
Haftar simil Gheddafi: da Cesare a Napoleone emuli a scendere
Victor Hugo, universalmente conosciuto come l’autore de «I miserabili», è meno ricordato invece per aver bollato in maniera brillante e sarcastica Napoleone III definendolo ‘Napoleone il Piccolo’ per i suoi tentativi di emulare l’illustre avo. Hugo accusava infatti Luigi Napoleone Bonaparte, figlio di un fratello dell’imperatore e della figlia di primo letto della moglie Giuseppina, di essere soltanto una modesta caricatura del grande zio e di essere mosso piuttosto da un’ambizione personale sfrenata. In particolare Hugo sottolineava che il comportamento tenuto nel 1849, quando Luigi Napoleone aveva di fatto rimesso sul trono a Roma papa Pio IX soffocando la Repubblica romana, era indegno della tradizione di libertà dei popoli ereditata dalla rivoluzione francese. Inoltre Hugo in precedenza aveva già criticato un libello di Luigi Napoleone pubblicato nel 1844 e intitolato con una certa sfrontatezza «Per l’estinzione della povertà», quando il principe aspirante dittatore professava invece sentimenti repubblicani radicali e quasi populisti.
Quando infine – con un ‘colpo di stato’ vagamente somigliante a quello effettuato dal vero Napoleone Bonaparte che si era proclamato Primo console il 18 Brumaio – il nipote assunse per sé il titolo di imperatore dei francesi, la misura fu colma e Hugo collocato apertamente tra gli avversari politici del Secondo impero francese; fu costretto ad abbandonare il paese e potè farvi ritorno solo dopo la caduta di Napoleone III nel 1870. La fuga non fu affatto la scelta capricciosa di un intellettuale dai gusti difficili, perché era stato impartito l’ordine di fucilarlo, qualora fosse stato arrestato dai golpisti. Lo spietato giudizio espresso dallo scrittore in quei frangenti ha lasciato soprattutto in Francia una traccia ancora visibile nella cultura e nell’opinione pubblica che periodicamente sembra riemergere. E, d’altra parte, la rappresentazione di Napoleone III seguita alla breve definizione fu poi completata da altri brani inseriti in diverse opere letterarie di Hugo ritenute oggi parti fondamentali della cultura letteraria e politica francesi.
Quando nel 2008, bicentenario della nascita dell’imperatore, una delegazione francese fu inviata dal presidente Nicolas Sarkozy in Inghilterra dove era morto in esilio Napoleone III (e dove ancora si trova la sua salma), si scatenò un’accesa polemica tra temi di storia passata e cronaca politica contemporanea. Ricordando il giudizio di Hugo, le scelte neoliberiste di Sarkozy furono criticate e messe a confronto con l’atteggiamento cinico, autoritario e populista tenuto da Napoleone III ai tempi della rivoluzione industriale in Francia: i ‘sans-papiers’ della globalizzazione, che all’epoca costituivano un serio problema per la Francia, nell’immaginario collettivo divennero i discendenti dei viandanti ‘senza diritti o rifugio’, dei diseredati che girovagavano per la Francia alla ricerca di lavori precari, perennemente perseguitati dai gendarmi, come descritto appunto nel romanzo «I miserabili». Alla beffarda rappresentazione fatta da Hugo di Napoleone il Piccolo si erano così aggiunti anche gli altri romanzi sociali scritti da Emile Zola, ma il giudizio sugli emuli ambiziosi restava negativo in ogni caso.
Hugo nel criticare il regime dell’ambizioso Napoleone III che scimmiottava l’impero napoleonico probabilmente aveva ragione e basti ricordare solo che, al contrario di Waterloo (che fu una dura sconfitta), ma divenne tuttavia una pagina gloriosa nella storia francese, la battaglia di Sedan nel 1870 fu da subito relegata tra le vergogne nazionali e attribuita all’inettitudine del solo Napoleone III. Per quarant’anni la Francia attese una rivincita sulla Germania che alla fine si concluse con un costo spaventoso di caduti e distruzioni dopo la Prima Guerra mondiale. La questione degli emulatori insomma, dei numerosi ‘aspiranti’ dittatori che sostengono di ispirarsi a qualcuno che li ha preceduti, ha già suscitato discussioni sin dai tempi antichi. Piccole storie moraleggianti o brevi aforismi ci hanno tramandato l’immagine che – nella stragrande maggioranza dei casi – chi succede a un personaggio controverso dichiarando di esserne il successore, non solo molto spesso non si rivela al livello di chi lo ha preceduto, ma addirittura produce danni maggiori ottenendo inesorabilmente un impietoso giudizio della storia.