Schiaffo del Senato a Trump: Siria Afghanistan e jihad, basta bugie

Sbruffone contaballe

Schiaffo del Senato a Trump: Siria Afghanistan e jihad, basta bugie
Potendo usare un linguaggio meno ritual istituzionale, così traduciamo il Senato americano, a maggioranza repubblicana, che dà l’aut aut alla Casa Bianca dal ritirare in maniera precipitosa le truppe Usa dalla Siria e dall’Afghanistan. Un vero e proprio schiaffo al presidente americano a alla vigilia del discorso sullo stato dell’Unione davanti al Congresso. Il provvedimento – che ora andrà alla Camera a maggioranza democratica – chiede che prima di iniziare qualunque ritiro deve essere “certificata” la sconfitta di Al Qaeda e Isis. Insomma, nessuno crede alla affermazioni di vittoria di Trump, a fanno bene (vedi il nostro Orteca ieri). Quella del presidente americano era stata una decisione comunicata a sorpresa e non condivisa. La mossa aveva spinto il segretario alla Difesa Jim Mattis a lasciare l’amministrazione.

Stato dell’Unione a rompere

Lo sforzo di usare il linguaggio dell’unità nazionale, ma non è nella sua natura. Ed ai temi che dividono ha aggiunto, a sorpresa, un duro attacco alle leggi sull’interruzione di gravidanza. Unica vera notizia, l’annuncio che il prossimo summit con Kim Jong Un sarà il 27 e 28 febbraio in Vietnam. Il presidente, di colpo limitato nei suoi poteri e spazi di manovra dalla maggioranza democratica alla Camera, ha più volte tentato il linguaggio dell’unità nazionale, ha evocato le grandi date della storia e i momenti più esaltanti del passato, per auspicare un clima di cooperazione con l’opposizione. Ma poi, duro sull’immigrazione, determinato più che mai a costruire il Muro al confine col Messico. Sul piano personale torna lo sbruffone sprezzante sulle inchieste giudiziarie che lo riguardano, che definisce “ridicole e faziose”.

Vanto economia (fin che dura)

Rivendicazione di un bilancio positivo per i primi due anni di presidenza sul fronte economico: “5,3 milioni di posti di lavoro creati, gli aumenti salariali più forti da un decennio, la disoccupazione ai minimi da mezzo secolo”. Il “miracolo economico, però, può essere fermato dalle guerre, o dalla politica, o dalle ridicole e faziose inchieste giudiziarie”. Chi colpisce lui, tocca direttamente il portafoglio di ogni americano, è ciò che cerca di far credere. Trump invoca lo spirito bipartisan ma dedica un terzo del discorso al muro col Messico. Da dove usciranno i 5,7 miliardi da lui richiesti? Nuovo shutdown o lo stato di emergenza per spostare fondi da altre voci del bilancio pubblico? Lo stato di emergenza verrebbe probabilmente impugnato da ricorsi alla Corte suprema.

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