La carta meravigliosa e il dono del libriccino

La carta è meravigliosa. La carta dei libri soprattutto. Ma anche quella delle riviste e dei giornali… Sfida il tempo con la sua delicatezza, con quella apparente fragilità che la rende vulnerabile. Vola via nel vento, nell’acqua si spappola, col fuoco brucia. Sembra impossibile pensare che un supporto per il pensiero così poco resistente possa vincere sui secoli, attraversare spazi incredibilmente lunghi, rappresentare per noi, che non ci arrendiamo all’incantesimo di questa epoca, il segno più forte di futuro, la possibilità di mantenere memoria e pensiero, di non far scivolare via anonimamente quello che siamo, di non far seccare le radici annullando così un domani fertile e umano.
Tutto il resto agisce sul presente senza passato e senza futuro. Ogni evoluzione tecnologica annulla la precedente, ogni supporto straordinario per conservare i dati tende a diventare obsoleto in tempi veloci, quindi a rappresentare un vuoto di memoria. Parlo per le persone normali, non per i sistemi ultrasofisticati di potere che sulla raccolta dei nostri dati basano la propria soffusa dittatura… Loro conservano e gestiscono, noi lasciamo andare. Chi ha salvato la propria vita sui floppy disk ha meno possibilità di chi ha conservato carte e immagini fotografiche vere.

Scrivo queste riflessioni su un giornale online, importantissimo e coraggioso. Ma nel contempo conservo ciò che scrivo e che penso su carta. E vivo e lavoro in un locale che fa della carta, della carta bella, la sua missione. Da un anno esiste questo avamposto culturale, da un anno opera e viaggia con la sua utopia concreta e controcorrente.

Questo è il tempo dell’essere sovversivi. E per esserlo occorre non prendere per buone tutte le verità della televisione, scrivo parafrasando De Andrè. Sovversivo è cogliere nel bombardamento dei messaggi mediatici e nell’incanto che portano con sé, quel pizzico di disincanto e di senso critico che fa parte del nostro essere. Dire di no. Fermare il tempo quell’istante che occorre per creare uno spazio di pensiero tra lo stimolo e la risposta preconfezionata. In quello spazio nasce il mondo libero, la vita che merita di essere vissuta, tutto quello che poi un giorno ci sorprendiamo a cercare, quando camminando sui rottami senza senso degli anni passati ci accorgiamo che la corsa contro il tempo, l’accettazione furbetta e passiva, l’indifferenza per la sorte della specie, del bosco, del futuro per i figli, sono diventati il macigno che rende infelici. Poveri (o ricchi è uguale) infelici di una infelicità pesante di sconfitte senza aver mai alzato un dito per combattere, per riflettere, per avere quello sguardo-attraverso che consente all’uomo di essere umano, di osservare ciò che accade, osservando se stesso nell’azione della vita.

La carta. Sono partito dalla rivoluzione della carta. E dalla bellezza del ritrovamento, del pescare dalla vita un oggetto che ti riporta a esistere profondamente. Per esempio, in una scatola, mi è saltato addosso un libriccino piccino, con una copertina di carta da pacchi. Stampato in bianco e nero. Magnifico oggetto, con un disegno di Ciccio Falco, grafico e artista palermitano geniale. Il colore del vento, è il titolo. Si tratta di una raccolta di poesie di Emilio Paolo Taormina che non ricordo di conoscere. Probabilmente si tratta di un dono di Ciccio di venti anni fa. Prezioso, aggiungo. Il libriccino è bellissimo. Le poesie anche. E io, che ho ritrovato questo gioiello, l’ho avuto per la seconda volta in dono. Questa volta colmo di memoria, di ricordi e bellezza. E poi l’editore? L’arciere del dissenso. Sublime.

Vedete certe volte la forza della carta? Ti spalanca le porte dell’emozione e della scoperta.
…vesto / i miei versi / con un panno / ruvido / adatto / a tutte le stagioni.
E ancora:
…uso / la parola / amore / come uno zaino / per portare / poche cose / tutto quello / che ho.

Grazie, carta leggiadra. Grazie Ciccio e grazie sconosciuto poeta. Le parole giuste arrivano come pioggerellina scintillante e dolce quando è giusto che ci siano.

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