Trump-Giappone, invidie imperiali per fastidi elettorali
Una cronaca internazionale un po’ trascurata dalle vicende elettorali europee. Fronte atlantico obsoleto, mentre, dall’altra parte del pianeta, fronte del Pacifico, le potenze vere trattavano le alleanze decisive per il prossimo futuro del pianeta. Stati Uniti Giappone, e di fronte e loro, geograficamente e non solo, l’ingombrante Cina.
La cronaca di Filippo Santelli, da Torkio su Repubblica, ci racconta delle premure del premier Shinzo Abe per compiacere il bizzoso e iper vanitoso ospite, arrivato addirittura a piegare i rituali sacri della casa regnante. Il nuovo imperatore Naruhito deve ancora completare la sua ascesa al trono, cerimonia ufficiale davanti agli ospiti internazionali solo a novembre, che sui offre in antipasto imperiale a Donald Trump.
Un banchetto a Palazzo imperiale con 168 ospiti, una sfida a golf premiata con un’enorme coppa a lui intitolata, un campione di sumo che si esibisce e lo omaggia, e, dessert della visita, un maxi ordine di 105 caccia da combattimento F35, con il Giappone che avrà così, «la flotta di F35 più grande di qualsiasi altro alleato Usa». Non certo per fare paura al piccolo e poveri Kim Jong-un.
Fronte strategico anti Cina, ma non tutto nella storica alleanza americano-nipponica dopo le bombe atomiche su Hroshima e Nagasaki, con l’amministrazione Trump ha avuto qualche intoppo. La fissa di Trump sui dazi, e una certa trascuratezza rispetto ai timori di Tokio nei confronti dell’imprevedibile vicino coreano.
Accoglienza super, quasi da piaggeria, ma distanze e reciproche diffidenze restano, in particolare sul commercio. Trump chiede al Giappone di riequilibrare il surplus commerciale con gli Stati Uniti: «Annunceremo delle cose, probabilmente ad agosto», avrebbe detto ieri, versione smentita da fonti del governo giapponese. Che ha non pochi problemi in casa. Se aprirà il mercato delle importazioni agricole, come Trump gli chiede di fare, Abe rischia una rivolta dei produttori giapponesi.
Rinvio di qualsiasi accordo almeno a luglio, dopo il voto decisivo per la Camera Alta. Peggio le tensioni sulle auto, settore chiave in entrambi i Paesi. Washington chiede a Tokyo di aumentare la quota di importazioni, Tokyo chede di eliminare le tariffe sulla componentistica. Trump per ora ha sospeso i nuovi dazi, ma è solo una tregua. Da imperatore a imperatore.
Meglio e più facile andare d’accordo in politica estera. Il Giappone resta il Paese più minacciato dopo il Sud Corea dalle atomiche nord coreane, e non aveva gradito molto l’improvviso disgelo tra Kim e Trump. Ma ora che i negoziati Usa sono in stallo, è il giapponese Abe che entra in campo con la benedizione americana per incontrare Kim Jong-un. Il Giappone come mediatore per rientrare da protagonista in un negoziato da cui era stato escluso nei fatti. Trump ha sminuito i nuovi lanci di missili balistici da parte di Pyongyang: «La mia gente pensa che possa esserci stata una violazione delle risoluzioni Onu, io la vedo diversamente». Frenata sul suo consigliere alla Sicurezza nazionale, John Bolton, secondo cui la violazione c’è stata.
Abe supino. «Voglio rendere l’alleanza tra Stati Uniti e Giappone inamovibile in questa nuova era». Esagerato, rispetto ad un Trump girandola. Ma tutti e due i protagonisti, con la bugia utile in tasca. Per Abe la politica estera è il tema su cui la sua azione riscontra il maggiore consenso in casa. Quasi come Trump, impegnatissimo ad allontanare l’attenzione dai problemi interni.
Nodi politici aperti in attesa del ritorno di Trump per il G20 di giugno. Corea del Nord, che vede Abe in prima fila, disposto a incontrare Kim Jong-un. C’è poi il capitolo Iran, con Trump che ha appena annunciato l’invio di 1.500 soldati in Medio Oriente e ha autorizzato, scavalcando il Congresso, la vendita di armi ad Arabia Saudita ed Emirati. Dal canto suo il Giappone ha rapporti diplomatici e culturali con l’Iran. Tokyo, vicina all’Unione Europea e a Cina e Russia, non ha mai nascosto la propria contrarietà al ritiro americano dall’accordo sul nucleare iraniano. Secondo indiscrezioni riportate dalla stampa giapponese, Abe sta lavorando a una visita in Iran in giugno per incontrare il presidente Hassan Rohani e cercare una mediazione. Infine gli effetti della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina sull’economia giapponese, le cui prospettive – secondo l’ultima analisi del governo – sono peggiorate.