
Jihad globale dell’Isis 2.0, minaccia vera e la finta vittoria
Alex Younger, capo degli 007 britannici del MI6 nella cronaca-analisi di Umberto De Giovannangeli sull’Huffington Post. “Sulle macerie di Raqqa e di Deir el-Zor, sta nascendo l’Isis 2.0”. Il vertice dell’intelligence britannnica nei giorni scorsi alle Conferenza sulla sicurezza di Monaco, mentre l’attenzione dei media internazionali inseguiva soprattutto le trionfalistiche dichiarazioni di vittoria nella guerra al “Califfato” del vice presidente Usa Mike Pence. Trombonate politiche a seguire quelle del suo capo, e anche frottole.
Per fortuna, qualche tecnico e persona sensata finisce per dire pezzi di verità. Ancora Alex Younger, il capo del servizio di intelligence britannico MI6. “La sconfitta militare del ‘califfato’ non rappresenta la fine della minaccia terroristica, ma la vediamo diffondersi all’interno della Siria ma anche esternamente… Questa è la forma tradizionale di un’organizzazione terroristica”. Allarme non solo spionistico ma anche politico. La ministra della Difesa tedesca Ursula von der Leyen denuncia che lo Stato islamico sta ‘andando in profondità’, sta occultandosi e costruendo reti con altri gruppi terroristici.
Le stime sul numero di combattenti dell’Isis dispersi nell’arena Siria-Iraq vanno da 20.000 a 30.000, molti dei quali non hanno possibilità di qualsiasi ritorno o rifugio. Oltre a piccole concentrazioni di militanti fanatici legati all’Isis in Libia, Egitto, Africa occidentale, Afghanistan e Filippine meridionali. Lupi solitari più foreign fighters di ritorno. Una miscela esplosiva per l’Isis 2.0. Le milizie di Abu Bakr al-Baghdadi ormai in rotta in Sira e Iraq, ma -sempre De Giovannangeli- “i comandi militari del Daesh hanno rivisto i propri piani, cambiando strategia e puntando ad una Jihad globale che abbia l’Occidente, e in esso in particolare l’Europa come teatro di battaglia”.
Attivazione di cellule “dormienti”, ‘mujahiddin’ con passaporto europeo di ritorno a casa per seminare morte e terrore nel Vecchio continente. A lanciare l’allarme, leggiamo, è stato il direttore della National Intelligence americana, James R. Clapper. Stando ad un rapporto di Europol, intitolato ‘Cambiamenti nel Modus Operandi dell’Isis rivisitato’, “squadre assemblate in Siria” sarebbero state inviate in Europa via Ucraina e Paesi Baltici, dove avrebbero già acquistato armi sul mercato nero. Ma anche la Libia è considerata uno dei trampolini di lancio, forse per compiere azioni parallele in Nord Africa. Squadre composte da “diverse decine di persone e dirette dall’Isis” potrebbero già essere presenti in Europa per commettere attacchi terroristici”.