XI Jinping in Italia con 500 persone, vigilia di dubbi e malizie

Delegazione a misura di Cina

XI Jinping in Italia con 500 persone, vigilia di dubbi e malizie
Una flotta aerea per un esercito non di terracotta. Più di 500 persone nella delegazione cinese che accompagnerà il presidente cinese Xi Jinping nella sua missione in Europa dal domani al 26 marzo, con visite in Italia, Montecarlo e Francia. Un centinaio di persone faranno parte della componente ‘stretta’, tra ministri, uomini della sicurezza, medici e assistenti di vario tipo.
Il pool dei media di ben 120 tra giornalisti, operatori e fotografi. Considerando i partecipanti ai forum di Roma previsti su business, cultura e investimenti congiunti in Paesi terzi, vanno aggiunte al conteggio, scrive Ansa, almeno altre 300 persone.

Cosa si aspetta la Cina in Italia?

La politica italiana non sa cosa pensare della Cina, conclude l’analisi della società FB & Associati, e non stupisce. La cosa significativa e in parte divertente è che lo studio si basa su carte ufficiali del Parlamento: interrogazioni, mozioni e ordini del giorno, presentati tra marzo 2013 e il gennaio di quest’anno. Ignoranza politica trasversale e superpartes.
Parlamento, nessun partito escluso, che ha completamente ignorato i temi chiave dell’ascesa cinese dibattuti in mezzo mondo, dalla Belt and Road sempre meno di seta, alla competizione hi-tech sul 5G, riducendo tutto a un problema di difesa del made in Italy o delle nostre imprese acquisite dallo straniero. E quelli arrivano con un esercito di tecnici che sanno.

L’Italia che non sa fa

L’Italia che poco sa, ma ha già deciso, svela Filippo Santelli, Repubblica da Pechino. L’Italia avrebbe già deciso che fra due giorni firmerà la sua adesione al grande progetto infrastrutturale disegnato da Xi Jinping. Progetti planetari e la tutela della passata di pomodoro a confronto. Inadeguatezze cultural politiche trasversali.
I 5Stelle visti come una forza pro-Cina, elogiano astrattamente la ‘Via della seta’, ma poi promuovono azioni a difesa delle imprese. La Lega, tra i critici più duri delle pratiche commerciali di Pechino, invoca dazi alla Trump, ma il sottosegretario Geraci è tra i principali fautori della firma. Il Pd ha tenuto una posizione più neutra, mentre Forza Italia scopre improvvisamente un Berlusconi su posizione contrarie durissime.

La politica sa cosa va a firmare?

L’Italia, tra Cina, Usa e Ue, rimane in mezzo al guado, osserva Simone Pieranni: un accordo «non vincolante» che potrebbe non portare a grandi passi in avanti nelle relazioni tra Cina e Italia. Ma da Pechino sanno come stanno le cose. Articolo sul Global Times, quotidiano affiliato al Pcc: «l’Italia è nell’urgente necessità di investimenti cinesi nelle sue piccole e medie imprese, nell’innovazione finanziaria, nelle energie rinnovabili e in un’ampia serie di progetti infrastrutturali (telecomunicazioni, strade, ferrovie e shipping). Porti, e la logistica saranno il primo focus per la cooperazione della Belt and Road per il futuro prevedibile».
Idee chiare almeno in casa cinese, che concede all’Italia «la guida globale su scienze e innovazione tecnologica e manifattura meccanica. Ed è la terza più grande fonte di acquisizione di tecnologia della Cina nell’Unione europea».

 

AVEVAMO DETTO

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