
SCARICATI. TRUMP OK AI SAUDITI SULLA LIBIA
I MARINES SCAPPANO E L’ ITALIA È NEI GUAI
8 Aprile – Voltafaccia Usa che isola Serraj e l’Italia, Tripoli assediata dal generale Haftar è probabile che cada. Haftar appoggiato da Francia, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Russia. Governo di Tripoli? Trum disse: «Non vedo alcun ruolo degli Stati Uniti in Libia». Scaricati, vuoto a perdere.
Agenzia italiana ANSA – TUNISI, 7 APR ore 15,34 – «Escalation dello scontro tra il governo riconosciuto a livello internazionale e le forze del generale Haftar. Via il contingente Usa dal Paese. Sarraj accusa Macron: “Sostenete Haftar”. Raid e scontri a Tripoli: 21 morti | Lʼesercito del premier Sarraj annuncia lʼoperazione ‘vulcano di rabbia’». La guerra a parole. Intanto, “missili”, o quanto meno razzi ‘Grad’, sono stati piazzati dalle forze del generale Haftar a Garian, un’ottantina di chilometri in linea d’aria a sud del centro di Tripoli e hanno già colpito. Lo riferiscono due fonti e un sito libico.
Agenzia di stampa russa Sputnik. «L’esercito nazionale libico, sotto il comando del maresciallo Khalifa Haftar, ha dato inizio domenica a una parte dell’operazione militare aerea nel cielo sopra la capitale, Tripoli, ha riferito a Sputnik una fonte militare di alto grado libica». Operazione aerea. «In precedenza un altro militare ha riferito all’agenzia che gli aerei da guerra del governo di consenso nazionale hanno attaccato questa mattina la base militare di An Nakilia, nella zona del vecchio aeroporto internazionale di Tripoli, dopo l’avanzamento dell’esercito libico verso la capitale». Fonti locali confermano che nei cieli di Tripoli volano numerosi aerei militari che arrivano dalla parte controllata dall’esercito dal punto di Wadi ar-Rabi.
Il premier del governo di accordo nazionale di Sarraj lha presentato all’ambasciatrice francese in Libia, Béatrice du Hellen, una «formale protesta», accusando Parigi di sostenere il generale Haftar. In mattinata Sarraj aveva chiesto formalmente all’ambasciatrice francese di riferire la sua protesta al presidente, Macron. Il premier Al Sarraj alla tv ha accusato il generale Haftar di ‘tradimento’: «Dopo l’aggressione da parte delle forze di Haftar e la sua dichiarazione di guerra contro le nostre città e la nostra capitale non troverà nient’altro che forza e fermezza». Il generale: «Non mi fermo’» Situazione fuori controllo e panico di guerra, la popolazione sta facendo scorta di benzina e prodotti alimentari temendo una ulteriore escalation.
Nel frattempo il Comando statunitense in Africa ha annunciato di avere «temporaneamente evacuato un contingente di forze statunitensi dalla Libia». Sul profilo Twitter del Comando, «Continueremo a monitorare le condizioni sul terreno e a valutare la fattibilità di una rinnovata presenza militare degli Stati Uniti, a seconda dei casi». Intanto è guerra vera. L’Onu ha lanciato un appello per una tregua umanitaria dalle 16 alle 18 ora locale per l’evacuazione dei feriti e dei civili da parte dei soccorritori della Croce Rossa. Tra le vittime anche civili: 21 morti e 27 feriti dichiarati dalla parte governativa, 14 militari per Haftar.
‘Operazione Tripoli’ decisa ad Abu Dhabi e con l’Arabia saudita. Battaglia per spartire il potere con Haftar oppure guerra totale. Haftar va in Arabia Saudita a battere cassa, scrive Micalessin sul ‘Giornale’ e incassa soldi e beneplacito dal principe ereditario Mohammad bin Salman. Ma se così gli Stati Uniti da che parte stanno? Servizi segreti che certo sapevano, governo che litiga e che non ottiene ascolto da Washington. Ripicca per gli accordi commerciali tra Italia e Cina, firmati senza il consenso di Washington? Eppure Trump, lo scorso luglio aveva promesso che l’Italia sarebbe stato un partner privilegiato nel complicato dossier libico.
L’Italia ha puntato sul debole Fayez al Sarraj perché contava sull’appoggio degli Stati Uniti nel Paese nordafricano. Ma ora? Il G7 chiede alle parti in conflitto di «non sfruttare i proventi petroliferi del Paese a scopi politici». Ma il petrolio preoccupa le potenze industriali molto più delle sorti dei libici. E chi può, intanto scappa. Via i militari Usa, ma sul fronte del petrolio l’Eni che ritira i suoi tecnici, e la partenza da Tripoli del presidente della National Oil Corp, la compagnia petrolifera nazionale, partner strategico dell’italiana Eni. Haftar, prima di lanciare l’offensiva verso la capitale, ha conquistato la Mezzaluna petrolifera, nel Fezzan, dove sono i pozzi petroliferi più grandi, Sharara ed El Feel (o Elephant) con l’Eni. Ma Bengasi vorrebbe almeno il 40% degli introiti.