La Cia avverte il dissidente arabo per evitargli la fine di Khashoggi

Salvare il giornalista per
evitare un altro delitto di Stato

La Cia avverte il dissidente arabo per evitargli la fine di Khashoggi
Le cronache sul The Guardian e della Bbc sono esplicite e coincidenti, riprese anche da La Stampa. L’attivista democratico arabo afferma di essere stato portato in salvo dai funzionari della Norvegia, dove vive, dopo che gli è stato riferito di una minaccia alla sua vita da parte dell’Arabia Saudita. Iyad el-Baghdadi ha poi precisato alla Bbc di ritenere la minaccia collegata al suo lavoro di denuncia sulla sistematica violazione dei diritti umani in Arabia Saudita. Lapidaria la sua considerazione etica via Twitter: «Se non vogliono uccidermi, allora non sto facendo il mio lavoro», che dice molto sugli alleati chiave di Trump sul fronte arabo sunnita. Ancora più clamorosa la rivelazione del Guardian secondo cui le informazioni sulla minaccia provenivano dalla Cia (ovviamente mancano conferme ufficiali), interessata ad evitare un altro scandalo di portata planetaria attorno alla corte assassina di Riad, e quindi spinta a salvare la vita del giornalista arabo impiccione.

Iyad el-Baghdadi peggio di Khashoggi

Iyad el-Baghdadi, blogger palestinese molto attivo sui social media, criticava spesso i leader arabi del Medio Oriente. Incluso il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, i cui collaboratori sono stati accusati di aver ordinato l’omicidio del giornalista e critico saudita Jamal Khashoggi, all’interno del consolato del regno a Istanbul, lo scorso anno. Baghdadi, che conosceva Khashoggi, ha poi dichiarato ad Al-Jazeera: «Gran parte del mio lavoro negli ultimi due anni è stato incentrato sulla situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, specialmente dopo l’omicidio del mio amico Jamal Khashoggi», citando anche la recente raffica di sentenze di condanna a morte eseguite. Il popolare blogger, che ha più di 127.000 follower su Twitter, ha guadagnato risalto internazionale nel mondo arabo durante le cosiddette ‘primavere’ del 2011. Il giovane palestinese aveva ottenuto asilo in Norvegia nel 2015, dopo essere stato espulso dagli Emirati Arabi Uniti dove era cresciuto.

Cia e autorità norvegesi ‘No comment’

Iyad el-Baghdadi ha detto di essere stato messo al corrente della minaccia il 25 aprile, quando i funzionari norvegesi si sono presentati all’alba a casa sua facendogli temere, proprio loro, il peggio. Sapeva di aver tirato molto la corda nelle critiche ai governi conservatori del Golfo, in particolare quelli emiratino e saudita. E già maggio del 2015 erano state le forze di sicurezza di Abu Dhabi a piombargli in casa, allora solo per avvertimento. «Sembra che mi abbiano nel mirino, ma non è chiaro cosa vogliono fare», ha aggiunto, chiarendo che la natura della minaccia non era chiara e che non c’era indicazione di una trama specifica. Secondo un rappresentante della Fondazione Kawaakibi, un’organizzazione umanitaria che Baghdadi ha co-fondato, ha dichiarato alla Bbc che il servizio di sicurezza della polizia norvegese (fonti Cia?) aveva informato il potenziale bersaglio che la minaccia era legata all’Arabia Saudita.

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