Teenager revolution, le proteste studentesche scuotono l’Europa

Teenager revolution per l’ambiente

Teenager revolution. “Perché imparare se non ci sarà un futuro”, gridavano i circa 20000 studenti tedeschi delle superiori che hanno scioperato a metà gennaio e sono scesi in piazza. La protesta, che ha coinvolto almeno 50 città, ha assunto dimensioni inaspettate anche perché al centro delle rivendicazioni non c’era il diritto allo studio o qualche altra tematica prettamente scolastica. Gli studenti hanno fatto sentire la loro voce contro il cambiamento climatico come primo obiettivo, ma sopratutto contro la classe politica considerata colpevole di non aver protetto l’ambiente con misure adeguate. Il risultato è che il futuro delle giovani generazioni è in pericolo.

Greta Thumberg

Greta Thumberg

Le proteste tedesche però sono solo una parte dell’incendio che sta divampando tra i teenager europei. La scintilla è divampata grazie all’azione solitaria di Greta Thumberg, la sedicenne svedese che dal settembre scorso ogni venerdì si reca davanti al Parlamento del suo Paese per sensibilizzare i deputati e la popolazione sul riscaldamento globale. Quella che sembrava un’azione dimostrativa senza conseguenze reali, sta invece smuovendo le coscienze di molti, tanto che  Greta è riuscita anche a tenere un discorso emozionante ed incisivo alla recente conferenza sul clima che si è tenuta in Polonia.

La protesta si espande

La consapevolezza  di una situazione senza ritorno ha così fatto breccia tra le giovani generazioni, ed in pochi mesi è nato il movimento “School strike 4 Climate action”che sta mettendo in campo un vero e proprio coordinamento di scioperi in massa degli studenti. La prova si è avuta in occasione del World economic forum che si tiene ogni anno a Davos. Mentre i potenti della terra si riunivano nella lussuosa località di montagna, gli studenti scendevano in piazza in ben 15 città svizzere. Un evento eccezionale per un paese raramente scosso dal protagonismo giovanile.

Persino il Belgio

Il 25 gennaio anche il Belgio ha visto sfilare gli studenti, con le strade di Bruxelles percorse da almeno 30 mila ragazze e ragazzi delle scuole superiori che hanno replicato, moltiplicandosi, una manifestazione analoga di pochi giorni prima quando a protestare erano stati già allora 10 mila. Accedeva mentre Greta Thumberg si recava proprio a Davos da dove ha lanciato un video messaggio ai potenti della terra, agli uomini dei soldi e della politica. La richiesta della ragazza è stata semplice e netta, senza possibilità di equivoci: «un’azione reale e audace sul clima concentrandosi sulle condizioni di vita future dell’umanità piuttosto che su obiettivi e profitti economici».

Si nuove l’Australia

Potrebbero sembrare frasi ingenue ma forse proprio per la loro disarmante chiarezza risultano così efficaci. La pensano così anche i teenager australiani che sul esempio di Greta, fin dal novembre dello scorso anno, si stanno organizzando nello “School strike 4 Climate action”, dando vita a un’ondata di manifestazioni di massa senza precedenti per riaffermare il diritto ad un mondo vivibile nel prossimo futuro. In questo senso per il prossimo 15 marzo è in programma un’iniziativa pubblica che potrebbe rivelarsi come la più grande mai tenuta in Australia.

Un esempio da seguire

Intanto l’esempio della protesta di Greta Thumberg sta dando i suoi frutti anche nel Regno Unito, dove la tredicenne Holly Gillibrand di Fort William ha scioperato da sola il 12 gennaio sostando fuori dalla sua scuola. Ma non si accontenta e non ha avuto nessuna remora a scrivere via twitter a Theresa May annunciando le sue intenzioni: “Ogni venerdì ho intenzione di scioperare perché non starò seduto in silenzio mentre tu e il governo britannico contribuite alla distruzione del nostro unico pianeta”. Il prossimo appuntamento sarà per il 15 febbraio per una mobilitazione studentesca pianificata da college e università. E Theresa May è avvertita, se mai sarà ancora premier.

Blanka contro Orban

Le questioni ambientali si intrecciano con quelle sociali in Ungheria, portabandiera sempre dei giovanissimi. A Budapest è balzata all’onore delle cronache Blanka Nagy, la diciannovenne attivista anti Orban che il 20 dicembre scorso, durante una delle manifestazioni contro la cosiddetta ‘legge-schiavitù’ ha pronunciato un discorso durissimo. «Un´epidemia chiamata Fidesz ha infettato l´Ungheria – ha gridato Blanka – sono una banda di ladri che si arricchisce col denaro dei contribuenti mentre la gente normale vive nella paura di non farcela ad arrivare a fine mese».

Blanka Nagy

Rozzeria sovrana

Da quel momento in poi la stampa controllata da Orban ha cominciato una vera e propria campagna di linciaggio. “Stupida vacca”, “miserabile puttana di strada”, questo il tono degli attacchi. Blanka, certo non era stata tenera, ma la partita politica in Ungheria sta superando troppi limiti di civiltà e forse di democrazia stessa.  “Ho un messaggio per questa gente -aveva detto Blanka- dimettetevi e andate ‘a quel paese'”. Ora per la giovane contestatrice e già leader politica, problemi nel suo liceo e probabili problemi di lavoro in futuro. Lei però non demorde ed è intenzionata a portare avanti la sua battaglia.

 

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