
Netanyahu elettorale con Trump corre a destra ma rischia l’inciampo
Semplici assaggi elettorali misurati in casa dei tifosi, quindi di valore molto relativo. Ed il Likud, partito della destra israeliana ormai da tempo al governo sotto le stretta guida del premier uscente Natanyahu, ha qualche problema in casa. Primarie per decidere quali saranno i candidati alle elezioni del 9 aprile e il posto nel lista del partito, che decide spesso tra l’essere o non l’essere eletto. Primo candidato di diritto il premier uscente, anche se il più votato è stato un altro, il presidente della Knesset, Yuli Edelstein. Poco da festeggiare per Netanyahu, visto che avrà attorno in lista, candidati concorrenti, tutti i suoi principali avversari interni, primo tra tutti l’ex ministro dell’Interno Gideon Saar.
Una lista di ‘nemici interni’ da fare invidia al vecchio Renzi quella che fa Vincenzo Nigro. Il presidente della Knesset già citato e persino il capo dello Stato Reuven Rivlin, altro oppositore del primo ministro nel Likud. Anche una manciata di ministri ed ex contro, oltre alla minaccia del procedimento per corruzione che gli pende sulla testa. Mentre i fedelissimi di Bibi si classificato abbastanza male. Peggio, come detto, il procuratore generale del paese dovrebbe incriminare formalmente il premier per una delle inchieste a cui è stato sottoposto in questi mesi. E da quel momento la battaglia per la successione diventerebbe ufficiale. A spartire un bottino politico al momento ancora consistente. I sondaggi diffusi da Haretz, danno ancora il Likud come primo partito, con probabili 30 seggi sui 120 della Knesset.
Netanyahu si fa la sua tv “modello Trump”, manifesti giganteschi dei due ovunque, ma il panorama politico in Israele sta cambiando. Il nuovo partito ‘Resilienza’ dell’ex capo di stato maggiore, Benny Gantz, che a pochi giorni dalla sua candidatura a sorpresa, già gode di ottimo sondaggi, addirittura 22 deputati, e un ruolo decisivo nella formazione del nuovo governo, sa accedesse davvero. Interessante il fatto che, secondo l’ex capo dell’esercito dal 2011 al 2015, Israele potrebbe ritirarsi anche dalla Cisgiordania. Gantz a stupire, ha assicurato inoltre che Israele «non cerca di dominare nessuno», e questo risulta un po’ meno credibile.
Feroci le critiche della destra e dell’ultra-destra, guidate da Netanyahu e Naftali Bennet, che da tempo attirano simpatie e voti dei coloni. A difendere Gantz un altro ex generale, Moshe Yalon, anche lui in campagna elettorale in accordo col suo compagno d’armi, il quale ha ricordato che il disimpegno da Gaza fu votato per ben tre volte da Netanyahu. Anche sul piano della politica estera, qualche problema inaspettato. Solito approccio muscolare contro l’Iran in Siria, ritenendo di poterne ricavare utili elettorali. Dopo due raid contro il Paese confinante si è fermato, ‘sconsigliato’ forse dalla l’attivazione degli S-300 inviati in Siria da Mosca, ma lasciati per il momento non operativi.
Comunque Netanyahu, sempre sulla presenza iraniana in Siria, ha annunciato un vertice con Putin il 21 febbraio.