Aveva 88 anni e riusciva a far sentire te un vecchietto. Peter è l’americano più bello dentro che ho conosciuto, anche se lui non amava essere americano, soprattutto dopo la saga dei Bush. Lui era un eroe e non voleva esserlo. Lui era un ricco borghese che non voleva esserlo. Lui è stato una grande spia durante la seconda guerra mondiale e non amava le spie.
Peter Tompkins, che si è spento negli Stati Uniti, è stato un eroe della Resistenza italiana. Onorificenze ed attestati della nostra Repubblica, ma soprattutto, la stima di coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Scrivere di un amico (un maestro) confonde le idee, e la sua vita incredibile non aiuta certo. Peter è nato ad Atene di Georgia, ma ha trascorso gran parte della sua infanzia tra Roma e la Toscana. Sua mamma era una famosa cantante lirica e suo padre uno scultore. Scherzava sull’amicizia che aveva legato la vedette del bel canto a Bernard Shaw, di cui aveva l’arguzia. Allo scoppio della guerra mondiale, dall’università di Harvard torna in Italia come giornalista del New York Herald Tribune e poi della NBS. Nel 1941 entra nell’OSS, la struttura di spionaggio americano nel corso della guerra, da cui nasce la Cia.
Quando gli Alleati liberano la Sicilia, lui è sbarcato clandestinamente sul litorale di Roma per coordinare l’attività delle formazioni partigiane in vista dello sbarco d’Anzio per la liberazione della Capitale. Visse da clandestino nella Roma dell’occupazione nazista del generale Kesselring, avendo come interlocutori, tra le fila partigiane, Riccardo Bauer, Giuliano Vassalli, Giorgio Amendola, Franco Malfatti, e tanti altri combattenti che non videro la Liberazione. Grazie all’azione di quella cellula partigiana, ha recentemente scritto Tompkins citando documenti ufficiali americani, fu salvata la testa di ponte di Anzio. Molti del gruppo clandestino, compreso Maurizio Giglio (medaglia d’oro alla Resistenza), suo strettissimo collaboratore, finirono trucidati alle Fosse Ardeatine. Peter nel 1945 riprese a fare il giornalista ma, come vi ho detto, era anche lui un po’ matto.
Il nostro 25 aprile (Genova il 24) L’operaio Scapini e il generale Peter Tompkins e Don Berto