Il 25 aprile del 1945, e nella società attuale sembra sempre più preistoria, malinconia e memoria da rituale cerimonia di Stato col presidente Mattarella, vuoto governativo attorno, e malinconia personale per noi ‘passati’ e in via di estinzione. Nella occasione della Pasqua avevo ricevuto e rilanciato il filmato di un formidabile Bregovic che con una banda musicale Gyepsies dai Balcani, cantavano ‘Bella ciao’ in italiano. Canto popolare nostro, nato prima della Liberazione, diventato celebre dopo la Resistenza perché fu idealmente associato al movimento partigiano italiano. Destinatario, un colto amico di orientamento politico moderato e cattolico praticante. Scherzo laico da parte mia, ‘Buona festa di quadrivigilia del 25 aprile’. Avevo sbagliato io.
Replica, un qualche filmato con inno fascista che manco ho voluto ascoltare. Delete. Un po’ stupito e preoccupato. Cosa stava accadendo? Se una persona colta e per bene confonde oggi, ‘Bella Ciao’, che ha cantato probabilmente anche Paolo Emilio Taviani (cito uno per tanti), partigiano e storico ministro Dc degli anni ruggenti, con un canto sovversivo paracomunista a cui contrapporre gli inni dei massacratori fascisti, vergogna storica italiana, vuol dire che c’è qualcosa che non va nella cultura diffusa del nostro presente, persino ai livelli culturalmente ‘alti’ e sensibili della nostra società. Ovviamente l’amico resta caro, ma perché tanta confusione su valori chiave? Quello che segue non è risposta ma anzi, ulteriori e gravi interrogativi.
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Il governo dello Sri Lanka ha oscurato Facebook, Instagram e WhatsApp, ed è la prima volta nella storia della comunicazione contemporanea che i Social Network di un paese governato da una democrazia almeno formale vengono spenti con una motivazione ufficiale dal governo: il pericoloso livello raggiunto dalla disinformazione e dal caos attraverso Internet con notizie non verificate e non mediate, tale da mettere a rischio la sicurezza nazionale.
Nel momento in cui lo Sri Lanka spegne temporaneamente Facebook impressiona il discorso di Carole Cadwalladr, la cronista dell’Observer che ha scoperchiato lo scandalo di Cambridge Analityca, e che ha spiegato tra l’altro come i social hanno influito sulla Brexit. E come stanno facendo del male alle democrazie di tutto il mondo. Carole Cadwalladr ha fatto un lavoro giornalistico eccezionale per il quale è stata fra i finalisti del premio Pulitzer appena assegnato. Sue le domande molto serie suggerite a tutti a noi utenti dei social, sul futuro della democrazia. Quasi il seguito di quanto sopra, molto adatto a questo 25 aprile ormai percepito via Social. Parte del testo nella traduzione dell’AGI, agenzia giornalistica Italia.
Il giorno dopo il voto sulla Brexit,
quando la Gran Bretagna si è svegliata con lo choc di scoprire che stavamo davvero lasciando l’Unione Europea, il mio direttore al quotidiano Observer, mi ha chiesto di tornare nel Galles meridionale, dove sono cresciuta, e scrivere un reportage. E così sono arrivata in una città chiamata Ebbw Vale. [.] È nelle valli del Galles meridionale, che è un posto abbastanza speciale. Aveva questa sorta di cultura di classe operaia benestante, ed è celebre per i cori di voci maschili gallesi, il rugby e il carbone. Ma quando ero adolescente, le miniere di carbone e le fabbriche di acciaio chiusero, e l’intera area ne è rimasta devastata.
Ci sono tornata perché al referendum della Brexit era stata una delle circoscrizioni elettorali con la più alta percentuale di voti per il “Leave”. Sessantadue per cento delle persone qui hanno votato per lasciare l’Unione Europea. E io volevo capire perché. Quando sono arrivata sono rimasta subito sorpresa perché l’ultima volta che era stata ad Ebbw Vale era così (mostra la foto di una fabbrica chiusa). E ora è così. (mostra altre foto). Questo è un nuovissimo college da 33 milioni di sterline che è stato in gran parte finanziato dall’Unione Europea.
E questo nuovo centro sportivo fa parte di un progetto di rigenerazione urbana da 350 milioni di sterline, finanziato dall’Unione Europea. E poi c’è questo tratto stradale da 77 milioni di sterline, e una nuova linea ferroviaria e una nuova stazione, tutti progetti finanziati dall’Unione Europea. E non è che la cosa sia segreta. Perché ci sono grossi cartelli ovunque a ricordare gli investimenti della UE in Galles.
[.] un giovane davanti al centro sportivo
mi ha detto di aver votato per il Leave, perché l’Unione Europea non aveva fatto nulla per lui. E ne aveva abbastanza di questa situazione. E in tutta la città le persone mi dicevano la stessa cosa. Mi dicevano che volevano riprendere il controllo, che poi era uno degli slogan della campagna per la Brexit. E mi dicevano che non ne potevano più di immigranti e rifugiati. Erano stufi.
Il che era abbastanza strano. Perché camminando per la città, non ho incontrato un solo immigrato o rifugiato. Ho incontrato una signora polacca che mi ha detto di essere l’unica straniera in paese. E quando ho controllato le statistiche, ho scoperto che Ebbw Vale ha uno dei più bassi tassi di immigrazione del Galles.
[.] poi, quando è uscito il mio articolo, questa donna mi ha contattato. Mi ha detto di abitare a Ebbw Vale e mi ha detto di tutto quella roba che aveva visto su Facebook durante la campagna elettorale. Io le ho chiesto, quale roba? E lei mi ha parlato di roba che faceva paura, sull’immigrazione in generale, e in particolare sulla Turchia.
Allora ho provato a indagare,
ma non ho trovato nulla. Perché su Facebook non ci sono archivi degli annunci pubblicitari o di quello ciascuno di noi ha visto sul proprio “news feed”. Non c’è traccia di nulla, buio assoluto.
[.] l’intero referendum si è svolto nel buio più assoluto perché si è svolto su Facebook. E quello che accade su Facebook resta su Facebook. Perché soltanto tu sai cosa c’era sul tuo ‘news feed’, e poi sparisce per sempre, ma così è impossibile fare qualunque tipo di ricerca.
Così non abbiamo idea di quali annunci ci siano stati, di quale impatto hanno avuto, o di quali dati personali sono stati usati per profilare i destinatari dei messaggi. O anche solo chi li ha pagati, quanti soldi ha investito, e nemmeno di quale nazionalità fossero questi investitori. Noi non lo possiamo sapere ma Facebook lo sa. Facebook ha tutte queste risposte e si rifiuta di condividerle.
[.]nel Regno Unito abbiamo un limite
ai soldi che puoi spendere in campagna elettorale. [.] Ma la campagna elettorale del referendum si è svolta soprattutto online. E tu puoi spendere qualunque cifra su Facebook, Google o YouTube e nessuno lo saprà mai, perché queste aziende sono scatole nere. Ed è esattamente quello che è accaduto. Noi non abbiamo idea delle dimensioni, ma sappiamo con certezza che nei giorni immediatamente precedenti il voto, la campagna ufficiale per il Leave ha riciclato quasi 750 mila sterline attraverso un’altra entità che la commissione elettorale aveva giudicato illegale, e questo sta nei rapporti della polizia.
E con questi soldi illegali, “Vote Leave” ha scaricato una tempesta di disinformazione. Con annunci in cui si dice che 76 milioni di turchi stanno per entrare nell’Unione Europea. Una menzogna assoluta. La Turchia non sta per entrare nell’Unione Europea. Non c’è nemmeno una discussione in corso nella Ue. E la gran parte di noi, non ha mai visto questi annunci perché non eravamo il target scelto.
E l’unico motivo per cui possiamo vederli oggi è perché il Parlamento ha costretto Facebook a darceli. [.] la più grande frode elettorale del Regno Unito degli ultimi cento anni. Un voto che ha cambiato le sorti di una generazioni deciso dall’uno per cento dell’elettorato. E questo è soltanto uno dei reati che ci sono stati in occasione del referendum.
C’era un altro gruppo,
che era guidato da Nigel Farage. [.] E anche questo gruppo, “Leave EU”, ha infranto la legge. [.] Quest’altro uomo (foto assieme a Trump), è Arron Banks, è quello che ha finanziato la loro campagna. [.] E non entro neppure nella discussione sulle menzogne che Arron Banks ha detto a proposito dei suoi rapporti segreti con il governo russo. O la bizzarra tempestività degli incontri di Nigel Farage con Julian Assange e il sodale di Trump, Roger Stone, ora incriminato, subito prima dei due massicci rilasci di informazioni riservate da parte di Wikileaks, entrambi favorevoli a Donald Trump.
Ma quello che posso dirvi è che la Brexit e l’elezione di Trump sono strettamente legati. Ci sono dietro le stesse persone, le stesse aziende, gli stessi dati, le stesse tecniche, lo stesso utilizzo dell’odio e della paura.
Questo è quello che postavano su Facebook.
E non riesco neanche a chiamarlo menzogna perché ci vedo piuttosto il reato di instillare l’odio (si vede un post con scritto “l’immigrazione senza assimilazione equivale a un’invasione”).
Non ho bisogno di dirvi che odio e paura sono stati seminati in rete in tutto il mondo. Non solo nel Regno Unito e in America, ma in Francia, Ungheria, Brasile, Myanmar e Nuova Zelanda.
[.] una forza oscura che ci collega tutti globalmente. E che viaggia sulle piattaforme tecnologiche. Ma di tutto questo noi vediamo solo una piccola parte superficiale.
[.] Cambridge Analytyca di Robert Mercer,
il miliardario che ha finanziato Trump, e che ci ha minacciato moltissime volte per impedire che pubblicassimo tutta la storia. Ma alla fine lo abbiamo fatto lo stesso. E quando eravamo al giorno prima della pubblicazione abbiamo ricevuto un’altra diffida legale. Non da Cambridge Analytica stavolta. Ma da Facebook. Ci hanno detto che se avessimo pubblicato la storia, ci avrebbero fatto causa. E noi l’abbiamo pubblicata.
[.] Cento anni fa il più grande pericolo nelle miniere di carbone del Galles meridionale era il gas. Silenzioso, mortale e invisibile. Per questo facevano entrare prima i canarini, per controllare l’aria. In questo esperimento globale e di massa che stiamo tutti vivendo con i social network, noi siamo i canarini. Noi siamo la prova di quello che accade in una democrazia occidentale quando secoli di norme elettorali vengono spazzate via dalla tecnologia.
La nostra democrazia è in crisi, le nostre leggi non funzionano più, e non sono io a dirlo, è un report del nostro parlamento ad affermarlo. Questa tecnologia che avete inventato è meravigliosa. Ma ora è diventata la scena di un delitto. E voi ne avete le prove. E non basta ripetere che in futuro farete di più per proteggerci. Perché per avere una ragionevole speranza che non accada di nuovo, dobbiamo sapere la verità.
[.] la democrazia liberale non funziona più.
E voi l’avete messa fuori uso. Questa non è più democrazia – diffondere bugie anonime, pagate con denaro illegale, Dio sa proveniente da dove. Questa si chiama “sovversione”, e voi ne siete gli strumenti. Il nostro Parlamento è stato il primo del mondo a provare a chiamarvi a rispondere delle vostre azioni, ma ha fallito. Voi siete letteralmente fuori dalla portata delle nostre leggi [.]
Quello che sembrate ignorare è che questa storia è più grande di voi. È più grande di ciascuno di noi.
E non riguarda la destra o la sinistra, il Leave o il Remain, Trump o no. Riguarda il fatto se sia possibile avere ancora elezioni libere e corrette. Perché, stando così le cose, io penso di no.
E così la mia domanda per voi oggi è: è questo quello che volete?
È così che volete che la storia si ricordi di voi? Come le ancelle dell’autoritarismo che sta crescendo in tutto il mondo? Perché voi siete arrivati per connettere le persone. E vi rifiutate di riconoscere che la vostra tecnologia ci sta dividendo.
La mia domanda per tutti gli altri è:
è questo che vogliamo? Che la facciano franca mentre noi ci sediamo per giocare con i nostri telefonini, mentre avanza il buio? [.] La democrazia non è scontata. E non è inevitabile. E dobbiamo combattere, dobbiamo vincere e non possiamo permettere che queste aziende tecnologiche abbiano un tale potere senza controlli. Dipende da noi: voi, me, tutti noi.
Fin qui Carole Cadwalladr. Da Ennio Remondino, un buon 25 aprile Festa della Liberazione particolare per chi ha avuto la costanza di arrivare sino in fondo a questo lunghissimo scritto.