
Egitto pigliatutto, Libia compresa, e l’Italia sta a guardare
Vertice Lega Araba-Unione europea a Sharm el Sheik, il primo mai organizzato. Tutte le avare cronache italiane a dirci della mezz’ora scarsa di ‘bilaterale’ tra Conte e il presidente egiziano Al Sisi, dicendoci che hanno parlato nuovamente del caso Regeni su cui l’Italia chiede ancora la verità, e poi un po’ di petrolio e di Eni e un po’ di Libia.
Alcune cronache esaltano il ‘ruolo centrale’ che il presidente egiziano avrebbe riconosciuto all’Italia, ma ci si ferma alle cerimonie. C’è invece chi titola ‘Italexit’, l’Italia che esce di fatto dalla Libia, nel senso che via via conta sempre di meno, col generale Kalifa Haftar vincente che si piglia tutto il petrolio e lascia a Serraj e all’Italia solo i migranti.
Per Alberto Negri, ‘Il presidente golpista egiziano è il vero vincitore del vertice di Sharm el Sheikh con l’Europa che lo investe del ruolo di gendarme africano’.
Cosa sarebbe realmente accaduto nel vertice euro-arabo di Sharm el Sheik? Ecco cosa ne pensa Negri, sul Manifesto.
1) al generale al-Sisi è stato assegnato il ruolo di «guardiano» del sud e della Libia, un po’ come a Erdogan per i rifugiati dalla Siria.
2) l’Eliseo ha in programma due vertici con Haftar e Sarraj negli Emirati e a Parigi.
3) Haftar, alleato della Francia, della Russia e dell’Egitto, vanta il controllo del giacimento Eni di El Feel. «In Libia, in poche parole, non tocchiamo palla».
Passaggio importante e trascurato, un ripasso su chi era il ‘padrone di casa’ a Sharm el Sheik. «Il generale egiziano golpista Abdel Fattah al-Sisi, braccio armato dell’Arabia saudita, alleato di Israele in Sinai e in Libia sponsor del generale Haftar», lo descrive Negri, estremamente severo.
Sul povero Regeni, l’ennesima versione della solita presa in giro, ‘faremo, accerteremo’, con una considerazione politica amara ma molto seria: «Giustizia non sarà mai fatta. Almeno se questi sono i rapporti di forza e persiste la totale assenza da parte europea e americana di ogni solidarietà sul caso Regeni». Ma poi, gli affari sono affari.
Al-Sisi e l’Egitto. Economia: proprietari del mega-giacimento offshore di gas dell’Eni a Zohr. Politica: «pretoriani dei Saud e del principe assassino Mohammed bin Salman, un cliente della nostra industria bellica già sbilanciata per le forniture di armamenti di Fincantieri e Leonardo, con il Qatar, la monarchia degli Al Thani e di Al Jazeera fortemente invisa e boicottata sia da Riyadh che dal Cairo per il suo appoggio ai Fratelli Musulmani».
Sempre Negri svela che sauditi ed egiziani con il generale Haftar vogliono far fuori la Fratellanza araba anche a Tripoli di Libia, se possibile, e poi forse si tornerà a parlare con i suoi sponsor, il Qatar e la Turchia.
Si fa ma non si dice. «L’Europa si prepara a riconoscere ad al-Sisi il ruolo di gendarme meridionale e custode dei flussi dei migranti dall’Africa e dal Sudan, dove il presidente Omar al Bashir ha appena proclamato lo stato d’emergenza e dato nuovi poteri alle forze armate per soffocare le manifestazioni dell’opposizione». E si profila anche lo scambio dare-avere, un po’ meno scoperto che con Erdogan.
La Turchia pagata in contanti per tenersi tre milioni di profughi siriani. Ad al-Sisi in premio, l’espansione della sua influenza sulla Libia di Haftar, con la Francia d’accordo. Ed è sempre la Francia che spinge l’Onu ad organizzare due vertici tra Haftar e Sarraj prima ad Abu Dhabi e poi a Parigi.
Trattativa ultima per l’atto di resa, sospettano alcuni con Haftar che per i francesi è una sorta di ‘De Gaulle libico’, «che ora controlla l’importante giacimento libico El Feel, operato da Eni assieme alla Compagnia petrolifera nazionale libica Noc, un’operazione avvenuta nell’ambito della campagna di conquista del sud-ovest con cui si era già impadronito dei pozzi di Sharara, i più importanti della Libia. Le recenti avanzate stanno cambiando rapidamente le relazioni di potere in Libia e forse la Francia si prepara a trattare una sorta di resa o di armistizio con il governo Sarraj».
«Haftar per Tripoli è diventato una minaccia esistenziale», sostiene l’Istituto tedesco per gli affari internazionali e di sicurezza, il Swp. Ce ne accorgeremo, forse, anche noi.