
Da Trump a Xi attorno a Putin per una pezza su Iran, Venezuela ecc…
Vladimir Putin, indubbiamente leader ma non tra i campioni mondiali di democrazia, alla prese con interlocutori per molti versi simili per concezione di autorità, ma portatori di intessi e intenzioni spesso collidenti tra loro. Putin e il suo fidato ministro degli esteri Sergey Lavrov a Soci a ricevere il mondo. Lunedì il ministro degli esteri cinese Wang Yi. Ieri il segretario di Stato Usa Mike Pompeo. E oggi sarà la volta del presidente della repubblica austriaca, non il giovanotto sovranista Kurz, ma il ‘verde’ presidente der Bellen con cui fare la pace dopo la scoperta di una «talpa» russa nello stato maggiore di Vienna.
Attenzione massima da parte di tutti all’incontro con il capo della diplomazia americana. Perché, nel mondo i due Paesi sembrano litigare sui tutto, ma forse per questo, recentemente Casa Bianca e Cremlino sono tornati a parlarsi spesso, Trump alleviato dai sospetti sul ‘Russiagate’. Telefonare diretta tra i duue, l’ultima nota il 3 maggio. E ieri Trump (rivelazioni da Mosca di Yurii Colombo), «Avrebbe persino proposto per mezzo del suo emissario un incontro con Putin in occasione del prossimo G20 che si terrà a Osaka, anche se con il volubile inquilino della Casa Bianca il condizionale è sempre d’obbligo».
Per la rielezione del 2020 a Trump serve qualche risultato prestigioso in campo internazionale e Mosca, visto la russofobia dei partito democratico, potrebbe (anche questa volta) fargli da sponda. Pompeo ruffiano a Soci, evitando come prevedeva il suo programma di passare prima per Mosca, dove lo attendevano i leader dell’opposizione liberale russa. Una scelta che Putin ha apprezzato e che Pompeo ha ribadito in conferenza stampa. «Il presidente Trump sta facendo di tutto per migliorare le relazioni tra i nostri paesi», ha affermato il Segretario di Stato. Molte posizioni diverse ma ‘tantissimi interessi coincidenti’. Quali?
«Su un numero enorme di problemi in cui i nostri interessi coincidono», spara Pompeo. Li avrà sognati lui, se si guarda al passato. A meno che la sola ‘buona volontà’ riscoperta ieri possa rappresentare già una ‘significativa consonanza’. Nel comunicato emesso dal Cremlino alla fine dell’incontro tra Putin e il segretario di Stato si sarebbe discusso di Venezuela controllo degli armamenti, Iran e di Ucraina. Argomenti su cui risulta difficile a tutti noi comuni mortali trovare traccia, accenno, barlume di ‘consonanza’. Ed ecco le bugie diplomatiche che scadono spesso in squallida marchetta politica.
Secondo il sempre ben informato Vedomosti, tra Putin e Pompeo il dialogo è stato in realtà assai difficile. Putin si sarebbe indispettito per la notizia circolata in queste ore del possibile invio di 120mila soldati americani nel Vicino Oriente per intimidire l’Iran. Pompeo non ha confermato la notizia ma ha sostenuto che gli Stati uniti «cesseranno di far pressioni su Teheran quando questa si comporterà da paese normale». Fin che non obbedisce a Washington e alleati? Grandi distanze anche sul Venezuela. Putin, «non democratico il tentativo di rovesciare Maduro» e, condizione per riaprire la trattativa l’emarginazione di Guaidó.
Controllo degli armamenti nucleari (sempre Colombo sul Manifesto). Gli Usa vorrebbero che nella trattativa entrasse anche la Cina ma Putin ha confermato che lunedì il ministro degli esteri cinese si è detto indisponibile a tali negoziati e Mosca non intende fare per ora nessuna pressione su Pechino. Infine il capitolo ucraino. Pompeo ha chiesto a Putin la liberazione dei 25 militari ucraini arrestati dalla Russia dopo l’incidente di novembre nello stretto di Kerch ma Putin ha glissato. Attende di vedere come si muoverà Zelensky nelle prime settimane di mandato prima di prendere qualsiasi decisione in proposito.
Spero sia fake news. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov a sua, sull’invio di 120 mila soldati americani in Medio Orient. «Spero che la ragione trionferà e le voci sulla presunta intenzione di dirigere verso la regione 120 mila soldati degli Stati Uniti». Pompeo interpellato, se la sarebbe cavata con un ‘questione militare’. Ma il New York Times riferiva presentava di un piano militare del vice segretario alla Difesa Patrick Shanahan per inviare fino a 120 mila soldati in Medio Oriente se l’Iran accelera lo sviluppo di armi nucleari o attacca le forze armate statunitensi. Però il lontano italiano Pompeo giura che va tutto bene.