
Teheran stufa rompe sul nucleare? Basta prepotenze e sanzioni Usa
Il presidente iraniano Rouhani perde la pazienza e avverte che l’intesa sul nucleare firmata col resto del mondo ragionevole, ha ancora solo 60 giorni di vita, poi se gli Strati Uniti insistono con le loro sanzioni all’Iran imposte al mondo, ‘allora le ricerche sulla bomba atomica le riprendiamo veramente’. Dunque Trump ha ottenuto ieri quella rottura sull’accordo nucleare che sta cercando da due anni? Washington e anche Israele.
«Sfibrando l’avversario con un’altalena di annunci, rinvii e smentite, ritirandosi per primo da un’intesa storica e funzionante, riapplicando sanzioni che stanno strangolando l’economia iraniana, minacciando la Repubblica islamica a ogni piè sospinto di un prossimo attacco e infine inviando la portaerei Abraham Lincoln nel Golfo Persico, ha spinto Teheran alla rottura», denuncia Chiara Cruciati da Washington sul Manifesto.
Il presidente Hassan Rouhani, l’architetto col suo ministro degli esteri Zarif dell’accordo del 2015 sul nucleare con Ue, Usa, Francia, Germania, Cina e Regno unito, ha annunciato in tv e in lettere ufficiali ai leader dei paesi partner, l’uscita di Teheran da alcuni degli impegni previsti da quell’accordo già rotto unilateralmente dagli Stati Uniti di Trump. «Accordo sospeso fino a definire nuovi termini che proteggano gli interessi iraniani».
Tradotto, ‘o fermate l’attacco di Washington e alleati sauditi e israeliani alla nostra economia, o salta l’accordo che -voi lo sapere bene- noi stavamo rispettando’. In pratica, rimarranno nel Paese quelle riserve di uranio arricchito e acqua pesante (300 chili) che avrebbero dovuto essere vendute. E, aggiunge Rouhani, l’arricchimento dell’uranio riprenderà se entro 60 giorni le sanzioni su esportazioni di greggio e settore bancario non saranno sollevate.
Il ministro degli esteri Zarif, da parte sua, tenta di non non far preoccupare troppo gli europei: «Non stiamo operando al di fuori dell’intesa ma all’interno dell’accordo». Dettagli sull’applicazione che permettono a una delle parti di ritirarsi da alcuni impegni se l’altra non rispetta a pieno l’accordo. Ovvero gli Stati uniti, usciti esattamente un anno fa dall’intesa e da allora impegnati a reinserire una a una tutte le sanzioni finanziarie e commerciali che sembravano un ricordo del passato.
Che stanno dicendo da Teheran? Spingere l’Europa a intervenire per fermare gli Stati Uniti e alleati mediorientali che spingono pericolosamente verso un possibile conflitto. Israele e Arabia saudita in testa. Un conflitto per il momento non ancora direttamente militare.
Ma ieri sera Trump ha ordinato nuove sanzioni all’export iraniano di alluminio, acciaio, rame e ferro. E questa volta anche i governi europei che in questi anni hanno difeso l’accordo e gli accordi commerciali miliardari con Teheran, tutti affossati dalle restrizioni Usa, minacciano di fare altrettanto. Ieri Parigi, Londra e Berlino hanno avvertito Teheran su possibili conseguenze anche Ue che nessuno di loro davvero vuole.
Chi ha le idee chiare ed applaude all’aggravarsi della crisi, il premier israeliano Netanyahu. «Non permetteremo all’Iran di ottenere l’arma nucleare. Continueremo a combattere contro chi vuole ucciderci». Salvo che armi nucleari in territorio iraniano non se ne vedono e che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica in questi anni ha ribadito il massimo rispetto delle clausole dell’accordo da parte di Teheran.
AVEVAMO DETTO