La politica albanese da sempre col vizio di fare a cazzotti, destra e sinistra alternandosi al potere, cosa ottima, salvo le accuse ricorrenti e incrociate di abusi e corruzione che sempre tornano. E quando la politica non ha più testa e argomenti dialettici, allora si scende in piazza e si cerca la spallate vincente, quasi mai vista. Furberia simbolica, la data, perché il 20 febbraio 1991, in piazza Skanderbeg a Tirana venne abbattuta la statua del dittatore Enver Hoxha. La fine simbolica di quel comunismo, che non è il governo parlamentare socialista e moderato di Edi Rama oggi al potere. E questa volta a dire basta al centrodestra albanese arrabbiato, persino gli infiniti strati di morbidezza Ue e degli Usa, i veri tutori strategici dell’Albania.
Il tentativo di sabato 16 febbraio di assaltare la sede del governo, ha portato ad arresti e dimissioni. Il tribunale di Tirana ha confermato la condanna alla detenzione per sei dei 19 manifestanti fermati. Finito in violenza il corteo organizzato dalle opposizioni, in testa il partito fondato dall’ex premier Sali Berisha, espressione del centrodestra, a chiedere un governo di transizione per elezioni anticipate a giugno, in coincidenza con le amministrative. Particolarmente criticata e ancora tutta da verificare nella sua reale attuazione, la scelta del leader Basha, di dimissioni di tutti i deputati di opposizione, forzatura costituzionale a perdere. I numero sono a favore del governo, spiegano i tecnici, 78 seggi sui 140 di cui è composta l’Assemblea nazionale.
L’araba fenice dei negoziati per l’adesione all’Unione Europea, di una Albania definita da Transparency International, il Paese più corrotto di tutta la regione dei Balcani. C’è chi ha ribattezzato il Paese “Kanabistan”, perché la produzione di marijuana risulta parte importante della economia grigia nazionale. Non solo erba ma anche cocaina proveniente dal Sud America ed eroina dal Medio Oriente. Un ex ministro dell’Interno si è dovuto dimettere in seguito ad uno scandalo giudiziario partito dall’Italia, proprio sui traffici di droga, come documentato anche da Remocontro. L’industria criminale della cannabis spesso ammortizzatore sociale, ma la potenza dei clan ormai prevarica quasi potere alternativo. “Dilaga la preoccupazione sulla povertà”, scrive Tiziana Colluto sul Fatto.
“Il 60 per cento degli albanesi si dice pronto ad andarsene all’estero e, nel dicembre scorso, il 44 per cento di chi ha età compresa tra i 18 e i 45 anni ha affermato di aver già presentato domanda di emigrazione”, informa l’Albanian Center for Environmental Governance. La percezione diffusa è che la situazione economica sia peggiorata rispetto al 2017. Insicurezza e corruzione. “Fin troppo oliato, da tempi remoti, il sistema della corruzione”, sempre Tiziana Collutto. E i dati Eiu-Imf elaborati dall’Ambasciata italiana confermano che la disoccupazione è tornata a salire nel 2018, attestandosi al 12 per cento a fronte di un tasso dell’8 per cento nell’anno precedente e vicina al 13,5 del 2013. Eppure, la prospettiva macroeconomica resta positiva, anche se Banca Mondiale e Fondo Monetario hanno rivisto al ribasso le proprie previsioni sui tassi di crescita, di poco sotto al 4 per cento, che per la nostra Italia sarebbe sogno.
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