Teheran poco prima di Khomeini e il giovane Trump tra affari e storia

1°febbraio 1979 a Teheran

Teheran poco prima di Khomeini  e il giovane Trump tra affari e storia (e qualche dubbio)
L’Ayatollah Rhuollah Khomeini, quel 1° febbraio 1979, prende il potere dopo 15 anni di esilio a Parigi, cancella 25 secoli di monarchia e dà inizio alla Repubblica Islamica nel nome della legge coranica su cui fonda la nuova forma di governo. Storia nota, stra raccontata e oggi con replay ovunque.
Per questo abbiamo scelto di riproporre, in veste rinnovata, un racconto noto a pochi ma con al centro i protagonisti della storia di ieri e di oggi. Gli scomparsi di ieri e alcune imbarazzanti presenze di oggi. A stupirvi.

Quando Trump (forse) in Iran se la spassava

Una foto che, se dimostrata per luogo e tempi, vale un titolo: quando in Iran Trump voleva costruire un casinò. L’intenzione imprenditoriale è certa. Ma errore di tempi quel 1978, l’anno della rivoluzione islamica. L’impero dello Scià Reza Pahlavi traballa, ma l’Occidente ancora non se n’è accorto. A Teheran per aprire un casinò, stando alla foto ‘firmata’ Teheran, troviamo anche l’intraprendente giovane imprenditore Donald Trump con gli attori Jack Nicolson e Warren Baatty a condividere affari e piaceri. Così titolano addirittura dall’Australia, ma la malizia potrebbe essere iraniana. A sorpresa per loro e per mezzo mondo, qualche mese dopo e a Teheran, scappano i miliardari assieme alla scià, ed arriva l’Ayatollah Khomeini. Una curiosità, con qualche opportunità di verifica ulteriore, (la propaganda per un verso o per l’altro preme sempre), e la cronaca di Giovanni Punzo.

Rilanci datati ma sospetti

Dallo Scià agli Ayatollah

Cronaca certa. Rimesso sul trono nel 1953 soprattutto grazie all’appoggio degli Stati Uniti dopo la breve parentesi del governo Mossadeq, lo scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi governò senza interruzioni e senza opposizione fino al 1978, quando la rivoluzione khomeinista ne provocò la caduta e la fuga.
Nonostante fosse stato proprio il clero sciita, preoccupato per il carattere laico delle riforme di Mossadeq, ad appoggiare il suo rientro sorretto dagli americani, lo scià a partire dagli anni Sessanta decise di dare inizio a una stagione di cambiamenti per occidentalizzare il paese. Rinnovamento a parte, il tentativo più o meno occulto era anche quello di sottrarre al clero l’influenza esercitata sulle masse ed eliminare in tal modo anche la parvenza di opposizione che in ogni caso rappresentava.

Nel 1963, contestazioni religiose in piazza per l’abolizione del velo per le donne e il divorzio come procedura civile, violenti disordini e una decina di morti. Viene arrestato ed espulso dal Paese un imam non ancora molto conosciuto al paese: Ruḥollah Moṣṭafavi Mosavi Khomeyni. Alla fine degli anni Settanta risulta evidente la contraddizione tra una apparenza di modernizzazione di modello occidentale e l’assoluta mancanza di libertà di stampa, di riunione o di associazione, con un apparato statale tra i più corrotti al mondo. Il clero sciita al contrario rimane la sola forza organizzata radicata tra i ceti popolari, in grado di fare resistenza passiva quando non c’è spazio per altro, e farsi parte militante e molto attiva nella rivoluzione 1978-79 che costringerà lo Scià alla fuga e, col ritorno di Khoimeini, darà vita all’ormai quarantennale Repubblica Islamica dell’Iran.

 

AVEVAMO DETTO

35 anni fa in Iran, fuggito lo Scià arriva Khomeini

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