Via gli Usa dallo Yemen, veto di Trump e scandalo armi francesi

Arabia Saudita e petrodollari amici

Via gli Usa dallo Yemen, veto di Trump e scandalo armi francesi
Una insolita mozione bipartisan approvata da Senato e Camera statunitensi contro la guerra in Yemen. La richiesta di interrompere l’intervento Usa in Yemen, togliendo così l’appoggio all’Arabia Saudita e altri ‘amici degli amici’ arabo sunniti. Gesto politicamente forte, vero è che Donald Trump ha messo il veto alla risoluzione, il secondo veto nella storia di questa travagliata presidenza.
Il Congresso aveva passato la risoluzione ricorrendo a una legge federale dei tempi della guerra in Vietnam, il War Powers Act, che consente al parlamento di chiedere al presidente di terminare le operazioni militari se queste non hanno l’autorizzazione delle Camere. Trump ha giustificato il veto dicendo che rappresentava una decisione «non necessaria, un tentativo pericoloso di indebolire la mia autorità costituzionale mettendo a rischio le vite di cittadini e militari americani, ora ed in futuro».

Macello Yemen e miliardi sauditi

La decisione sullo Yemen era passata al Senato, che va ricordato, è a maggioranza repubblicana, con 54 voti favorevoli e 46 contrari, e poi ratificata dalla Camera, maggioranza democratica, con 247 sì e 175 no. Un quasi ‘plebiscito politico’, non solo contro la guerra nello Yemen.
Una netta presa di distanze del Congresso dalle posizioni di Trump troppo vicine all’Arabia Saudita, difficilmente giustificabili e ‘scomode’ sopratutto dopo l’uccisione del giornalista saudita e collaboratore del Washington Post, Jamal Khashoggi compiuta da killer di Stato nell’ambasciata di Riyadh a Istanbul. Gli Stati Uniti, quindi, continueranno il loro impegno militare in Yemen, dal supporto logistico all’esportazione di armi.

Armi francesi anche se Parigi nega

Il sito investigativo Disclose è venuto in possesso di una nota confidenziale della Difesa di Parigi dalla quale emerge il massiccio utilizzo di armi francesi dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita nella guerra in Yemen. Il fascicolo era stato inviato al presidente Macron il 3 ottobre scorso in occasione di un consiglio ristretto della difesa. Quindici pagine dell’intelligence militare francese, col dettaglio sulla vendita di armi a sauditi ed Emirati.
Giustificazione francese riportata da Africa Express: «I nostri equipaggiamenti sono stati venduti per proteggere i territori sauditi da attacchi balistici yemeniti». Ovviamente. Smentita giornalistica sul campo: cannoni Ceasar prodotti dalla Nexter, società di proprietà dello Stato. Carri armati Leclerc, dotati di munizioni francesi. Dispositivi di avvistamento, fabbricati dal gruppo Thales. Eccetera eccetera

Haski: un’ambiguità diffusa

Pierre Haski, France Inter, su Internazionale. «In Europa non abbiamo il cinismo sfrontato di un Donald Trump, che dopo l’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi ha dichiarato che non si potevano mettere a rischio cento miliardi di dollari di vendite di armi all’Arabia Saudita. Eppure, nei fatti, non siamo molto lontani da questo tipo di atteggiamento».
Una Francia ‘gaullista’ che ha bisogno vitale di esportare il materiale bellico per lo sviluppo e la produzione che il mercato nazionale non riesce più ad assorbire. Risultato, Francia quarto esportatore di armi al mondo dopo gli Stati Uniti, la Russia e la Cina, e prima della Germania. «Il dibattito sulla vendita di armi riemerge regolarmente a proposito della guerra sporca in Yemen, che ha devastato un intero paese ma che nessuno, tra gli alleati dei sauditi e degli Emirati Arabi Uniti, difende più sul piano dei princìpi».

 

AVEVAMO DETTO

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Tags: armi Trump Yemen
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